Kode9

Kode9
NazionalitàScozia (bandiera) Scozia
GenereMusica elettronica
Periodo di attività musicale1991 – in attività
EtichettaHyperdub
Album pubblicati3
Sito ufficiale

Kode9, pseudonimo di Steve Goodman (Glasgow, 1973), è un musicista e disc jockey scozzese.

Pioniere della musica dubstep assieme a The Spaceape, Kode9 incise tre album solisti che fondono dub, dancehall e musica indiana, e fu fondatore dell'etichetta discografica Hyperdub, che comprende nel suo roster Burial, DJ Rashad, Zomby e Fatima Al Qadiri.

Kode9 divenne un musicista nei primi anni novanta attingendo inizialmente da quello che Simon Reynolds definisce "hardcore continuum" ovvero da jungle, drum and bass, 2-step garage e loro derivati. Secondo l'artista scozzese, la scoperta della musica jungle sarebbe stata "l'evento più importante della sua vita".[1] Nel 1999, Kode9 ottenne un dottorato di ricerca in filosofia presso l'Università di Warwick[2][3] nella quale aveva avuto modo di conoscere le teorie deThe Wirella Cybernetic Culture Research Unit, studiare la cultura dei rave, la cibernetica, il postmodernismo, l'afrofuturismo e la memetica, della quale ha sovente parlato nelle interviste dedicategli.

Nel 2000, Kode9 fondò la rivista online Hyperdub, divenuta quattro anni dopo un'etichetta discografica. La prima uscita della neonata casa discografica fu Sine of the Dub, una collaborazione tra Kode9 e Daddy Gee (meglio conosciuto come The Spaceape) che rivisitava Sign o' the Times di Prince in maniera minimale e in cui la voce veniva manipolata in modo da somigliare a quella di "un uomo in punto di morte".[4] La Hyperdub divenne uno dei punti di riferimento del genere dubstep e pubblicò, fra gli altri, l'esordio di Burial, considerato il miglior album del 2006 dalla rivista The Wire.[5] Intanto, nel 2004, quattro brani di Kode9 vennero pubblicati nella compilation Grime 2 della Rephlex.[6]

A partire dal 2006, l'artista scozzese entrò a far parte del mondo accademico: lavorò infatti per la University of East London in qualità di docente di produzione multimediale, fu tutor di corsi per un programma di master in cultura sonora e insegnante di teoria e produzione del suono/musica per musicisti come Pixel 82 & Shem Booth-Spain.[7][8][9]

Nel dicembre 2009, Kode9 pubblicò per la MIT il suo libro Sonic Warfare: Sound, Affect, and the Ecology of Fear, un libro che analizza gli utilizzi della potenza acustica e il modo in cui essa influenza intere popolazioni.[10] Il tomo esplora anche i modi in cui il suono crea stati d'animo di terrore e paura, e come esso possa essere usato come mezzo di tortura, arma e minaccia.

Album in studio

[modifica | modifica wikitesto]
  • 2010 – DJ Kicks
  • 2013 – Rinse:22
  • 2018 – Fabriclive 100 (con Burial)
  • 2009 – Sonic Warfare: Sound, Affect, and the Ecology of Fear
  1. ^ (EN) Invisible Jukebox, in The Wire, luglio 2006.
  2. ^ (EN) Kode9, su bloomsburypopularmusic.com. URL consultato il 9 giugno 2020.
  3. ^ (EN) Turbulence : a cartography of postmodern violence / Steve Goodman., su pugwash.lib.warwick.ac.uk. URL consultato il 9 giugno 2020.
  4. ^ Walmsley, p. 92.
  5. ^ (EN) Rewind 2006, in The Wire, gennaio 2007.
  6. ^ Walmsley, p. 89.
  7. ^ (EN) HSS Staff, su uel.ac.uk. URL consultato il 9 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2009).
  8. ^ (EN) Kode9, su questia.com. URL consultato il 9 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2020).
  9. ^ (EN) Programme summary for MA Sonic Culture, su uel.ac.uk. URL consultato il 9 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2010).
  10. ^ (EN) Sonic Warfare, su mitpress.mit.edu. URL consultato il 9 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2010).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN316003416 · LCCN (ENno2015074005