Luca Beltrami | |
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Senatore del Regno d'Italia | |
Legislatura | dalla XXII |
Tipo nomina | Categoria: 3 |
Sito istituzionale | |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XVII, XVIII, XIX |
Gruppo parlamentare | Liberale conservatore |
Collegio | Milano |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Titolo di studio | laurea in architettura civile |
Università | Politecnico di Milano |
Professione | architetto, docente universitario |
Firma |
«Facciamo un poco di economia nei richiami retorici alla grandezza della patria, alle sue memorie, al suo passato; non risparmiamo invece le nostre cure, le nostre forze per custodire e trasmettere gelosamente i testimoni di quella grandezza.»
Luca Beltrami (Milano, 13 novembre 1854[2] – Roma, 8 agosto 1933) è stato un architetto, storico dell'arte e politico italiano.
«È l'uomo più conosciuto e meno veduto di Milano. Il suo nome compare continuamente sui maggiori giornali della penisola: la sua persona si nasconde volentieri agli sguardi anche discreti.»
Figlio di un ricco artigiano e commerciante in oreficeria milanese di origini cusiane, compì gli studi medi con indirizzo tecnico più che classico, corrispondente ad un attuale liceo scientifico. Frequentò inizialmente l'Accademia di Belle Arti di Brera, che successivamente abbandonò per seguire il maestro Camillo Boito alla scuola di Architettura del Politecnico di Milano, fondata nel 1865, dove si laureò nel 1876. Nello stesso anno si trasferì alla scuola di Belle Arti (École des Beaux-Arts) di Parigi, che tuttavia non frequentò assiduamente per dedicarsi a viaggi di studio, a frequentazioni di cantieri importanti, come quello dell'Opéra di Charles Garnier e dell'Hotel de Ville, e alla produzione di incisioni, alle quali l'aveva iniziato l'amico pittore Luigi Conconi, che vennero poi esposte anche nei Salons parigini. All'École si attivò anche come assistente della sezione artistica italiana presente all'Esposizione Mondiale del 1878.
Rientrò due anni dopo a Milano per assumere l'incarico di professore di architettura pratica alla Accademia di Belle Arti milanese e quindi al Politecnico della stessa città. Nel 1892 fondò, edita da Demarchi di Milano, la rivista Edilizia moderna.[4]
Famoso nel campo del restauro, poiché si basava sulla veridicità della storia e dei suoi documenti, fu uno dei pochi a preoccuparsi del contesto del monumento, del suo "tessuto connettivo", basandosi su una documentazione storica della vita dell'edificio, piuttosto che facendosi guidare dall'arbitrio della restaurazione romantica.[5]
Beltrami ha anche lasciato memorabili opere nel campo dell'arte sacra. La Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, il Duomo di Monza, la Certosa di Pavia furono restaurati anche da Beltrami. Inoltre pubblicò un esemplare libro sugli arredi sacri (L'arte negli arredi sacri della Lombardia) e alcuni libri sulla pittura di Bernardino Luini, artista religioso del '500. A Roma Beltrami, insieme a Giacomo Boni, sistemò il Sepolcreto nel Museo forense. Dopo i Patti Lateranensi dispose su incarico di Pio XI il piano regolatore per la città vaticana. Infine realizzò anche la nuova Pinacoteca vaticana.[6]
Durante la sua carriera realizzò anche molte incisioni e varie illustrazioni di architetture europee.
Inoltre svolse una intensa attività come teorico dell'arte, pubblicando saggi riguardanti artisti contemporanei e rinascimentali.
Fece parte della commissione giudicatrice del concorso per il Monumento a Dante di Trento, oltre a dirigere l'Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti Lombardi.
Afflitto da un male incurabile, Beltrami morì a 79 anni l'8 agosto 1933 a Roma nell'Albergo d'Inghilterra dove risiedeva; durante la malattia ricevette speciali benedizioni da papa Pio XI.[7]
«Si è spento a Roma l'8 agosto Luca Beltrami, nato a Milano il 13 novembre 1854, figura complessa di studioso e di architetto, una delle più eminenti personalità della cultura e dell'arte italiana nel periodo precedente all'attuale rinnovamento politico ed architettonico. [...] Il suo temperamento raccolto, riservato, talvolta chiuso, ha spesso adombrato le brillanti qualità del suo innato ingegno e della sua cultura, rendendolo isolato, e specialmente schivo della compagnia dei giovani, che non seppe amare.»
