Luciano Molinari, pseudonimo di Giuseppe Molinari (Garlasco, 13 dicembre 1880 – Torino, 27 luglio 1940), è stato un attore, cantante e imitatore italiano.
Luciano Molinari, nacque a Garlasco, in provincia di Pavia il 13 dicembre 1880.[1]
Incominciò a lavorare come maestro elementare, prima di avvicinarsi al mondo del teatro, recitando dapprima come attore di prosa, nella compagnia di Ermete Novelli,[2] successivamente al varietà, dove si distinse grazie alle sue capacità di imitatore di grandi personaggi, quali Ermete Zacconi e Lyda Borelli.[1][2][3]
Inoltre raggiunse una buona popolarità come cantante di canzoni sue o tradotte dal francese (Concettina, Le Mani delle donne, Addio signorina, ecc.).[1]
Il segreto del suo successo, come in Francia quello di Félix Mayol, risiedeva soprattutto nella sua eleganza: il suo abbigliamento si caratterizzò dapprima per il frac, il primo nel varietà in Italia, poi passò al tight accompagnato da cilindro, guanti crema e canna d'India,[1] a cui si deve aggiungere una posa altezzosa e aristocratica.[2][3]
La sua eleganza coniugata con la suadente dizione manifestarono l'intenzione di allontanarsi dalla volgarità dell'ambiente, contro la quale polemizzò in una nota conferenza futurista, intitolata "Morite tutti!",[1] diventando così uno dei più singolari rappresentanti del Café-concert italiano.[2] Inoltre, nel 1916 Molinari inserì nei suoi copioni e nei suoi spettacoli testi sintetici, di influenza futurista.[4]
Con il passare del tempo riuscì ad perdere le simpatie del pubblico, del quale non gradiva nemmeno le critiche, al punto da non ritornare a recitare in una città dove aveva ricevuto qualche dissenso.[1]
Fu un attore cinematografico, interpretando, tra gli altri Cinque a zero (1932), Sette giorni cento lire (1933), Il Cardinale Lambertini (1934).[5]
Luciano Molinari morì all'Ospedale civico di Torino il 27 luglio 1940, in condizioni di povertà.[1]