Júlio Bressane, all'anagrafe Júlio Eduardo Bressane de Azevedo (Rio de Janeiro, 13 febbraio 1946), è un regista e sceneggiatore brasiliano.
Considerato uno fra i maggiori esponenti del Cinema Marginale brasiliano, (Fernão Ramos - Cinema Marginal, a Representação Em Seu Limite) Bressane ha girato per lo più documentari o commedie a sfondo politico.[senza fonte]
Fra le sue pellicole più riconosciute, è necessario citare Uccise la famiglia e andò al cinema (1969) e Tabù (1982), due pietre miliari del cinema brasiliano: la prima è stata inserita dall'Associação Brasileira de Críticos de Cinema nella lista dei cento migliori film brasiliani di tutti i tempi.[1]
Julio Bressane è noto per essere un regista sperimentale, principalmente attivo nel cinema udigrudi (in inglese ‘underground’), tipico dell'epoca degli anni sessanta e settanta. Ha lavorato per un periodo in coppia con Rogério Sganzerla, con cui ha fondato anche la casa di produzione Belair, girando quasi sempre film a basso costo e realizzati in un breve periodo di tempo. Per un breve periodo di tempo, a causa delle tematiche che trattava, fu costretto a lasciare il Brasile, retto all'epoca dal governo dei militari.
Ha ricevuto numerose onorificenze, in particolare, il premio alla carriera al Fantasporto nel 1999, e, nel 2001, il premio "bastone bianco" alla Mostra internazionale d'arte cinematografica per il film I giorni di Nietzsche a Torino.
Venne citato per la prima volta in un articolo riguardante il "cinema udigrudi" ne L'Unità dell'8 giugno 1968.
I suoi film sono stati spesso proiettati in terza serata, su Rai 3, nel programma Fuori orario.
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