L'enigma dell'Alfiere | |
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Titolo originale | The Bishop Murder Case |
Autore | S. S. Van Dine |
1ª ed. originale | 1929 |
1ª ed. italiana | 1933 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | poliziesco |
Lingua originale | inglese |
Ambientazione | New York |
Protagonisti | Philo Vance |
Altri personaggi | John F.X. Markham, sergente Heath |
Serie | Philo Vance |
Preceduto da | La fine dei Greene |
Seguito da | La dea della vendetta |
L'enigma dell'Alfiere (titolo orig. The Bishop Murder Case) è un romanzo poliziesco di S.S. Van Dine, pubblicato nel 1929. É il quarto romanzo di una serie con protagonista Philo Vance, un aristocratico esteta dai poliedrici interessi e investigatore per diletto. Vance mette a disposizione dell'amico e procuratore distrettuale di New York, John F.X. Markham, le proprie doti di investigatore privato.
Nella traduzione italiana del titolo decade invece il gioco di parole del titolo originale: il termine "bishop" in inglese significa sia vescovo sia alfiere. Entrambi i termini costituiscono il filo conduttore della serie di delitti, nonché la firma dell'assassino.
Dato che nel libro i delitti vengono commessi seguendo le rime di alcune filastrocche per bambini, S. S. Van Dine aveva originariamente intitolato il romanzo The Mother Goose Murder Case, letteralmente "Il caso del delitto di Mamma Oca". Il direttore del periodico nel quale la storia doveva uscire a puntate in anteprima, The American Magazine, espresse però il timore che con quel titolo la storia avrebbe potuto essere considerata più per ragazzi che per il grosso pubblico e il titolo fu cambiato.[1].
Il campione di tiro J.C. Robin è stato ucciso con una freccia al cuore. Tutti gli indizi sembrano seguire i passi di una celebre filastrocca per bambini. Quali sono i reali rapporti tra le persone che frequentano la casa sulla 75ª strada di New York che appartiene al celebre fisico Bertrand Dillard?
Philo Vance è chiamato a risolvere l'enigma per rispondere alla sfida del misterioso e geniale Alfiere, che si firma come tale in biglietti dattiloscritti inviati alla polizia e ai giornali. Una lunga serie di omicidi insanguina l'ambiente degli amici e dei conoscenti di casa Dillard, e ogni assassinio segue le modalità di una diversa filastrocca infantile. Vance comprende infine la motivazione che si cela dietro la scelta dello pseudonimo dell'assassino e ne rivela il movente grazie alla sua conoscenza della psicologia e dei più moderni sviluppi nel campo della matematica e della fisica.
Fu considerato il miglior romanzo di Van Dine da Chris Steinbrunner e da Otto Penzler, gli autori della ottima "Encyclopedia of Mystery and Detection"[2], e uno dei due preferiti da Julian Symons.[3]
"L'enigma dell'Alfiere è più simile a un romanzo horror della maggior parte dei libri di Vance. Non è spaventoso, ma cerca di includere atmosfere ed eventi raccapriccianti. Ciò è reso esplicito all'inizio (capitolo 1) che usa aggettivi quali macabro, diabolico, malvagio e anormale per descrivere il crimine. In seguito (capitolo 7) il libro usa la parola "orrore" e paragona la storia a "un grottesco incubo della cui atmosfera non si riusciva a liberarsi". Anche gli aspetti da serial killer contribuiscono a caratterizzarlo come un romanzo horror. (...) L'enigma dell'Alfiere pare essere il primo romanzo giallo basato su una filastrocca infantile. Molti romanzi della "Golden Age" del poliziesco sono costruiti intorno a un qualche schema formale: vengono in mente Ellery Queen e Ngaio Marsh. (...) Anche Agatha Christie utilizzò questo approccio in Dieci piccoli indiani."[4]
Il romanzo fu portato sullo schermo nel 1929 con il titolo L'enigma dell'alfiere nero da Nick Grinde e David Nurton che curarono la regia, mentre il ruolo di Vance fu ricoperto da Basil Rathbone.[5]