I funerali furono celebrati il 10 agosto a Roma nella basilica di San Lorenzo in Lucina in forma solenne con rappresentanti del Senato, del Comune di Milano, della direzione del Castello Sforzesco, della Santa Sede e della Fabbrica di San Pietro; il feretro partì poi dalla Stazione Termini per Omegna per essere sepolto nella cappella gentilizia di famiglia nel cimitero della frazione di Cireggio.[8][9]
L'8 agosto 1936, a tre anni esatti dalla morte, venne dedicata a Beltrami una lapide al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano; inoltre al Castello Sforzesco gli fu dedicata la "Sala del Tesoro" con una lapide e venne inaugurato il suo archivio, donato alla città e reso disponibile al pubblico.[10]
Il 28 marzo 1985 la salma venne traslata nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano con solenne cerimonia in presenza del sindaco Carlo Tognoli e di alcuni parenti del Beltrami.[11] Il sarcofago è in pietra bianca ed è affiancato da un busto in marmo, opera di Giannino Castiglioni.[12]
A lui si deve gran parte dell'aspetto dell'attuale piazza della Scala a Milano. Fu lui a realizzare gli edifici più importanti, o parti di essi, sui tre lati non occupati dal Teatro alla Scala:
Compì inoltre numerosi restauri di edifici medievali e rinascimentali, tra cui si ricorda in particolare:
Inoltre:
Tra il 1885 e il 1889 fu consigliere comunale di Milano e assessore comunale supplente per un breve periodo tra il 1885 e il 1886.
Fu eletto deputato per tre legislature consecutive per la lista liberale (fu liberale conservatore filo-crispino) nel collegio di Milano.
«All'offerta fattami dalle LL.SS. a nome delle Associazioni e Circoli da loro presieduti della Candidatura alla deputazione nel 1° Collegio di Milano, rispondo commosso, accettando con grato animo. I miei studi e le mie occupazioni professionali, nel mentre mi hanno fornito occasione di prestare l'opera mia in pubblici ufficii, non mi hanno ancora dato campo di prendere parte attiva nella vita politica per cui l'offerta delle SS.LL. fattami mi riusciva inaspettata. Ma poiché le mie convinzioni sono inspirate a quei medesimi principi cui si informano e mirano le Associazioni e Circoli che hanno voluto portare la loro attenzione sul mio nome - così nell'accettare la candidatura, e nell'affermare questa consonanza di idee, mi sento sicuro di poter corrispondere a quella fiducia che mi sarà col Loro voto attestata. Milano, 13 novembre 1890.[14]»
Nelle elezioni del 1890 per la XVII legislatura fu il terzo più votato nel collegio plurinominale. Nelle successive elezioni del 1892 e in quelle del 1895 fu eletto nel collegio uninominale. La sua terza elezione fu ottenuta però solo per decisione della Camera dei deputati che annullò il ballottaggio che lo aveva visto sconfitto. Preferì poi non ricandidarsi, ma continuò a partecipare a iniziative liberali in occasione di elezioni politiche.
«Molti anni or sono, per citare un caso, dopo di avere a malincuore sperimentata la vita politica, mi decidevo a ritrarmi spontaneamente, dichiarando, in una ingenua lettera ai miei fidi elettori, che non avevo le attitudini per fare carriera come deputato; e non mi venne fatto di avvertire che, per ciò, risultasse compromessa la estimazione presso i miei concittadini: così pure ricorderò come, in tempi ancor più remoti, abbandonassi la carriera dell'insegnamento, sempre per constatata e dichiarata mancanza di attitudini. Tanto che, mi formai questa persuasione, che a questo mondo, niente di più variabile vi sia, quanto il valore e la consistenza delle nostre attitudini: le quali sono, si può dire, soggette al processo di una intima selezione, per cui noi ci sentiamo tanto più persuasi di possedere l'attitudine a compiere una determinata cosa, quanto più ci affidiamo di poter conseguire un risultato che ci soddisfi, materialmente o moralmente: e mentre taluni debbono accontentarsi della sola attitudine di cui siano, o si presumano capaci, senza avere la occasione, od il mezzo di una selezione, altri arrivano ad ammettere senza difficoltà di non essere atti a fare ciò, di cui non rimanga loro la persuasione che abbia a costituire quanto di meglio sia dato di fare nella loro vita..[15]»
Le sue esternazioni politiche non furono numerose, incentrate principalmente su aspetti legati al suo lavoro di architetto o al sostegno della destra alla quale apparteneva.[16] In varie occasioni fu critico e polemico nei confronti di radicali, repubblicani e socialisti.
Fu nominato senatore nel 1905 in una "infornata" di 40 senatori.[17]
Il 12 maggio 1928, in occasione della discussione della riforma della rappresentanza politica proposta dal governo Mussolini, fu uno dei firmatari dell'ordine del giorno di opposizione presentata del senatore Francesco Ruffini; fu uno dei 46 senatori che con voto palese si opposero all'ordine del giorno del senatore Raffaele Garofalo per l'approvazione della nuova legge elettorale.[18]
Nel corso degli anni realizzò più di mille pubblicazioni fra articoli, trattati e libri sui più diversi argomenti relativi alle sue molteplici attività. Elenchi bibliografie sui suoi scritti furono stampati sia quando era ancora in vita sia successivamente, al fine di definire la sua enorme produzione.[19][20][21][22]
Numerosi scritti furono realizzati con lo pseudonimo Polifilo o firmati semplicemente come L.B..
Nel 1892 Beltrami contribuì alla nascita della «Rivista scientifico-artistica di fotografia» del Circolo fotografico lombardo insieme al fratello Giuseppe, fotografo dilettante premiato in alcune esposizioni. Alcune pubblicazioni di Beltrami sono illustrate da foto del fratello Giuseppe.
Nel primo numero della rivista Beltrami scrisse un articolo sull'attribuzione della camera oscura, riportando passi di manoscritti di Leonardo da Vinci.[23] Invitò inoltre i soci a fornire copie di monumenti o oggetti d'arte per documentare il patrimonio artistico.
«Il sottoscritto, riconoscendo la particolare importanza che potrà assumere in avvenire la raccolta completa delle fotografie di monumenti ed oggetti interessanti la storia artistica della Lombardia, rivolge viva preghiera ai signori Soci del Circolo Fotografico Lombardo, affinché di ogni riproduzione di monumenti od oggetti d'arte in genere abbiano a favorire una copia all'ufficio tecnico per la conservazione dei monumenti in Lombardia.»
Beltrami fu, dal primo numero dell'aprile 1892, collaboratore e parte del comitato di redazione del mensile L'Edilizia Moderna, periodico di architettura e ingegneria edito a Milano dal 1892 da Arturo Demarchi. La rivista analizzava con dovizia di particolari tecnici, disegni e immagini fotografiche di qualità le costruzioni più recenti degne di nota sorte in Italia e nel mondo. Suo il programma della rivista presente sul numero I.
Beltrami pubblicò vari scritti satirici sul periodico Il Guerin Meschino, creando parodie dantesche firmate come "cav. uff. Dante Alighieri".
Nella rivista trasformò anche la statua di Napoleone III, rinchiusa nel palazzo del Senato, in una sorta di nuovo Uomo di pietra che descriveva i mali dell'amministrazione comunale.
Nel 1896 tra marzo a novembre Beltrami divenne "direttore politico" (cioè direttore responsabile) del Corriere della Sera e dal 1900 ne divenne azionista.
Già dal 1890 il quotidiano lo aveva sostenuto come candidato liberale.
Tra il 1902 e il 1909 Beltrami scrisse brevi racconti satirici incentrati sugli abitanti dell'immaginario borgo di "Casate Olona".
I brevi racconti, pubblicati sul Corriere della Sera, sulla rivista La Lettura, su La Perseveranza o su L'idea liberale, erano destinati a irridere le idee politiche di radicali, di repubblicani e di socialisti. Nel 1920 e nel 1922 pubblicò altri brevi racconti su Casate Olona, principalmente contro le tassazioni.
«Da un cenno pubblicato nel «Marzocco» dell'11 maggio 1930 appare che gli scritti del Beltrami sull'ipotetico "Casate Olona" sono stati ben trentacinque. [...] Il Beltrami era un conservatore moderato e non è certo che il suo "precorrimento" sia accettato con entusiasmo. I suoi scritti, d'altronde, sono di una volgarità intellettuale sconcertante.»
