Il Macellum Liviae (mercato di Livia) era un complesso commerciale dell'antica Roma, edificato sull'Esquilino da Augusto e dedicato a sua moglie Livia.
Il macellum va probabilmente identificato con "τὸ τεμένισμα τὸ Λίουιον ὠνομασμένον" (il recinto chiamato "il Livium"), che Tiberio dedicò al principio del 7 a.C.[1]. Su un'iscrizione si ricorda un restauro effettuato tra il 364 e il 378 da Valentiniano I, Valente e Graziano[2]; inoltre, questo macellum, o il Macellum Magnum, è raffigurato sul frammento 4 della Forma Urbis Severiana[3].
Nella Cronaca (Chronicon) di Benedetto del Soratte, all'anno 921[4] si menziona la aecclesia Sancti Eusebii iuxta macellum parvum (chiesa di Sant'Eusebio vicino al piccolo mercato)[5]. Nel Liber Pontificalis, la chiesa di Santa Maria Maggiore è descritta come iuxta macellum Libiae (a fianco del mercato di Libia)[6], mentre quella di San Vito è detta in Macello[7]. Il percorso processionale descritto dal canone benedettino del Laterano, l'Ordo Benedicti del 1143, annota intrans sub arcum[8] ubi dicitur macellum Livianum ("entrando sotto l'arco [di Gallieno] nel luogo detto mercato liviano")[9].
Rimanenze corrispondenti alle indicazioni letterarie succitate sono state identificate appena fuori dalla porta Esquilina, a nord della strada: questi resti potrebbero ben corrispondere a quelli del macellum Liviae. Si è rinvenuto, infatti, un cortile aperto, che misura 80 per 25 metri, realizzato in opus reticulatum, disposto parallelamente alle mura serviane. Il cortile era circondato da un portico con botteghe per i vari tipi di generi. Sembra che, dal principio del III secolo d.C., la parte meridionale di quest'area fosse invasa dalla costruzione di edifici privati[10].