Poligono minore | |
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Persicaria minor | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
Ordine | Caryophyllales |
Famiglia | Polygonaceae |
Sottofamiglia | Polygonoideae |
Tribù | Persicarieae |
Genere | Persicaria |
Specie | P. minor |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Caryophyllidae |
Ordine | Polygonales |
Famiglia | Polygonaceae |
Genere | Persicaria |
Specie | P. minor |
Nomenclatura binomiale | |
Persicaria minor (Huds.) Opiz, 1852 | |
Sinonimi | |
Polygonum minus |
Il poligono minore (Persicaria minor (Huds.) Opiz, 1852) è una pianta di tipo arbustivo della famiglia delle Poligonacee[1] con piccoli fiori rosa raccolti a spiga.
Il nome del genere (Persicaria) deriva semplicemente dal fatto che le foglie sono molto simili a quelle del pesco. L'epiteto specifico (minor) indica una specie di dimensioni più piccole rispetto ad altre dello stesso genere.
Il binomio scientifico originale Polygonum minus è stato definito dal botanico britannico William Hudson (1730 – 1793) nella sua opera "Flora Anglica” del 1762, in seguito il botanico Philipp Maximilian Opiz (1787–1858) lo ha cambiato in Persicaria minor.
Gli inglesi chiamano questa pianta Small Water-pepper; i tedeschi la chiamano Kleiner Knöterich; i francesi Renouée fluette.
Il portamento di questa pianta è prostrato – ascendente o anche decombente. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia si tratta di una pianta a ciclo biologico annuo (raramente biennale) con fusto allungato e non molto foglioso. L'altezza media che può raggiungere è dai 10 cm ai 40 cm (in Pignatti[2] è indicata una altezza massima di 120 cm misurata dall'Autore personalmente).
La radice è del tipo a fittone; ma a volte si possono generare delle piccole radichette dai nodi più bassi del fusto.
Gli steli del fusto sono sottili (qualche millimetro di diametro) e gracili. La superficie è quasi glabra, mentre lungo il fusto sono presenti degli internodi leggermente arrossati (o bruni) per la presenza di ocree pubescenti (sono delle stipole cilindriche, membranose, ciliate con lunghe setole e guainanti il fusto); queste strutture sono tipiche di questa e altre specie del genere Persicaria. Dimensione delle ocree : 8 – 20 mm di lunghezza; lunghezza delle ciglia setolose delle ocree : 5 – 10 mm.
Le foglie hanno una forma lanceolata quasi lineare - lanceolata e sono disposte in modo alterno lungo il fusto; sono acuminate all'apice. Hanno un breve picciolo, ma a volte sono sub-sessili. La pagina superiore della foglia raramente è punteggiata di ghiandole come in altre specie, ma è solcata da evidenti nervature. Dimensione media delle foglie : larghezza 4 – 10 mm; lunghezza 20 – 75 mm. Lunghezza del picciolo : 2 mm.
L'infiorescenza è composta da sottili e lunghe spighe peduncolate, terminali, disposte all'ascella delle foglie con pochi fiori disposti anche in modo discontinuo (spiga di tipo interrotta). Le spighe possono essere oblique o incurvate; con peduncolo o senza : in questo caso i fiori inferiori sono direttamente racchiusi nelle ocree. Sono presenti dei minimi pedicelli (sostegno di ogni singolo fiore). Dimensione delle spighe : lunghezza 1– 5 cm, spessore 2 – 4 mm. Lunghezza del peduncolo fino a 25 mm. Lunghezza dei pedicelli 0,5 – 1 mm.
La struttura dei fiori di questa specie è diversa dal “classico” fiore delle Angiorsperme in quanto il calice e la corolla non sono ben differenziati; abbiamo quindi un perigonio con diversi tepali (e non un perianzio con un calice e i suoi sepali e una corolla con i suoi petali). Questa “diversità” non sempre è chiara e ben definita, o accettata dai vari botanici, per cui in alcuni casi strutture di questo tipo si definiscono come “perianzio corollino con tepali”[3] oppure “perianzio aciclico”[4]
I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, pentameri, persistenti e molto regolari nelle dimensioni.
Il frutto è un achenio uniloculare (e quindi un seme solo) a forma ovale, appiattito su una faccia (forma lenticolare) a volte è a forma trigona; è di colore nero o marrone scuro, ma la superficie è lucida. Dimensione del frutto : 1,5 – 2,5 x 1 – 1,2 mm.
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale :
La famiglia di questo genere è mediamente numerosa (una cinquantina di generi per circa un migliaio di specie), mentre il genere Persicaria comprende una cinquantina di specie, di cui una dozzina circa sono spontanee della nostra flora.
Il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Poligonacee all'ordine delle Polygonales mentre la moderna classificazione APG la colloca nell'ordine delle Caryophyllales. Sempre in base alla classificazione APG sono cambiati anche i livelli superiori (vedi tabella a destra).
Il genere di questa pianta è relativamente nuovo in quanto fino a qualche decennio fa questa pianta e altre specie simili facevano parte del genere Polygonum. Questa ristrutturazione tassonomica non è accettata unanimemente da tutti i botanici, infatti tuttora ci sono ancora diverse classificazioni che non contemplano un'esistenza autonoma per il genere Persicaria.
All'inizio dell'altro secolo il botanico italiano Adriano Fiori (1865 – 1950) aveva sistemato questa pianta nella sezione “PERSICARIA” del genere Polygonum; sezione caratterizzata dall'avere foglie lanceolate, ocree ad angolo retto, fusti ramosi con infiorescenza a spiga e cotiledoni “accombenti”, ossia nel seme le “radicicole” sono piegate sul margine dei cotiledoni, e si sviluppano sulla linea di fenditura di separazione degli stessi[6]. Questa sezione ora è stata convertita in un genere autonomo.
La specie Persicaria minor è molto simile alla specie Persicaria maculosa per cui anche se non sono stati ancora fatti degli studi approfonditi, probabilmente presenta gli stessi problemi di classificazione tassonomica della maculosa (vedere le osservazioni nella scheda Persicaria maculosa paragrafo “Variabilità”).
Nell'elenco che segue sono indicati alcuni ibridi intraspecifici :
La specie di questa scheda, in altri testi, può essere chiamata con nomi diversi. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
In alcune zone sono considerate parti eduli le foglie e i semi; si mangiano crudi o cotti (si consiglia di usarli insieme al curry). Queste piante possono contenere minime quantità di acido ossalico che è una sostanza nociva per cui bisogna fare attenzione. Persone con problemi di reumatismi, artriti e calcoli renali dovrebbe prendere particolare cautela se inseriscono questa pianta nella loro dieta[7].
Queste piante vengono usate nel giardinaggio, soprattutto nelle parti molo umide di un giardino (aree quasi paludose). Si propagano facilmente per seme (la semina avviene in primavera); i terreni preferiti sono quelli mediamente limosi e argillosi. Crescono bene in zone di semi-ombra e con suoli costantemente bagnati.