La villa delle anime maledette | |
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Paese di produzione | Italia |
Anno | 1982 |
Durata | 85 min |
Genere | orrore |
Regia | Carlo Ausino |
Soggetto | Carlo Ausino |
Sceneggiatura | Carlo Ausino |
Produttore esecutivo | Michele Peyretti |
Casa di produzione | Antonelliana Cinematografica |
Distribuzione in italiano | Cinevinci |
Fotografia | Carlo Ausino |
Montaggio | Giuliano Mattioli |
Musiche | Stelvio Cipriani |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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La villa delle anime maledette è un film del 1982 diretto da Carlo Ausino.
Pellicola horror italiana ambientata a Torino.
Torino. In una notte d'estate del 1955, in una villa in collina durante un violento temporale, due uomini e una donna rimangono misteriosamente uccisi. Dopo oltre 25 anni il notaio Casati convoca gli eredi per la lettura del testamento. I tre eredi sono parenti tra loro ma tutti residenti fuori Torino ormai da molti anni.
Elisa vive a Parigi, Bruno (con la moglie Sonia) vive a Roma e Tony ad Istanbul. Alla lettura del lascito scoprono di avere diritto all'immensa villa di famiglia situata nella collina torinese ma alla sola condizione di andarci a vivere tutti insieme e naturalmente senza possibilità di vendita. Appena trasferiti nella nuova dimora ha inizio una serie agghiacciante di morti misteriose che sconvolge la famiglia, riportando alla luce una maledizione mai estinta.
La villa del titolo si trova a Candia Canavese [1]
Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 14 maggio 1982.[2]
Leonardo Autera del Corriere della Sera recensì il film in maniera negativa, criticando la "storia estremamente squinternata, che si sviluppa a dispetto di ogni logica."[4]
Sulla rivista Cineforum (in un articolo a firma di F. Troiano) la pellicola è stata invece recensita tutto sommato positivamente e giudicata come un'opera interessante. Viene criticata la sceneggiatura per la sua poca originalità ma vengono apprezzate certe raffinatezze tecniche capaci di creare atmosfere adeguate per un film di questo tipo e il moderato ricorso all'uso di scene sanguinolente.[5]