Intorno al 1708 frequentò un corso di disegno e pittura con Frans van Steenwijk,[5] e fu, in seguito, un decano della Corporazione di San Luca ad Haarlem.
Nel 1721 ricevette la carica di presidente della camera di retorica Trou must Blijcken, alla quale dedicò una poesia di capodanno ogni anno.[3][1]
L'anno seguente fu nominato artista di città ad Haarlem, per la quale scrisse poemi annuali dal 1724,[5] e nel 1749 ricevette il compito di scrivere la storia della città, che rimase incompiuta.[1][2]
Langendijk si sposò solo dopo che sua madre morì, nel 1727.[3][2]
Langendijk fu battezzato mennonita pochi giorni prima di morire.[6]
Langendijk proseguì la tradizione drammaturgica olandese del XVII secolo, riducendone alcune caratteristiche come la farsa, e aggiungendovi elementi della commedia francese, soprattutto di Molière.[7]
Langendijk si distinse per la brillantezza dei dialoghi, per l'inventiva, per la caratterizzazione dell'umanità e della società.[7]
Ai suoi esordi, realizzò una delle sue opere più popolari, intitolata Don Quichot op de bruiloft van Kamacho (Don Chisciotte al matrimonio di Kamacho, 1711),[4] basata sul matrimonio dello stupido contadino Kamacho con Quiteria, ostacolato dal nobile Bazilio, innamorato della donna.[3]
Het wederzijdsch huwelijks bedrog (Il reciproco inganno matrimoniale, 1714)[4] risultò il suo lavoro migliore, incentrato sulla storia di due innamorati che cercano di apparire più benestanti e più prestigiosi di quanto siano in realtà. Il lato comico dell'opera emerse dalla duplicità della finzione.[7]
Langendijk approfondì maggiormente le descrizioni delle problematiche degli ambienti sociali, dalla nobiltà ai contadini ed ai mercanti, degli usi e costumi, più che quelli psicologici dei personaggi.[7]
Langendijk evidenziò anche fini moralistici, che però non arrivarono mai a livelli predicatori.[7]
Per quanto riguarda la sua attività lirica, le sue Gedichten (Poesie, 1721-1760) furono pubblicate in quattro volumi,[3][4] parzialmente ispirate allo stile del poeta Constantijn Huygens (1596–1687),[6] ma di contenuti religiosi.[8]