L'oscillazione antartica (AAO, Antarctic oscillation, per distinguerla dall'oscillazione artica o AO), nota anche come modalità anulare meridionale (SAM, Southern Annular Mode), è una modalità di variabilità atmosferica a bassa frequenza presente nell'emisfero australe, definita come una fascia di forti venti occidentali o di bassa pressione che circonda l'Antartide e che si sposta verso nord o verso sud.[2]
Costituisce un fattore climatico significativo per l'Australia, influenzandone le condizioni meteorologiche: è infatti associata a tempeste e fronti freddi che si spostano da ovest a est, portando precipitazioni nella regione meridionale del paese.[3]
Sia gli eventi SAM positivi che quelli negativi tendono a durare approssimativamente dai dieci giorni alle due settimane, anche se l'intervallo di tempo tra un evento positivo e uno negativo è casuale. Quest'ultimo di solito ha una durata variabile da una settimana a qualche mese, con una SAM negativa più comune nei mesi freddi e una SAM positiva più prolungata nei mesi più caldi. I venti associati all'oscillazione antartica provocano la risalita delle acque profonde circumpolari calde lungo la piattaforma continentale antartica,[4][5] fenomeno che è stato collegato allo scioglimento basale della piattaforma di ghiaccio.[6] Tale meccanismo causato dal vento potrebbe destabilizzare ampie porzioni della calotta glaciale antartica.[7]
Nella sua fase positiva, la fascia dei venti occidentali che guida la corrente circumpolare antartica si intensifica e si contrae verso l’Antartide.[8] Durante l'inverno, la fase positiva aumenta le precipitazioni nell'Australia sudorientale (fin sopra lo stato di Victoria) a causa di maggiori flussi d'aria umida provenienti dall'Oceano Pacifico. Allo stesso tempo, diminuisce la pioggia nel sud-ovest e riduce le precipitazioni nevose nelle aree alpine australiane. In primavera e in estate, la fase positiva riduce le probabilità di caldo estremo e aumenta i flussi umidi sulla terraferma, rendendo quindi la primavera e l’estate più umide del normale. La fase positiva si verifica più frequentemente in corrispondenza dell'evento noto come La Niña.[9]
Durante la fase negativa, la fascia dei venti occidentali si sposta verso l'equatore, riducendo così le precipitazioni nel sud-est dell'Australia durante l'estate e aumentando la possibilità di ondate di calore in primavera. Durante l'inverno, solitamente si verificano piogge più abbondanti del normale nelle regioni meridionali e sud-occidentali, con maggiori nevicate nelle aree alpine, mentre lungo la costa orientale l'inverno è più secco a causa della debolezza dei flussi d'aria umida provenienti da est e a causa della presenza della Grande Catena Divisoria, che funge da ombra pluviometrica. La fase negativa si verifica più frequentemente in corrispondenza di El Niño.[9]
Nel 2014 è stata ricostruita la storia dell'oscillazione antartica degli ultimi mille anni, a partire dall'analisi di carote di ghiaccio e ricostruzioni della crescita degli alberi. I risultati di tale ricerca suggeriscono che dall'inizio del XXI secolo l'oscillazione si trovi nella fase positiva più estrema dell'ultimo millennio, e che tali tendenze siano attribuibili all’aumento dei livelli di gas serra e alla riduzione dell’ozono stratosferico.[11]