La plus que lente

La plus que lente
Incipit del brano
CompositoreClaude Debussy
TonalitàSol bemolle maggiore
Tipo di composizionevalzer
Numero d'operaL 121
Epoca di composizione1910
Prima esecuzioneParigi, 31 marzo 1911
PubblicazioneDurand, Parigi, luglio 1910
Durata media4 min. e 30"
Organicopianoforte
Ascolto
Esecuzione per piano, marzo 2009 (info file)

La plus que lente è un brano per pianoforte composto da Claude Debussy nel 1910.

Il 1910 fu un anno difficile per Debussy. La sua salute non era buona e finanziariamente era sempre in crisi; a questo si aggiunse una situazione coniugale così problematica da far pensare a un divorzio[1]. Il suo malessere era accentuato anche dalla difficoltà compositiva che, come egli stesso scrisse, "imputridiva nelle officine del nulla"[2].

A maggio Debussy compose le Trois ballades de François Villon per voce e pianoforte e quindi scrisse, forse per evadere o per diletto, La plus que lente, un valzer in Sol bemolle maggiore per pianoforte, l'unico strumento che al momento gli dava l'ispirazione necessaria a comporre[1]. Il pezzo fu eseguito per la prima volta a Parigi al Cercle "La Française" il 31 marzo 1911 da Madame Delage-Prat al pianoforte.

Nello stesso anno Debussy creò una versione per orchestra; in contrasto con il suo editore Durand, non volle una strumentazione pesante, eliminò perciò le percussioni e gli ottoni; il musicista desiderava un valzer "adatto al bel pubblico dei saloni parigini"[3]. Durante una sua tournée a Vienna Debussy aveva ascoltato della musica tzigana ed era rimasto colpito da un suonatore di cimbalom; rientrato a Parigi si fece spedire gli spartiti di quanto aveva ascoltato e utilizzò lo strumento nella realizzazione orchestrale di La plus que lente[1].

Il brano porta come indicazione Lent - Molto rubato con morbidezza ed è una danza lenta scritta con modulazioni un po' esitanti che sottendono una leggera ironia[4]. Nel suo aspetto di valzer triste il brano vuole essere una rivisitazione di quella "valse lente" allora molto in voga a Parigi ed è comunque costituito da morbide linee melodiche che rivelano un aspetto intimo e affettivo.

Nonostante il titolo l'esecuzione del brano non doveva essere molto lenta; il compositore giocò un po' con la terminologia, ironizzando sull'imperversare di quella danza nei saloni del bel mondo parigino;[5] forse vi era anche un sottile riferimento al brano che Massenet aveva scritto nel 1901, Valse très lente. D'altronde quel "molto rubato con morbidezza" sottolinea il fatto che l'esecuzione dovesse avere una certa flessibilità interpretativa.

  1. ^ a b c Ariane Charton, Claude Debussy, Parigi 2012 Édition Gallimard, (trad. italiana di Gianluca Faragalli, Hans e Alice Zevi, 2016).
  2. ^ (FR) Claude Debussy, Claude Debussy a Gabriel Mourey, 5 aprile 1910, in François Lesure (a cura di), Correspondence de Claude Debussy (1872-1918), Paris, Gallimard, 2005.
  3. ^ (FR) Claude Debussy, Claude Debussy a Jacques Durand,, 25 agosto 1910, in François Lesure (a cura di), Correspondence de Claude Debussy (1872-1918), Paris, Gallimard, 2005.
  4. ^ Stephen Walsh, Debussy. A Painter in Sound, Londra 2018 Faber & Faber, (trad. italiana di Marco Bertoli, Claude Debussy, Il pittore dei suoni, EDT, Torino, 2019).
  5. ^ Elie Robert Schmitz, The Piano Works of Claude Debussy, New York, Duell, Sloan and Pearce, 1950.

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