I palestinesi cristiani (in arabo الفلسطينيون المسيحيون?) costituiscono una cospicua minoranza dei palestinesi. Sono affiliati principalmente alla Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme, alla Chiesa greco-cattolica melchita, alla Chiesa maronita e a varie chiese evangeliche. Le più grandi comunità palestinesi cristiane sono concentrate in Galilea e in Cisgiordania, mentre una vasta proporzione è emigrata nel resto del mondo arabo e in America Latina.
In lingua araba i cristiani sono chiamati Naṣrānī (derivato dal termine Nazareno) o Masīḥī (derivante dal termine arabo Masīḥ, ossia "Messia").[1] I parlanti ebraico li chiamano invece Notzri o Notsri (Nazareni", originari cioè della cittadina di Nazareth).[2]
Nel 2015 i cristiani assommavano approssimativamente a 1-2,5% della popolazione araba della Cisgiordania e a meno dell'1% nella Striscia di Gaza.[3][4] Secondo le stime delle autorità britanniche durante il loro Mandato in Palestina, la popolazione cristiana di Palestina assommava nel 1922 al 9,5% della popolazione complessiva, non casualmente calata al 7,9% già nel 1946.[5] Un gran numero di cristiani arabi fuggì o fu espulso dalle aree sotto controllo ebraico della Palestina mandataria durante la guerra arabo-israeliana del 1948, e un piccolo numero lasciò la Palestina durante il periodo 1948–1967, in cui una parte della Palestina fu governata dalle autorità giordane, per ragioni essenzialmente economiche. Dal 1967 la popolazione cristiana palestinese è aumentata rispetto all'emigrazione continua.[6] Vi sono anche molti palestinesi cristiani che discendono da rifugiati palestinesi dopo gli eventi successivi al 1948, fuggiti in Paesi a maggioranza cristiana e convertiti alle fedi religiose lì prevalenti, che formano un'ampia diaspora cristiana.[7][8]
In tutto il mondo esiste circa un milione di cristiani palestinesi. Essi vivono prevalentemente nei Paesi arabi confinanti con la Palestina storica e nella diaspora, particolarmente in Sud America, Europa e Nord America.
Nel 2009, esistevano all'incirca 50 000 cristiani nei territori palestinesi, in gran parte nella Cisgiordania e circa 3 000 nella Striscia di Gaza.[9] Della consistenza cristiana palestinese in Israele di 154000 persone, quasi l'80% è definito "arabo", molti dei quali identificantisi in "palestinesi".[10][11] La maggioranza (56%) dei cristiani palestinesi vive nella diaspora palestinese.[12]
Attorno al 50% dei palestinesi cristiani appartiene alla Chiesa ortodossa di Gerusalemme, una delle 15 Chiese della Chiesa ortodossa. Questa comunità è nota anche come "cristiani arabi ortodossi", appartenenti alla Chiesa greco-ortodossa. Vi sono anche maroniti, melkiti-cattolici orientali, giacobiti, caldei, cattolici di obbedienza romana, chiamati localmente "Latini", siro-cattolici, copti ortodossi, copti cattolici, armeni ortodossi, armeni cattolici, quaccheri (Friends Society), metodisti, presbiteriani, anglicani (episcopali), luterani, evangelici, pentecostali, nazareni, Assemblee di Dio, battisti e altri protestanti; oltre a piccoli gruppi di Testimoni di Geova, mormoni e ulteriori gruppetti.
Il Patriarca ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III di Gerusalemme, è il capo della Chiesa ortodossa di Gerusalemme, ma Israele ha rifiutato di riconoscere la sua nomina.[13] Se confermata, egli rimpiazzerebbe il patriarca Ireneo (in carica dal 2001), il cui status nella Chiesa è stato messo in discussione dopo un periodo caratterizzato da controversie che hanno suscitato polemiche e scandalo derivante dal fatto che egli ha venduto proprietà palestinesi a israeliani ebrei ortodossi.[14] L'arcivescovo Teodosio (Hanna) di Sebastia è il prelato palestinese di più alto rango nella Chiesa ortodossa di Gerusalemme.
Controllo di autorità | BNE (ES) XX568188 (data) |
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