Polivinilbutirrale | |
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Abbreviazioni | |
PVB | |
Nomi alternativi | |
GlasNovations, Butacite, Saflex, S-Lec, Trosifol | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | (C8H14O2)n |
Aspetto | solido bianco[1] |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 613-158-6 |
Proprietà chimico-fisiche | |
Densità (g/cm3, in c.s.) | 1,08[2] |
Temperatura di fusione | 165-185 °C (438-458 K)[1] |
Indicazioni di sicurezza | |
Simboli di rischio chimico | |
Frasi R | R36/37/38 |
Frasi S | S26-36-24/25 |
Il polivinilbutirrale (o PVB) è un materiale plastico preparato facendo reagire alcool polivinilico e butiraldeide.
Fisicamente la resina di PVB si presenta sotto forma di granuli o polvere bianca molto fine che è possibile estrudere per formare un film, oppure sciogliere in solventi.
Il polivinilbutirrale, opportunamente plastificato ed additivato, viene utilizzato principalmente sotto forma di pellicola nei vetri laminati, dove viene inserito tra due lamine di vetro.[3] Tale pellicola risulta trasparente e ha lo scopo di mantenere uniti i due strati di vetro impedendo la propagazione di fratture tra uno strato e l'altro.
Viene inoltre utilizzato nei pannelli fotovoltaici a film sottile.
Sotto forma di film non plastificato, il PVB viene utilizzato anche nei materiali compositi, grazie alla sua facilità di applicazione, flessibilità e adesione alla maggior parte dei rinforzi (fibra di carbonio, fibre aramidiche, fibra di vetro).
Sotto forma di resina in polvere, il PVB trova applicazione nei seguenti settori: