La famiglia Benvenuti | |
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Sigla della seconda stagione, realizzata a colori | |
Paese | Italia |
Anno | 1968-1970 |
Formato | serie TV |
Genere | commedia |
Stagioni | 2 |
Episodi | 13 |
Durata | 780 |
Lingua originale | italiano |
Dati tecnici | B/N 4:3 |
Crediti | |
Ideatore | Alfredo Giannetti |
Regia | Alfredo Giannetti |
Soggetto | Alfredo Giannetti |
Sceneggiatura | Alfredo Giannetti |
Interpreti e personaggi | |
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Montaggio | Nicola Baccari |
Musiche | Armando Trovajoli |
Scenografia | Carlo Egidi |
Costumi | Bruna Parmesan |
Produttore | Rai |
Produttore esecutivo | Gino Di Salvo, Carlo Murzilli |
Prima visione | |
Dal | 2 aprile 1968 |
All' | 8 gennaio 1970 |
Rete televisiva | Programma Nazionale |
La famiglia Benvenuti è una serie televisiva italiana della fine degli anni sessanta, mandata in onda dalla Rai sul Programma Nazionale e considerata la capostipite delle moderne fiction italiane, in quanto scritta appositamente per la televisione da Alfredo Giannetti che ne cura anche la regia.[1][2] La serie riscosse molto successo da parte del pubblico in quanto – attraverso la narrazione di fatti quotidiani normali, non eccezionali – riuscì ad attivare un meccanismo di immedesimazione.[3]
Narra le vicende di una famiglia appartenente alla media borghesia italiana del tempo: padre, madre, due figli e la governante.
Ne furono prodotte due stagioni: la prima girata in bianco e nero, la seconda, in via sperimentale, fu invece realizzata su pellicola a colori, nonostante la Rai non avesse ancora adottato tale tecnica (le trasmissioni a colori partirono ufficialmente solo otto anni dopo).
Il cast, composto da famosi attori teatrali dell'epoca, vede – oltre ad Enrico Maria Salerno e Valeria Valeri – la partecipazione di Valerio Fioravanti (nella parte di Andrea, il figlio minore), poi divenuto un terrorista di destra degli anni di piombo.
Stagione | Episodi | Prima TV originale |
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Prima stagione | 6 | 1968 |
Seconda stagione | 7 | 1969-1970 |
La prima puntata, andata in onda sul Programma Nazionale il 2 aprile 1968[2], rischiò di slittare in quanto Enrico Maria Salerno – impegnato con la commedia musicale di Garinei e Giovannini Viola, violino e viola d'amore – dovette fare in un'ora il doppiaggio di se stesso, lavoro che normalmente avrebbe richiesto quattro ore[4].