Maan Sassen | |
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Maan Sassen nel 1968 | |
Rappresentante permanente dei Paesi Bassi presso l'Unione europea | |
Durata mandato | 1º gennaio 1971 – 1º gennaio 1977 |
Predecessore | Sconosciuto |
Successore | Sconosciuto |
Commissario europeo per la concorrenza | |
Durata mandato | 30 giugno 1967 – 30 giugno 1970 |
Presidente | Jean Rey |
Predecessore | Hans von der Groeben |
Successore | Albert Borschette |
Ministro degli affari coloniali | |
Durata mandato | 7 agosto 1948 – 14 febbraio 1949 |
Capo del governo | Willem Drees |
Predecessore | Jan Jonkman |
Successore | Johan van Maarseveen |
Membro della Eerste Kamer | |
Durata mandato | 15 luglio 1952 – 6 novembre 1956 |
Durata mandato | 13 novembre 1956 – 4 febbraio 1958 |
Gruppo parlamentare | Partito Popolare Cattolico |
Membro della Tweede Kamer | |
Durata mandato | 4 giugno 1946 – 7 agosto 1948 |
Gruppo parlamentare | Partito Popolare Cattolico |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Popolare Cattolico (1945-1980) In precedenza: Partito Romano-Cattolico di Stato (1938-1945) |
Università | Università Radboud di Nimega |
Professione | Politico |
Emmanuel Marie Joseph Antony Sassen, detto Maan ('s-Hertogenbosch, 11 settembre 1911 – 's-Hertogenbosch, 20 dicembre 1995), è stato un politico olandese, esponente del Partito Popolare Cattolico. È stato ministro e commissario europeo.
Il padre di Sassen era un magistrato[1][2]. Sassen era figlio unico[2].
Sassen frequentò il liceo a 's-Hertogenbosch, poi nel 1930 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'università cattolica di Nimega[1]. Nel 1936 terminò gli studi e cominciò a lavorare come avvocato a 's-Hertogenbosch[1].
Dopo avere fatto parte del movimento conservatore Brabantia Nostra, nel 1938 Sassen si iscrisse al Partito Nazionale Cattolico, precursore del Partito Popolare Cattolico nato nel 1945, e diresse il circolo del partito a 's-Hertogenbosch[2]. Tra 1940 e 1941 partecipò anche al movimento di unità nazionale Nederlandse Unie contro l'occupazione nazista del paese[2].
Nel luglio 1939 Sassen venne eletto membro dell'assemblea provinciale del Brabante Settentrionale[1]. Vi fece parte fino al 1º settembre 1941[1]. Nel 1942 venne trasferito dai nazisti nel campo di concentramento di St. Michielsgestel, dove rimase fino al dicembre 1943[1].
Nel dicembre 1945 Sassen venne eletto vicesegretario del Partito Popolare Cattolico e lo rimase fino al 1948, rappresentando l'ala innovatrice del partito, influenzata dal pensiero di Maritain e desiderosa di creare un partito con un'ampia base popolare[2]. Dal 1950 al 1957 fece parte della direzione centrale del partito[1]. Tra 1945 e 1946 Sassen partecipò anche al movimento Nederlandse Volksbeweging[1]. Dal 1949 al 1958 fu vicepresidente delle Nouvelles équipes internationales, che costituirono la radice del Partito popolare europeo[1].
Tra 1945 e 1946 Sassen fece parte del governo provinciale del Brabante Settentrionale, si dimise dopo l'elezione alla Camera dei rappresentanti nel giugno 1946[1]. Continuò tuttavia a fare parte dell'assemblea provinciale fino al 1958[1]. Fece parte della delegazione olandese alla conferenza dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro del 1945 e alle prime due sessioni dell'assemblea generale delle Nazioni Unite[1].
Nel 1948 Sassen fece parte del comitato parlamentare incaricato di preparare proposte per gli emendamenti costituzionali relativi alle Indie Orientali Olandesi e partecipò alla tavola rotonda per l'Indonesia[1]. Il 7 agosto 1948 si dimise dall'incarico di parlamentare e venne nominato ministro dei territori d'oltremare[1]. Durante il suo mandato venne approvato l'emendamento costituzionale che aprì la strada per un parziale trasferimento di sovranità alle Indie orientali, anche se nella prospettiva di una federazione e non della concessione dell'indipendenza[2]. La linea seguita da Sassen si rivelò poco efficace e poco condivisa dagli alleati di governo e lo stesso atteggiamento del ministro venne contestato, per cui nel febbraio 1949 Sassen venne costretto a lasciare l'incarico[2]. Dopo il fallimento politico Sassen tornò a dedicarsi alla professione legale, allontanandosi temporaneamente dalla politica[2].
Il 1º aprile 1950 Sassen venne nominato membro del Tribunale centrale di appello, ne fece parte fino al 1958[1]. Proseguì tuttavia l'attività politica, riuscendo ad essere eletto membro del Senato nel luglio 1952 e poi nuovamente nel novembre 1956[1]. Nei primi anni cinquanta Sassen fece parte del gruppo Steenberghe, una corrente conservatrice all'interno del Partito Popolare Cattolico[1]. Sassen fu portavoce del gruppo parlamentare del suo partito per le questioni giudiziarie, poi fu anche portavoce per la difesa, gli affari esteri e gli affari economici[1]. Si interessò anche alle questioni finanziarie e ai trasporti[1]. Tra il 1955 e il 1958 Sassen fu membro della commissione parlamentare per la difesa[1].
Nel settembre 1952 Sassen divenne membro dell'Assemblea comune della Comunità europea del carbone e dell'acciaio e vi presiedette il gruppo cristiano-democratico[1]. Tra 1957 e 1958 prese parte al Consiglio consultivo interparlamentare del Benelux[1]. Tra il 1º gennaio e il 13 febbraio 1958 Sassen fece parte anche dell'Assemblea parlamentare europea appena creata[1].
Il 1º marzo 1958 Sassen venne nominato membro della Commissione della Comunità europea dell'energia atomica[1]. Ne fece parte fino al 1º luglio 1967[1].
Dopo l'entrata in vigore del trattato di fusione, il 2 luglio 1967 Sassen entrò in carica come commissario europeo nell'ambito della Commissione Rey[1]. Gli venne assegnata la delega alla concorrenza. Rimase in carica fino al 1º luglio 1970. Durante il suo mandato un altro olandese, Sicco Mansholt, fece parte della commissione: si è trattato dell'unico periodo in cui i Paesi Bassi hanno espresso due commissari europei.
Dal 1971 Sassen fu capo della rappresentanza permanente dei Paesi Bassi presso le Comunità europee[1]. Nel 1977 andò in pensione[2]. Nel 1979 fu nominato membro del comitato di studio per la revisione del trattato della Comunità europea dell'energia atomica[1].
Dopo la fine della vita politica Sassen mantenne alcuni incarichi dirigenziali e consultivi in società olandesi[2].
Sassen fu sposato ed ebbe quattro figli dal primo matrimonio[1]. La prima moglie era nipote del politico Carl Romme, ministro per gli affari sociali all'epoca del matrimonio[2]. Dopo la sua morte, Sassen si risposò[1].
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