Klemens Janicki (Januszkowo, 1516 – Cracovia, 1543) è stato un poeta polacco.
Janicki nacque in una famiglia contadina e si distinse talmente negli studi da ricevere l'assistenza da parte dell'arcivescovo Andrzej Krzycki, importante scrittore rinascimentale.[1]
L'arcivescovo Krzycki consentì a Janicki di approfondire le sue conoscenze letterarie greche e latine.
Janicki ebbe un'altra occasione per perfezionare i suoi studi, quando il conte Piotr Kmita lo invitò a soggiornare all'Università di Padova, dove conobbe Piotr Myszkowski e le sue capacità vennero notate dal cardinal Bembo.[1]
Nella città veneta, Janicki ottenne nel 1540 la laurea in filosofia.[2]
Rientrato in patria, trascorse gli ultimi anni di vita a Cracovia.
Janicki è considerato dalla critica letteraria uno dei più importanti poeti polacchi rinascimentali della prima metà del XVI secolo,[1][3] e si distinse per le elegie, quali Liber Tristium e per gli epigrammi umoristici e satirici.[2]
Il suo stile ed il suo gusto poetico furono influenzati dalle opere di Orazio e di Ovidio, e difatti il suo capolavoro, intitolato De se ipso annuncio posteritatem ("Di me stesso ai posteri"), ricalcò le orme dell'Ille ego qui fuerim oraziano. Per i contenuti delle sue opere, Janicki prese spunto dalle esperienze di vita padovana, da tematiche autobiografiche oppure storiche riguardanti il popolo polacco.[2]
Le opere di Janicki anticiparono ed influenzarono la letteratura polacca del cinquantennio successivo.[1]
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