L'imāla (anche traslitterato imālah; arabo إمالة, letteralmente "obliqua, inclinata") è un cambiamento vocalico presente in molti dialetti della lingua araba, dove la vocale aperta, sia essa lunga o breve, è resa /ɛ/ o /e/ in certi contesti morfologici o fonologici. L'imāla si verifica nell'arabo moderno standard, così come nelle varianti classiche della lingua araba, tra cui vari qiraʾat ("stili di recitazione") del Corano. In quanto fenomeno molto evidente, l'imāla è spesso una delle caratteristiche più distintive dei dialetti in cui si verifica, ad esempio l'arabo libanese.
Storicamente, l'imāla era una caratteristica degli antichi dialetti del Najd e del Tamim, dove si verificava sia nei verbi che nei nomi flessi. Ci sono molti casi dove l'imāla è appropriata; alcuni dei più comuni sono accennati di seguito:
Esempio: الأعلى ([ælʔæʕleː], "il più alto")
Esempio: صيام ([sˤijeːm], "digiuno")
Esempio: إناث ([ʔineːθ], "femmine")
Esempio: كافر ([keːfir], "miscredente")
Molte qira'at del Corano realizzano l'imāla almeno una volta. Alcuni, come quelli di Hafs o Qalun, lo usano solo una volta, mentre altri, come quelli di Hamzah e Al-Kisaa'i, regolarmente. In quelli, l'imāla influenza centinaia di parole, sia a causa di una regola generale di una specifica qirāʾa, o come una parola specifica prescritta a subire l'imāla. La qirāʾa di Warsh, nel modo di Al-Azraq, fa ricorso alla imāla minore ([ɛ]) regolarmente, e all'imāla maggiore ([e]) in una sola istanza.
L'accento andaluso della Spagna musulmana faceva ricorso all'imālah, e varie parole prese in prestito dall'arabo, tra cui molti toponimi, la mantengono. Il nome della città di Siviglia è un notevole esempio di questo fenomeno.