Il patch test è un test allergologico utilizzato per determinare se una sostanza specifica provoca infiammazione allergica della cute con meccanismo ritardato ovvero cellulo-mediato (delayed-type hypersensitivity, DTH o reazione di IV tipo secondo la classificazione di Coombs e Gell[1]). Il patch test è indicato in presenza di eczema da sospetta dermatite allergica da contatto[2] (DAC) e/o dermatite atopica, la quale, nonostante sia dovuta ad un meccanismo IgE mediato (reazione di ipersensibilità di I tipo) consta anche di una reazione di fase tardiva che raggiunge il suo apice intorno alle 24 ore e consiste nell’accumulo di neutrofili, eosinofili e linfociti T helper, perciò nonostante l’esame più consigliato per diagnosticare quest’ultima sia il prick test, che valuta la risposta immediata IgE-mediata, anche il patch test risulta utile, specialmente nei rari casi in cui la reazione di fase tardiva si verifica in assenza di una precedente e conclamata reazione di ipersensibilità immediata (quindi non riscontrabile con il prick test). Il patch test, in questi casi, aiuta a identificare quali sostanze possono essere la causa della reazione allergica da contatto.
Prima di effettuare il test, è necessario tenere presente che terapie cortisoniche sistemiche (per os o iniezione) a dosaggi medio/alti e/o per periodi prolungati potrebbero alterare il risultato del test e dovrebbero essere sospese tempestivamente prima di sottoporsi a patch test. La terapia con antistaminici, al contrario, non interferisce con il risultato del test e può essere mantenuta.
Piccole quantità delle sostanze da testare (apteni) vengono posizionate in cellette di plastica o alluminio adese ad un supporto (cerotto o patch). Il patch viene quindi applicato sulla cute del paziente, solitamente a livello del dorso, e mantenuto in sede per 48-72 ore. Dopo tale periodo, il medico provvede a rimuovere il patch ed a verificare il risultato del test. Durante le 48-72 ore del test è importante prestare attenzione affinché il supporto adesivo non si stacchi dalla cute. Il paziente non dovrà quindi bagnare la schiena e dovrà evitare per quanto possibile l'eccessiva sudorazione (astenersi da attività sportiva o lavori pesanti) poiché una volta bagnato il cerotto tende a staccarsi.
Durante il test il paziente può avvertire fastidio e prurito a livello del dorso, solitamente di modesta intensità. In alcuni casi il prurito può essere intenso; in tal caso è necessario avvertire il medico. Il patch test tuttavia non determina il rischio di reazioni gravi quali lo shock anafilattico.
In Italia, il patch test viene solitamente eseguito con serie di apteni standard; la serie più comunemente utilizzata è la serie definita dalla Società Italiana di Dermatologia Allergologia Professionale e Ambientale (SIDAPA[4]) e comprende oltre 25 apteni di varia natura (metalli, coloranti, conservanti e altri).
Gli apteni che più comunemente sono responsabili di dermatite allergica da contatto comprendono: