Legge fondamentale dell'Arabia Saudita | |
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Titolo esteso | (AR) بالمملكة العربية السعودية un-Naẓāmu l-ʾAsāsiyyu li-l-Ḥakami bi-l-Mamlakati l-ʿArabiyyati s-Saʿūdīyyah |
Stato | Arabia Saudita |
Tipo legge | Legge fondamentale dello Stato |
Proponente | Fahd dell'Arabia Saudita |
Promulgazione | 31 gennaio 1992 |
A firma di | Fahd dell'Arabia Saudita |
In vigore | 31 gennaio 1992 |
Testo | |
(EN) Testo della Legge Fondamentale, su en.wikisource.org, Wikisource. |
La Legge fondamentale dell'Arabia Saudita (in arabo: النظام الأساسي للحكم بالمملكة العربية السعودية un-Naẓāmu l-ʾ Asāsiyyu li-l-Ḥakami bi-l-Mamlakati l-ʿ Arabiyyati s-Sa ʿ ūdīyyah), nota anche come sistema di base di governo, è una carta simile ad una costituzione divisa in nove capitoli e composta da 83 articoli.[1] È basata sull'interpretazione salafita della Shari'a, anche se non ignora le altre leggi islamiche.
Dopo l'invasione irachena del Kuwait e la guerra del Golfo, re Fahd ha emesso un decreto reale che è stato ufficialmente pubblicato nei canali televisivi ufficiali e sui giornali il 31 gennaio 1992.[2][3] Il decreto ha dichiarava quanto segue:
«Con l'aiuto di Allah,
Circa un anno dopo, è stato dato un nuovo statuto all'assemblea consultiva alla luce delle condizioni emergenti che interessavano il paese dopo la guerra.
I punti di vista culturali e religiosi sauditi stigmatizzarono ogni riferimento ad una "costituzione" diversa dal Corano stesso e dalla pratica del profeta islamico Maometto. L'articolo 1 della legge fondamentale sottolinea che "Libro di Dio (Corano) e la Sunna del Suo Profeta (Maometto) sono la sua [dell'Arabia Saudita] costituzione".[5] Il principe Talal, chiamato "principe rosso" e "principe liberale", tra gli altri soprannomi per le sue idee liberali, ha dichiarato come non ci possa essere "una costituzione, un regolamento o una legge che va contro la Shari'a" in Arabia Saudita.[6]
L'articolo 1 stabilisce che il "Libro di Dio e la Sunna del Suo Profeta" sono la costituzione del paese, che l'arabo è la lingua ufficiale e la capitale è Riyad.
L'articolo 7, proclama i diritti del monarca. Quindi, per l'articolo 8, "giustizia, consultazioni e uguaglianza" devono essere conformi alla Shari'a.
L'articolo 9 stabilisce che tutti i membri di ogni famiglia in Arabia Saudita devono essere allevati "sulla base della fede islamica".
L'articolo 18 protegge la proprietà privata dei cittadini.
L'articolo 21 chiede una "tassa elemosina".
L'articolo 27 stabilisce un "sistema di sicurezza sociale" che ha fatto dell'Arabia Saudita uno stato sociale. Ciò è diventato possibile, senza espropri e tasse elevate, grazie alle grandi quantità di petrolio e una popolazione di meno di 30 milioni di persone.
L'articolo 45 afferma che le sentenze religiose devono essere in accordo con il "Sacro Corano e la Sunna del Profeta." A tal fine viene stabilito un gruppo del clero islamico e un gruppo di ricerca.
Ai sensi dell'articolo 55, il re deve "governare secondo le sentenze dell'Islam e deve sorvegliare l'applicazione della Shari'a."
L'articolo 56 stabilisce che il re è anche il primo ministro.
L'articolo 57 precisa che il re, il gabinetto e gli altri funzionari di rango inferiore, devono seguire l'Islam. Coloro che si discostano da questo possono essere respinti o puniti.
Gli articoli 60-62 affermano che il re è il comandante in capo delle forze armate, ed è dotato di competenze in materia di guerra di sicurezza nazionale del paese.
L'articolo 71 precisa che le entrate debbono essere spese in base a leggi e statuti che saranno pubblicati periodicamente nella Gazzetta Ufficiale secondo l'articolo 70.
L'articolo 82 chiarisce che un temporaneo stato di emergenza in periodo di crisi non può violare l'articolo 7.
La legge fondamentale è stata criticata perché redatta da un comitato del ministero dell'interno, che Human Rights Watch accusa di gravi violazioni dei diritti umani.[7]
Nel XVIII secolo, Muhammad bin Sa'ud e Muḥammad ibn ʿAbd al-Wahhāb hanno integrato tutte le istituzioni politiche e religiose in un unico organo di governo.[8] Il governo dell'Arabia Saudita riserva numerosi posti di lavoro per il clero, i predicatori e i maestri della legge.
Il clero islamico (ʿulamāʾ), i muftī e gli sceicchi che dominano le posizioni giuridiche devono rifarsi oltre che alla Legge Fondamentale, al Corano,[9] agli ḥadīth, alla Sunna e alla giurisprudenza islamica ovvero la Shari'a.
La legge fondamentale non fa menzione di donne, Amnesty International scrive sulla sua relazione del 2000 sull'Arabia Saudita: la discussione sulla discriminazione contro le donne e il loro status di cittadine di seconda classe è stata per lungo tempo un tabù, intoccabile anche per le più alte autorità statali nel paese, nonostante tutta la miseria e la sofferenza delle donne per nessun altro motivo che essere nate tali.[10]
La scrittrice e giornalista saudita Wajeha Al-Huwaider scrive "le donne saudite sono deboli, non importa quanto alto sia il loro status, anche le più viziate, perché nessuna legge le protegge dagli attacchi da parte di chiunque; l'oppressione delle donne e la cancellazione della loro individualità è un difetto che colpisce la maggior parte delle case in Arabia Saudita".[11]