Il nome generico (Nepeta) si trova per la prima volta negli scritti di Gaio Plinio Secondo (Como, 23 – Stabiae, 25 agosto 79]) scrittore, ammiraglio e naturalista romano, e deriva da un antico nome latino per una pianta aromatica originaria di Nepi (Etruria).[2][3] L'epiteto specifico (nepetella) significa letteralmente "piccola nepeta" e si riferisce alle minori dimensioni della pianta.
Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778), conosciuto anche come Carl von Linné, biologo e scrittore svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Systema Naturae. Editio decima, reformata - 2: 1096. 1759" del 1759.[4]
L'altezza di queste piante varia da 3 a 6 dm (80 dm al massimo). La forma biologica è camefita suffruticosa (Ch suffr), sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm (le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose).[5][6][7][8][9][10]
La parte aerea del fusto è ascendente, legnosa alla base con indumento formato da peli crespi lunghi 0,2 mm. I fusti sono a sezione quadrangolare (a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici).
La disposizione delle foglie lungo il fusto è opposta a 2 a 2 e ogni coppia è disposta a 90° rispetto a quella sottostante. Sono picciolate con lamina a forma strettamente lanceolata. I bordi hanno per lato 5 - 6 profondi denti con apice acuto. Spesso le foglie formano dei fascetti ascellari. La superficie è pubescente o lanosa ma non vischiosa. Lunghezza del picciolo: 3 – 10 mm. Dimensione delle foglie: larghezza 3 – 6 mm; lunghezza 20 – 26 mm.
L'infiorescenza è ramosa ed è formata da verticillastri di 4 - 6 fiori all'ascella di brattee con forme lanceolato-acuminate. Ogni singolo fiore è sotteso da alcune bratteole lesiniformi. Dimensione delle brattee: larghezza 3 – 5 mm; lunghezza 7 – 15 mm. Dimensione delle bratteole: larghezza 0,2 - 0,4 mm; lunghezza 2 - 2,5 mm.
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), supero, 4 nucule[6][8]
Calice: il calice è tubuloso (gamosepalo - i sepali sono concresciuti) e abbastanza diritto con diverse nervature (una quindicina) e termina con le fauci oblique formate da cinque denti acuti (quegli superiori sono più lunghi di quelli inferiori - calice debolmente zigomorfo). È ricoperto da corti peli (indumento bianco-pubescente). Alla fruttificazione assume una forma urceolata. Lunghezza del tubo: 4 – 6 mm. Lunghezza dei denti: 2 – 4 mm.
Corolla: la corolla è bilabiata (gamopetala con struttura 2/3 - corolla zigomorfa): il labbro superiore è formato da due lobi lievemente ripiegati all'insù; il labbro inferiore è formato da tre lobi (quello centrale è più grande di tutti ed è concavo). Il labbro inferiore è inoltre ricoperto di macchie più scure (viola), mentre l'interno delle fauci è più chiaro sempre macchiato. Il tubo corollino esternamente è pubescente, mentre all'interno è privo dell'anello di peli caratteristico delle labiate (dei peli sono presenti solo alla base del labbro inferiore). Il colore è bianco (raramente è rosato o violaceo). Dimensioni del tubo: lunghezza 10 – 12 mm.
Androceo: gli stami sono quattro (un quinto stame è atrofizzato) e tutti fertili e con filamenti paralleli (non convergenti); sono inoltre inclusi. Gli stami sono didinami: i due posteriori sono più lunghi di quelli anteriori. Le antere sporgono appena dalla corolla; in particolare hanno l'unicità d'essere riunite e incrociate a 90° a due a due. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato.
Gineceo: l'ovario è supero (o anche semi-infero) formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti divisori all'interno dei due carpelli. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[11]. Lo stilo inserito alla base dell'ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme e più o meno lungo come gli stami. Lo stigma è bifido con lobi subuguali. Il nettario è un disco (a 4 lobi) alla base e intorno all'ovario più sviluppato anteriormente e ricco di nettare.
Fioritura: da (giugno) luglio a agosto (settembre).
Il frutto è un tetrachenio (composto da quattro nucule) racchiuso nel calice persistente. La forma è ovoidale trigona (dimensioni 1,7 x 1 mm). I semi sono sprovvisti di endosperma.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Habitat: l'habitat tipico per questa pianta sono gli incolti, i ruderi e i vecchi muri; ma anche le praterie rase, i prati e i pascoli aridi dal piano collinare a quello subalpino. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH neutro, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 800 fino a 2200 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e subalpino.
Per l'areale completo italiano Nepeta nepetella appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]
Macrotipologia: vegetazione delle praterie.
Classe: Festuco valesiacae-brometea erecti Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl. 1949
Ordine: Festucetalia valesiacae Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl. 1949
Alleanza: Stipo-poin xerophilae Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl. 1949
Descrizione: l'alleanza Stipo-poin xerophilae è relativa alle praterie xerofile di tipo steppico e calcicole delle valli interne delle Alpi orientali. La vegetazione di queste stazioni è rappresentata in prevalenza dai boschi steppico-continentali di pino silvestre e dai boschi (pannonici) di Quercus pubescens.[16]
La famiglia di appartenenza della specie (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie[8], ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. La famiglia è suddivisa in 7 sottofamiglie: il genere Nepeta è descritto nella tribùMentheae (sottotribù Nepetinae) appartenente alla sottofamiglia Nepetoideae.[5][17] Nelle classificazioni più vecchie la famiglia Lamiaceae viene chiamata Labiatae.
Nelle vecchie trattazioni botaniche alcune specie di Glechoma erano descritte all'interno del genereNepeta L..[10] In effetti le differenze tra le specie dei due generi (Glechoma e Nepeta) sono minime: il lobo mediano del labbro inferiore della corolla delle “Nepeta” è concavo (in Glechoma è piano), inoltre le foglie (sempre delle Nepeta) poste all'ascella dei fiori sono trasformate in brattee e quindi differenti dalle foglie cauline.
^abProdromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 51.1.2 ALL. STIPO-POION XEROPHILAE BR.-BL. & TÜXEN EX BR.-BL. 1949. URL consultato il 12 maggio 2017.
David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 12 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).