La Zingarella | |
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Autore | Nicolas Cordier |
Data | 1607-1612 |
Materiale | marmo grigio, marmo bianco e bronzo |
Altezza | 140 cm |
Ubicazione | Galleria Borghese, Roma |
Coordinate | 41°54′51.69″N 12°29′30.82″E |
La Zingarella è una statua, alta circa 140 centimetri, realizzata dallo scultore Nicolas Cordier combinando un corpo antico, probabilmente raffigurante Diana,[1] con aggiunte personali. L'opera fu commissionata dal cardinale Scipione Caffarelli-Borghese e portata a termine tra il 1607 ed il 1612; è attualmente esposta presso la Galleria Borghese di Roma.[2] Le addizioni, ossia la testa e le estremità del corpo, sono in marmo bianco e bronzo.[3]
Presumibilmente la scultura venne realizzata quando l'artista lorenese lavorava per Scipione Borghese, tra il 1607 e il 1612,[4] ed è documentata nella galleria del suo palazzo nel rione Borgo (oggi noto come palazzo Torlonia) nel 1613.[2] Probabilmente venne trasferita nella villa fuori le mura nel 1616.[5] Nel 1650 è documentata nell'odierna sala XI, posta al di sopra di un'ara quadra, della quale si sono perse le tracce,[3] con delle teste di montoni "che con le corna reggono altrettanti festoni".[6]
Tra il 1787 e il 1841 è documentata nella sala Egizia,[4] e il poeta Andrea Brigenti la identificò con la maga Erittone nel suo testo in latino Villa Burghesia, vulgo Pinciana.[7][8] Al contrario del Moro e di una seconda Zingarella, altre due opere polimateriche che si trovavano nella collezione Borghese, la prima attribuita allo stesso Cordier,[9] questa statua non venne acquistata durante l'occupazione napoleonica e rimase a Roma, mentre le altre due vennero trasferite in Francia, dove si trovano tuttora.[9][10]
La statua è un montaggio moderno di un antico torso in marmo grigio e delle integrazioni in marmo bianco e in bronzo del Cordier.[11] Un restauro, che ha ripulito l'opera da una spessa patina nera aggiunta nel XIX secolo per assecondare il gusto dell'epoca, ha rivelato anche una frangia dorata presente sull'indumento della donna.[12] Il montaggio di elementi antichi e moderni dà alla scultura un gusto esotico, quasi orientaleggiante.[1] Questa tecnica polimaterica che rende l'opera policroma era già stata adoperata dal Franciosino per una statua nella basilica di Sant'Agnese fuori le mura, a Roma, che ritrae la santa titolare.[12] Questo confronto ha portato lo studioso Aldo De Rinaldis a proporre l'identificazione della scultura come un'opera dell'artista lorenese,[11][8] quando in precedenza era stata attribuita dallo studioso Adolfo Venturi allo scultore italiano Tiburzio Vergelli, avendola messa a confronto con la Carità da lui realizzata per il fonte battesimale della basilica della Santa Casa di Loreto.[13]
Aquile e dragoni, dei simboli della famiglia Borghese, decorano l'orlo della sua veste, la quale, peraltro, risulta annodata alle spalle e trattenuta da una spilla dorata dalla forma circolare.[14] Sotto il manto scuro ella indossa una tunica bianca, arricciata al polso della mano sinistra, e ai piedi calza un paio di sandali.[2] La donna sta sorridendo mentre rivolge l'indice della mano destra allo spettatore, come se volesse conoscerlo leggendogli la mano, mentre la mano sinistra è nascosta sotto la veste.[12] La sua capigliatura riccioluta è raccolta da un copricapo aureo allacciato da due nastri sotto il mento, anche se due trecce le ricadono sulle spalle.[2]
La statua esposta alla Galleria Borghese è la versione più nota della Zingarella di Cordier; tuttavia, ne esiste un'altra conservata al museo del Louvre.[10][15] Quest'ultima opera è stata anche definita Diana, detta volgarmente la Zingarella.[16]