Marcia Servilia Sorana, meglio conosciuta semplicemente come Servilia (in latino Marcia Servilia Sorana; 46 ca. – 66), è stata una nobildonna romana.
Servilia era figlia di Quinto Marcio Barea Sorano, console suffetto nel 52 e proconsole d'Asia, e di una moglie sconosciuta.[1] Suo nonno paterno era il senatore Quinto Marcio Barea, console suffetto nel 26. Suo zio era Quinto Marcio Barea Sura, amico del futuro imperatore Vespasiano, e quindi sue cugine erano Marcia, madre del futuro imperatore Traiano, e Marcia Furnilla, seconda moglie del futuro imperatore Tito.[2] Secondo alcuni anche Marcia Furnilla, che abbiamo detto essere la cugina di Servilia, potrebbe essere in realtà una sua sorella minore.[1]
Servilia nacque intorno al 46[3] e sposò il senatore Gaio Annio Pollione, accusato di lesa maestà e mandato in esilio.[4] Nel 66, durante l'ingiusto processo contro il padre, venne accusata anche lei di aver pagato dei Magi,[5] ma la sua difesa fu che i riti erano finalizzati ad accrescere la sicurezza del padre e dello stesso imperatore Nerone.[6] Allora Sorano chiese che la figlia venisse risparmiata perché non era colpevole né di aver rapporti con Plauto né di essere al corrente dei misfatti del marito.[7] Entrambi vennero però condannati e poterono scegliersi il tipo di morte.[8]
Il processo di Servilia ha ispirato il dramma di Lev Mej, Servilia, a sua volta soggetto dell'omonima opera in cinque atti di Rimskij-Korsakov Servilia.