Michelangelo Unterpergher nacque a Cavalese nel 1695, secondogenito di otto figli, da Cristoforo Unterpergher e da Maria Elisabetta Lieb: fu battezzato l'11 agosto 1695.[1]
Gli Unterperger erano una famiglia di artisti: il padre Cristoforo ("Silvarum Magistri") era un decoratore, il fratello minore Francesco Sebaldo (1706 - 1776) anch'egli pittore, così come il nipote Ignazio (1742 - 1797) e un altro nipote Cristoforo (1732 - 1798).
Michelangelo Unterpergher fece il suo primo tirocinio alla “Scuola pittorica fiemmese” di Giuseppe Alberti (1640 - 1710)[2] presso la quale si formarono anche Martino Gabrielli, Domenico Bonora, Giorgio Gaismaier e Paul Troger.
Secondo fonti non documentate, soggiornò a Venezia dove conobbe Giovanni Battista Piazzetta.
I primi lavori documentati di Michelangelo, eseguiti tra il 1718 e il 1720, furono alcuni dipinti per la "Lozza" della Magnifica Comunità di Fiemme: due finte finestre e lo stemma della Magnifica Comunità.[3] Dopo aver soggiornato per un certo periodo a Chiusa, il 10 gennaio 1726 ottenne la cittadinanza di Bolzano, che pagò con la tela "Giudizio di Salomone" che oggi si conserva nel Museo Civico, con il diritto di esercitare la professione di pittore.[3]
A Bolzano subì l'influenza di altri pittori italiani quali Paolo Pagani e Luca Giordano.
Si spostò in Austria dove dipinse vari soggetti religiosi in diverse località. Nel 1737 è documentata la sua presenza a Vienna dove si iscrisse all'Accademia delle arti figurative.
Nei primi anni del suo soggiorno viennese Michelangelo dovette adattarsi ad incarichi minori, ma a partire dalla metà del 1740 raggiunse la sua maturità professionale ed ebbe inizio la fase migliore della sua produzione rivolta alla committenza ecclesiastica. Nel 1744 gli furono affidate le composizioni per il Duomo (Pala di Sant'Antonio) e per la Casa dei Gesuiti (Gloria di San Giulio).
Fu autore anche della pala d'altare della chiesa di Sant'Antonio di Padova di Košice.
Nel 1751 fu nominato rettore dell'Accademia viennese, carica che mantenne fino alla morte.
Morì a Vienna il 27 giugno 1758 all'età di 62 anni "per febbre violenta".[4].
Riccardo Rasmo, Pittori e scultori di Fiemme nei secoli XVII e XVIII, Trento, Tipografia A, Mariotti, 1914.
G. Gerola, Artisti trentini all'estero, Trento, 1930
M. Belzoni, Gli Unterpergher, in "trentino", IX(1933), 12, pp. 496-497.
S. Weber, Artisti Trentini e Artisti che operarono in Trentino, Trento, 1933.
don Lorenzo Felicetti, Memorie storiche di Cavalese, Varena e Daiano, Tip. Arciv. Artigianelli, Trento, 1933, p, 157.
M. Belzoni, Gli Unterpergher, in "Glorie dell'Arte Trentina: I maggiori artisti dal XVI al XIX secolo", in "Trentino", XVI (1938), pp. 58–59.
Nicolò Rasmo, Francesco Unterpergher. Un pittore atesino del Setteceto, Bolzano, 1940.
Nicolò Rasmo, I pittori Unterperger di Fiemme, in "Alto Adige. Alcuni documenti del passato", 3 voll., Bergamo 1942, pp. 45 sgg.
Nicolò Rasmo, Opere finora ignorate di Michelangelo Unterpergher in Alto Adige, in "Atesia Augusta", IV (1942) nn. 7-8, pp. 11–13.
Candido Degiampietro, Cronache fiemmesi attraverso nove secoli, Calliano (TN), 1975.
S. Weber, Artisti trentini e artisti che operarono nel Trentino, 2^ ed. riveduta e ampliata a cura di N. Rasmo, Trento, 1977.
Nicolò Rasmo, Storia dell'arte nel Trentino, Trento, 1982.
Elvio Mich, Unterpergher Michelangelo, in "La pittura in Italia. Il Settecento" cura di G. Briganti, Milano, 1990, pp. 887–890.
Johann Kronbichler - Elvio Mich, Michelangelo Unterperger 1695-1758, catalogo della mostra, Trento, Provincia Autonoma, Temi, 1995.
F. Degasperi - G. Nicoletti - R. Pisetta, Dizionario degli artisti trentini tra '800 e '900, Trento, 1998.
Elvio Mich, Francesco Unterpergher sacro e profano, in "Nuovi Studi", IX-X (2004-2005), 11, pp. 269–275.
Fiorenzo Degasperi, Pittori di Fiemme e Fassa dal '600 al '900, Gardolo (TN), 2005, p. 34.
Lucia Longo Endres, Uno sguardo alla scuola pittorica della Valle di Fiemme, in "Cavalese. La storia di un borgo che ha maturato nei secoli i caratteri di una moderna, dinamica, lungimirante civiltà", Lavis, 2014, p. 352.