L'etichettatura del Paese di origine venne introdotta nel Regno Unito dal Merchandise Marks Act 1887,[1] per rendere riconoscibili i prodotti stranieri importati e commercializzati nel Regno. Molti prodotti erano originari della Germania, e regolamentati dal Governo britannico per aumentare la produzione domestica (Merchandise Marks Act - Oxford University Press).[2]
Come da studi del professore Asaf Zussman, della Hebrew University nel saggio "The Rise of German Protectionism in the 1870s: A Macroeconomic Perspective", le tariffe "Rye and Iron" introdotte da Otto von Bismarck in Germania nel 1879 causarono una riduzione delle importazioni nei Land tedeschi per proteggere le industrie tedesche. In risposta a questo il Governo britannico introdusse il Merchandise Marks act per permettere ai cittadini del Regno di distinguere i prodotti stranieri e evitare di comprarli, e conseguentemente favorire l'economia domestica.
La Germania utilizza il marchio Made in Germany sinonimo di affidabilità e qualità dei propri prodotti.[3][4][5][6][7]
"Made in Germany" non è controllato da un organismo governativo. Nel 1973, il Bundesgerichtshof regolò il marchio dicendo che non permetteva di distinguere le due entità statali dell'epoca, così divennero di uso comune i marchi Made in West Germany e Made in GDR.
Nel 1995, l'Oberlandesgericht di Stoccarda regolò il marchio specificando i limiti di utilizzo per prodotti non completamenti creati in Germania.
«The Merchandise Marks Act 1887 required, for the first time, that the country of origin should be marked on any imported goods bearing the name or trade mark of a United Kingdom manufacturer. . . . Under the Act, the addition of the country of origin to imported goods of any series or description could be enforced by Order in Council.»
^ Ugesh A. Joseph, The ‘Made in Germany’ Champion Brands (PDF), su ashgate.com, GOWER. URL consultato il 16 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
Hans-Günther Borck, Ein gemeinsames Erbe: "Made in Germany". Wettbewerb in Recht und Praxis, 1993, pp. 301–303.
Julia Wulf, "Made in Germany": Wirtschaftliche Bedeutung und rechtliche Schutzmöglichkeiten, Frankfurt am Main; New York, Peter Lang Verlag, 1995, ISBN3-631-47785-6.