L'operazione Vistola, nota anche come operazione Wisła (in lingua polacca Akcja "Wisła", in ucraino Операція «Вісла»), è il nome dato alla deportazione della popolazione ucraina, bojko e lemko residente nei territori dei nuovi confini sud-orientali della Polonia, portata a termine dal governo comunista polacco con l'aiuto dell'Unione Sovietica e della Cecoslovacchia comunista nel 1947. L'obiettivo dichiarato dell'operazione era la soppressione dell'UPA, l'Esercito Insurrezionale Ucraino, a cui era attribuito il terrore e l'assassinio di civili polacchi nei territori sud-orientali a partire dal 1944. Circa 200.000 persone, in maggior parte di etnia ucraina, furono forzate a stabilirsi nei nuovi territori settentrionali acquisiti dalla Polonia dopo la Seconda guerra mondiale a spese della Germania.[1]
Dopo la caduta del comunismo, l'operazione fu condannata da parte di politici e di storici polacchi e ucraini.[2] È stata descritta come una pulizia etnica condotta dai polacchi in fonti sia occidentali sia ucraine.[3]
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