Nella mitologia greca, l'Ofiotauro (dal greco Οφιοταυρος, Ofiotauros, composto di ὄφις, ofis, "serpente", e ταῦρος, tauros, "toro") era un essere mostruoso, il cui corpo taurino terminava con una coda di serpente.
L'unico frammento testuale pervenutoci riguardo alla creatura si trova nei Fasti di Ovidio. Qui viene detto che le viscere dell'animale, partorito dalla Terra, conferiscono, a chi le brucia, il potere di rovesciare gli dei. Lo Stige, avvertito dalle Parche, imprigionò l'Ofiotauro (per impedire che fosse ucciso) in un bosco circondato da un triplice strato di mura. Durante la Titanomachia, il mostruoso ibrido fu ucciso con un'ascia adamantina da Briareo, un alleato dei titani, ma prima che le interiora potessero essere bruciate Zeus inviò gli uccelli a trafugarle. Quello che gliele riportò fu il nibbio: allora, per ricompensarlo del servizio resogli, Zeus lo elevò al cielo ponendolo tra le stelle.[1]
«Stella Lycaoniam vergit declinis ad Arcton
Milvus: haec illa nocte videnda venit.
Quid dederit volucri, si vis cognoscere, caelum,
Saturnus regnis a Iove pulsus erat;
concitat iratus validos Titanas in arma,
quaeque fuit fatis debita temptat opem.
Matre satus Terra, monstrum mirabile, taurus
parte sui serpens posteriore fuit:
hunc triplici muro lucis incluserat atris
Parcarum monitu Styx violenta trium.
Viscera qui tauri flammis adolenda dedisset,
sors erat aeternos vincere posse deos.
Immolat hunc Briareus facta ex adamante securi,
et iamiam flammis exta daturus erat:
Iuppiter alitibus rapere imperat: attulit illi
milvus, et meritis venit in astra suis.»
«All'Orsa Licaona si volge declinando la stella
del Nibbio: diventa visibile in questa notte.
L'evento che innalzò al cielo l'uccello, se vuoi saperlo,
fu quando Saturno era stato detronizzato da Giove:
irato, chiamò alle armi i possenti Titani,
e tentò ogni mezzo offertogli dal fato.
C'era un mostro mirabile, nato dalla Madre Terra, toro
il cui corpo terminava come un serpente:
esso in cupi boschi con un triplice muro aveva imprigionato
il truce Stige, avvertito delle Parche.
Chiunque avesse posto tra le fiamme ardenti le viscere del toro
era profetizzato che avrebbe guadagnato il potere di vincere gli dei.
Briareo lo immolò con un'ascia adamantina,
ed era in procinto di bruciare le interiora:
Giove ordinò agli uccelli di rubarle: gliele portò
il nibbio, e per il suo merito fu posto tra le stelle.»