Kacjaryna Barysevič è nata a Staryja Darohi vicino a Minsk. Mentre studiava all'Università statale bielorussa,[4] ha lavorato part-time presso "New Radio" e successivamente presso il "Primo canale radiofonico nazionale bielorusso".[5] Nel 2007 si è laureata presso la Facoltà di giornalismo della BSU, specializzandosi in "Giornalismo televisivo e radiofonico".
Nel 2007 ha ottenuto un lavoro presso la Radio europea per la Bielorussia, ma ha dovuto rinunciare quando, nel 2008, è stata perquisita la sede della stazione radiofonica di Minsk e tutti i dipendenti sono stati evacuati a Varsavia. Tuttavia, rimane a Minsk e lavora per il quotidiano bielorusso-russo Komsomol Pravda in Bielorussia, dove si occupa principalmente di cronache criminali.[6] Barysevič vi ha lavorato fino a gennaio 2017, prima di accettare l'offerta di lavorare per il sito “TUT.BY”.[6]
Barysevič copre giornalisticamente il caso dell'omicidio di Raman Bandarėnka nel novembre 2020[7] e svela informazioni mediche non note secondo le quali l'uomo assassinato era completamente sobrio. Cosa che contraddice la tesi ufficiale sostenuta da Aljaksandr Lukašėnka e Natallja Kačanova secondo la quale Roman Bandarenka era ubriaco al momento della sua morte.[7] Per questo fatto è stata arrestata il 19 novembre 2020 a Minsk insieme al suo informatore, il dottor Arcëm Sarokin. Viene aperto un procedimento penale.[3]
Il 2 marzo 2021 il tribunale distrettuale Kastryčnickij di Minsk, sotto la presidenza del giudice Svjatlana Bandarėnka, emette il verdetto: Kacjaryna Barysevič è riconosciuta colpevole di istigazione a rivelare un segreto medico e viene condannata a 6 mesi di carcere, oltre a una multa.[8] Il dottorArcëm Sarokin è stato giudicato colpevole di aver divulgato un segreto medico a un giornalista ed è stato condannato a 2 anni di reclusione, di cui 1 anno di sospensione, oltre a una multa.[8]
Il ricorso contro la sentenza, esaminato dal tribunale della città di Minsk il 20 aprile 2021, è respinto.[9]
Il 24 novembre 2020, l'organizzazione internazionale per i diritti umani "Amnesty International" l'ha riconosciuta come prigioniera di coscienza nel caso Bandarėnka.[3] Lo stesso giorno, con una dichiarazione congiunta, anche dieci organizzazioni, tra cui il Viasna Human Rights Centre, l'Associazione dei giornalisti bielorussi,[10] il Comitato bielorusso di Helsinki, l'hanno riconosciuta come prigioniera politica.[11][12][13] Il vicepresidente dell'Associazione dei giornalisti bielorussi, Barys Goreckij, ha affermato che non sono le autorità a combattere il problema, ma i media: "Pensano che se la stampa non scrive di Bandarėnka, la gente non lo saprà. Loro, ovviamente, sanno tutto, ma i media sono sempre sotto attacco".[14]
Il 2 marzo 2021, in una lettera aperta, i redattori di "TUT.BY" dichiarano illegale e ingiusta la condanna di Kacjaryna Barysevič: "Una vendetta su di lei per il suo lavoro e un tentativo di fare pressione su TUT.BY e altri media indipendenti". Tutti i giornalisti, redattori e dipendenti del sito, hanno firmato per il suo immediato rilascio.[15] Anche i rappresentanti dell'Associazione dei giornalisti tedeschi, Reporters sans frontières e Cem Özdemir, membro del Bundestag,[16] criticano la decisione della corte.[17]Svjatlana Cichanoŭskaja definisce le decisioni del tribunale contro il medico e la giornalista come la prova che "per il regime la verità è diventata un reato penalmente punibile", le fa visita in carcere il capitano della squadra di basket femminile bielorussa, Kacjaryna Snytina.[17]
Il 10 dicembre 2020 è stata riconosciuta come giornalista dell'anno (2020).[23][24][25]
Il 9 aprile 2021, Kacjaryna Barysevič, insieme a Dar"ja Čul'cova e Kacjaryna Andrėeva (entrambe di Biełsat TV), hanno ricevuto il premio Honor of Journalism intitolato ad Ales Lipai (il fondatore di BelaPAN).[26]
Il 14 luglio 2021, Barysevič è stata insignita del CPJ International Press Freedom Award.[27]
Il 12 agosto 2021, ha ricevuto il Premio Gerd Bucerius per la stampa libera dell'Europa orientale (2021) insieme ad altri.[28]
«Es ist von unschätzbarem Wert, dass mutige Journalist*innen wie Katsiaryna Barysevich die Wahrheit ans Licht bringen. ... Katsiaryna Barysevich ist eine von vielen beeindruckenden Frauen, die den Wandel in Belarus vorangetrieben haben.»