La Maiestas Domini (Maestà del Signore) è uno schema pittorico, in voga nel medioevo, con il quale Gesù veniva rappresentato in trono, spesso in mandorla e nella maggior parte dei casi[1] con quattro figure simboleggianti gli Evangelisti. Queste quattro figure sono mutuate da Ezechiele[2] e dall'Apocalisse di Giovanni[3] e vennero prese a modello degli evangelisti fin dal II secolo. Frequentemente si vede il Cristo tenere nella mano sinistra il Libro della Vita e la destra alzata in segno di benedizione o di discorso.
I fondamenti biblici per questa rappresentazione si trovano innanzitutto in Isaia 66, 1.[4] ed in Ezechiele 1, 26-28.[5]
Non come illustrazione di un particolare versetto della Bibbia, bensì animate da diverse visioni bibliche, significati teologici e testi liturgici, queste forme illustrative esistono fin dal V secolo. Durante il periodo carolingio (639 – 987) si sviluppano le rimanenti valide forme di rappresentazione. Dopo il 1300 però questo tipo di illustrazione perde di significatività.
Le rappresentazioni della Maiestas-Domini ornano a tutta pagina l'inizio degli evangelari e riempiono le calotte delle absidi. Le sculture delle cattedrali le mostrano nel timpano del portale.
Questo motivo compare collegato anche con altri temi. Specialmente con l'ampliamento ai motivi dell'Apocalisse (24 anziani, 12 apostoli) si sposta l'accento sul Giudizio Universale, come ad esempio nell'insieme della Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, come mosaico della cupola nel battistero,[6] realizzata da Giotto tra il XIII ed il XIV secolo.
«Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube ed un turbinio di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente. Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, che avevano sembianza umana e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali. Le loro gambe erano diritte e gli zoccolo dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi di un vitello, splendenti come lucido bronzo. Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali e queste ali erano unite l'una all'altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto a sé. Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d'uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila. Le loro ali erano spiegate verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo. Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro. Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori. Gli esseri andavano e venivano come un baleno. Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro. Le ruote avevano l'aspetto e la struttura come di topazio e tutte e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo ad un'altra ruota. Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutte e quattro erano pieni di occhi tutt'intorno. Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano. Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.»
«Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono ed intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile ad un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l'aspetto d'uomo, il quarto vivente era simile a un'aquile mentre vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: «Santo, santo, santo/ il Signore Dio, l'Onnipotente,/Colui che era, che è e che viene!»»
«Così dice il Signore:«Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. […]»
«Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve qualcosa come pietra di zaffiro in forma di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi parve l'aspetto della gloria del Signore. […]»
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