Membro della Commissione sul progetto di legge per l'istruzione primaria (23 marzo 1866) in surrogazione del senatore Cadorna
Membro della Commissione sul progetto di legge per l'istruzione pubblica (27 giugno 1867)
Membro della Commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori (23 novembre 1876-23 gennaio 1878) (11 marzo 1878-1º febbraio 1880), (19 febbraio-2 maggio 1880) (19 novembre 1887-4 gennaio 1889) (30 gennaio-20 luglio 1889)
Deputazioni:
Nominato Membro della Deputazione per felicitare SM sulla nascita del Duca di Puglia (14 gennaio 1868)
Figlio di Ferdinando e di Giulia Venturelli, dopo aver preso parte col genitore ai moti siciliani degli anni venti del XIX secolo ed essere stato graziato dal regime per la sua minore età (mentre il padre venne condannato all'ergastolo), fu poi impiegato della Segreteria di Stato sotto il regime borbonico. Amari fu dichiarato sgradito dal governo di Napoli e costretto a riparare in Francia a seguito della pubblicazione della sua opera La Guerra del Vespro, cui fu imposto dalla censura il titolo neutro e generico di Un periodo delle istorie siciliane del XIII secolo. Questa opera mette in luce tutti gli aspetti del Vespro Siciliano e soprattutto documenti storici che chiariscono le dinamiche dell'episodio.[1]
Giunto a Parigi ai primi degli anni Quaranta del XIX secolo, Amari continuò nella capitale francese i suoi studi, al fine di avvicinarsi alle fonti arabe, indispensabili per tracciare la storia della Sicilia sotto i musulmani,[2] di cui tutto s'ignorava. Intraprese quindi, con coraggio scientifico e metodologico, a 37 anni, lo studio della lingua araba sotto la guida del grande arabistaJoseph Toussaint Reinaud, guadagnandosi presto l'amicizia e la schietta stima di studiosi di vaglia quali Quatremère e il barone de Slane per la sua eccezionale indole di uomo e di ricercatore.
In funzione dell'approccio diretto alle fonti bizantine, Amari si diede anche allo studio del greco sotto la guida di Carl-Bénédict Hase.
Interruppe l'esilio francese in occasione dei primi moti della Rivoluzione siciliana del 1848 e, rientrato in Patria, fu eletto deputato al Parlamento siciliano e fu vicepresidente del Comitato di guerra e marina.[3] Tornato in Francia dopo la sfortunata conclusione dell'esperimento di autogoverno della Sicilia, si avvicinò notevolmente a Giuseppe Mazzini, partecipando alla diffusione delle sue idee politiche[4].
Fu vice presidente del Senato (3 marzo 1878-1º febbraio 1880)
Non abbandonò mai i suoi diletti studi storici che miravano a colmare il vuoto che si estendeva fra la fine della dominazione bizantina dell'isola e il periodo dell'occupazione angioina. In questo lo aiutò il suo non comune talento linguistico che nel XX secolo permise la pubblicazione del capolavoro storico sulla Sicilia islamica.
Considerato il fondatore della moderna organizzazione degli studi orientali in Italia, fu studioso della Sicilia musulmana e dei Vespri siciliani, e autore di varie opere letterarie di rilevanza internazionale.
Razionalista e positivista, fu dotato di un fortissimo afflato etico, tutto ispirato al laicismo e alle "virtù civili", del tutto insensibile alle tensioni religiose.
L'arabista Heinrich Leberecht Fleischer, dell'Università di Lipsia, nel pubblicare due supplementi alla Biblioteca arabo-sicula, ha definito Michele Amari il rigeneratore degli studi orientalistici tra i suoi compatrioti.[2]
Elogio di Francesco Peranni, in Componimenti in morte di Francesco Peranni generale d'artiglieria, Palermo, Gabinetto tip. all'insegna di Meli, 1833.
Un periodo delle istorie siciliane del secolo XIII (1845), Palermo, Poligrafia Empedocle, 1842.
La guerra del vespro siciliano, o Un periodo delle istorie siciliane del sec. XIII, 2 voll., Parigi, Baudry, 1843.
Conforti politici, traduzione dei Sulwan al-muta‘ di Ibn Zafar. 1851.
Storia dei Musulmani di Sicilia, 3 voll., Firenze, Le Monnier, 1854-1872 (riveduta dall'Autore e commentata da C. A. Nallino, 3 voll. in 5 tomi, Catania, Romeo Prampolini, 1933-39).
Biblioteca arabo-sicula - testi e traduzioni. 1857-1887.
Epigrafi arabiche di Sicilia, in tre parti. 1875-1885.
Racconto popolare del Vespro siciliano, Roma, Forzani e C. Tip. del Senato, 1882.
A. D'Ancona [a cura di], Carteggio di Michele Amari, raccolto e postillato, 3 voll., Torino, Roux Frassati (poi STEN), 1896-1907.
Studii su la storia di Sicilia dalla metà del XVIII secolo al 1820 , postumo, a cura di Amelia Crisantino, in "Edizione Nazionale Delle Opere e Dei Carteggi Di Michele Amari", Quaderni Mediterranea, n. 15, Accademia nazionale di scienze lettere e arti - Palermo, 2010, ISSN 1828-1818.
Segretario di Stato dell'Istruzione e dei Lavori Pubblici e poi, ad interim, degli Esteri (Governo dittatoriale di Garibaldi in Sicilia) (10 luglio-14 settembre 1860)
Ministro della pubblica istruzione (Regno d'Italia) (8 dicembre 1862-24 settembre 1864)
^abGeneviève Humbert, "Amari, Michele", in François Pouillon (a cura di), Dictionnaire des orientalistes de langue française, Karthala Editions, 2008 ISBN 978-2-84586-802-1 (p. 13)
^Amari, Michele*, su Senato.it. URL consultato il 10 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2012).
Oreste Tommasini, "La vita e le opere di Michele Amari", in: Memorie della R. Accademia dei Lincei, Classe di Scienze morali, ser. IV. vol. VI, 1890, pp. 340–376.
Alessandro D'Ancona, Elogio di Michele Amari, letto nell'adunanza pubblica (21 dicembre 1890) della R. Accademia della Crusca.
Bianca Marcolongo, Le idee politiche di Michele Amari, in Documenti per servire alla storia di Sicilia (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2007). a cura di Andrea Borruso, Rosa D'Angelo e Rosa Scaglione Guccione. Società Siciliana per la Storia Patria, 1991.
Antonio Carrannante, "Michele Amari (1806-1889) nella storia della nostra scuola", in I Problemi della pedagogia, gennaio-giugno 2002, pp. 29–53.