Mori Arinori

Mori Arinori[2] (森 有礼?; Dominio di Satsuma, 23 agosto 1847Tokyo, 12 febbraio 1889) è stato un politico e diplomatico giapponese, attivo nel Periodo Meiji. È ritenuto il precursore del moderno sistema istruttivo del Giappone, essendo stato il primo statista a ricoprire il ruolo di ministro dell'Educazione nel governo dell'Impero nipponico[1].

Mori Arinori

Ministro dell'Istruzione dell'Impero giapponese
Durata mandato22 dicembre 1885 –
12 febbraio 1889
Capo di StatoImperatore Meiji

Vice-ministro degli Interni dell'Impero giapponese
Durata mandato7 maggio 1884 –
22 dicembre 1885
Capo di StatoImperatore Meiji

La famiglia Mori era un clan di samurai residente nella Provincia di Satsuma (odierna Kagoshima), dove nacque Arinori nell'estate del 1847. Durante l'adolescenza frequentò la Yogakkō Kaiseisho, una scuola di lingue e culture occidentali istituita dai signori di Satsuma. All'età di diciotto anni si trasferì in Inghilterra per studiare le discipline scientifiche occidentali e tornò in Sol Levante al principio della Restaurazione Meiji, mettendo le sue competenze al servizio del nuovo governo.[3]

Nonostante la giovanissima età svolse il ruolo di ambasciatore del Giappone negli Stati Uniti dal 1871 al 1873. Ritornato in Patria fondò la Meirokusha, società che pubblicava una rivista di critica sociale (il Meiroku Zasshi) promuovendo la cultura occidentale e gli ideali liberali. Mori può quindi essere considerato pioniere dell'illuminismo in Giappone. Egli infatti era dichiarato sostenitore della libertà religiosa, del secolarismo e della parità di genere. Supportava inoltre la radicale ipotesi secondo la quale l'inglese potesse sostituire il giapponese come lingua ufficiale del Paese, limitando l'idioma nazionale all'uso quotidiano e colloquiale. In seguito lavorò in qualità di ambasciatore nella Cina imperiale e in Regno Unito. In una conferenza stampa da ambasciatore in terra britannica, espresse la sua profonda convinzione che il progresso del Giappone dipendesse da due pilastri storici quali l'ampio sostegno alla tradizione imperiale e l'indipendenza dal controllo coloniale straniero. Questi due fattori avrebbero consentito alla società giapponese di progredire, accelerando il processo di modernizzazione senza però intaccare l'identità culturale della nazione. Dichiarò in aggiunta di ritenersi momentaneamente contrario all'istituzione di un sistema parlamentare a rappresentanza diretta in Giappone, poiché considerava il suo popolo non ancora culturalmente pronto ad effettuare scelte ponderate. L'intellettuale quindi auspicava per il suo Paese l'instaurazione di una tecnocrazia illuminata, in grado di perseguire al meglio gli interessi nazionali.[4]

Tornato nuovamente in Patria nel 1884 svolse l'attività di vice-ministro degli Interni, per poi essere nominato capoufficio presso il Ministero dell'Educazione nel governo di Itō Hirobumi. Fu riconfermato in tale ruolo anche nella successiva legislazione dal primo ministro Kuroda Kiyotaka. Mori affermava che il ruolo cardine dell'educazione fosse quello di favorire lo sviluppo intellettuale, morale e fisico dell'individuo. Proprio in tal senso Mori attuò le sue principali riforme: sei anni di istruzione obbligatoria, insegnamento superiore specializzante, potenziamento delle lingue straniere, implemento dell'educazione fisica e istituzione di un sistema scolastico patriottico ma al contempo libero da ingerenze religiose.[5] Pilastro della sua filosofia educativa era l'avversione nei confronti del confucianesimo, il quale aveva esercitato un'influenza dominante sull'istruzione durante il sakoku dello Shogunato Tokugawa. Il metodo dell'apprendimento confuciano si basava sulla memorizzazione dei testi classici. Mori era infatti fermamente contrario all'insegnamento di qualsiasi dottrina religiosa, politica o filosofica negli alunni; poiché credeva che lo studio dovesse fornire gli strumenti per sviluppare un proprio spirito critico. Siccome la sua ideologia era in netta contrapposizione con quella dei conservatori confuciani divenne oggetto di pesanti accuse.[6]

Decimo volume del Meiroku Zasshi edito nel giugno 1874.

L'11 febbraio 1889 avrebbe dovuto presenziare alla cerimonia di promulgazione della nuova Costituzione Meiji. Prima di poter prendere parte all'evento, fuori dalla residenza del capo di governo il ministro dell'Educazione venne assalito improvvisamente da Nishino Buntaro, un ex samurai della Prefettura di Yamaguchi. L'attentatore si scagliò contro Mori rifilandogli una coltellata in pieno petto. Il motivo di tale gesto scellerato è da ricondursi all'ultranazionalismo e al fanatismo religioso. Lo statista fu infatti accusato di blasfemia per aver calpestato l'area sacra del Grande Santuario di Ise senza essersi tolto le scarpe e per aver svelato al pubblico gli oggetti liturgici proibiti, riservati soltanto alla classe sacerdotale. Tale santuario essendo dedicato alla Dea Amaterasu e al culto dell'imperatore, risulta quindi il luogo di venerazione per eccellenza dello shintoismo di Stato. La mancata osservanza dei rituali venne quindi recepita da molti come un'offesa al sentimento nazionale e alla tradizione religiosa. Anche la data dell'attentato non fu casuale, poiché rappresentava l'anniversario della fondazione del Giappone da parte del leggendario Imperatore Jinmu. Il decesso di Mori avvenne il mattino seguente a causa delle gravi emorragie riportate. Sebbene il governo espresse il proprio cordoglio per l'infelice episodio, le frange più reazionarie dell'opinione pubblica e i massimi esponenti dello shintoismo imperiale si schierarono dalla parte dell'attentatore. Essi erano infatti da tempo preoccupati che Mori per via dei suoi ideali rivoluzionari avesse potuto rappresentare un ostacolo alla religione di Stato. I loro timori erano inoltre acuiti dal sospetto che per via dei frequenti soggiorni in Europa, il ministro fosse diventato un seguace del cristianesimo.[7]

  1. ^ Mori Arinori, su treccani.it.
  2. ^ Per i biografati giapponesi nati prima del periodo Meiji si usano le convenzioni classiche dell'onomastica giapponese, secondo cui il cognome precede il nome. "Mori" è il cognome.
  3. ^ Courtney Bellizzi, Mori Arinori: Japanese Statesman, su Smithsonian Institution Archives, 30 maggio 2013. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  4. ^ Request Rejected, su www.japanpitt.pitt.edu. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  5. ^ Modernità e tradizione nella scuola giapponese 1890-1945 - ProQuest, su www.proquest.com. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  6. ^ (EN) Mori Arinori and Japanese Education (1847-1889), su Association for Asian Studies. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  7. ^ (EN) Mori Arinori | Meiji Era, Education Reform, Diplomat | Britannica, su www.britannica.com. URL consultato il 20 gennaio 2024.

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