Nel corso degli anni Beltrami pubblicò diversi studi su Leonardo da Vinci e in particolare nel 1891 diede alle stampe l'edizione integrale del Codice Trivulziano 2162 con la trascrizione e con annotazioni.
Il 25 dicembre 1904 diffuse un appello per la costituzione di una Raccolta Vinciana presso il Castello Sforzesco, con tutte le pubblicazioni riguardanti Leonardo in vista del quarto centenario della sua morte nel 1919. L'appello fu pubblicato dal Corriere della Sera[25] e dall'Archivio Storico Lombardo.[26]
«Or dunque, non è da frapporre ulteriore indugio, quando si voglia attuare il proposito di adunare il ricco materiale di studio, e di ordinarlo in Raccolta Vinciana, mentre nessun altro centro si offre, più di Milano, propizio a tale compito. Qui, dove lo studioso può seguire le tracce materiali dell'opera sua, e ravvisare la profonda influenza esercitata, qui dove affermasi il proposito di raccogliere quanto venne scritto intorno a Leonardo, le memorie da lui lasciate, i ricordi della sua scuola, preparando così l'ambiente favorevole alle future indagini vinciane.»
Nel 1905, con l'inizio della Raccolta, Beltrami donò copia di tutte le proprie pubblicazioni riguardanti Leonardo. Ebbe inizio anche la pubblicazione della rivista «Raccolta Vinciana» di cui si occupò Ettore Verga. Beltrami sostenne le spese per la pubblicazione della rivista per i primi anni (dal 1913 iniziò ad essere pubblicata a spese del Comune di Milano).[27]
Dopo il 1911 non si interessò più della pubblicazione. Solo nel 1919 ci fu una vivace polemica tra Verga e Beltrami dopo la pubblicazione di Documenti e memorie[28] di quest'ultimo senza alcuna indicazione dell'opera di ricerca del Verga.[29]
«Fa quindi meraviglia che il Sen. Beltrami si astenga dal ricordare l'opera del Verga, non solo, ma sembri quasi, diremmo, volerne disperdere la memoria [...] E tanto più fa meraviglia quando si osservi che nei Regesti di questa Raccolta erano già contenute oltre duecento delle duecentosessantatre notizie che il Sen. Beltrami riferisce ora nel suo volume»
Beltrami si difese con una pubblicazione in cui ricostruì l'origine della propria ricerca e mise in luce gli errori nei regesti del Verga.
«Questa Novissima Lezione Vinciana provocata dal Fascicolo X della Raccolta Vinciana, giugno 1919, coll'appunto rivoltomi di avere colla mia Serie Cronologica plagiato e sfruttato i Regesti del Dott. Verga, venne ideata in due parti, allo scopo di sfatare innanzi tutto, nella prima — col saggio di un materiale raffronto fra i due lavori — la base dell'accusa, riservando alla seconda parte il giudizio di merito sui Regesti del Dott. Verga, per coronare colle prove della loro intrinseca deficienza la difesa dell'opera mia.»
Nel dicembre 1900 il Comune di Milano donò a Beltrami una medaglia d'oro come ringraziamento per la restituzione del Castello Sforzesco. Ne vennero realizzate anche copie in bronzo.
Nel 1936 il lascito Beltrami pervenuto al Comune di Milano fu collocato al Castello Sforzesco; dopo la Seconda guerra mondiale fu suddiviso tra più Istituti del Castello:
Genealogia essenziale della famiglia Beltrami.
Annibale († 1 aprile 1889) - Orefice. Sposò nell'ottobre 1849 Elisa Mazzuchelli. | ||||||
Giuseppe (17 ottobre 1852-23 aprile 1936) - Antiquario e orefice; fotografo dilettante. Sposò Ersilia Perrone. | ||||||
Annibale (1881-1977) - Sposò il 17 ottobre 1903 Clelia Rosina († 1944). | ||||||
Annamaria | ||||||
Filippo (1908-1944) - Antifascista e partigiano. | ||||||
Marco | ||||||
Luca (1854-1933) | ||||||
Luigi (1861-1885) | ||||||
Maria (1863-?) | ||||||
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