Preferisco il rumore del mare | |
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Silvio Orlando in una scena del film | |
Lingua originale | italiano |
Paese di produzione | Italia, Francia |
Anno | 2000 |
Durata | 90 min |
Genere | drammatico |
Regia | Mimmo Calopresti |
Soggetto | Francesco Bruni, Heidrun Schleef, Mimmo Calopresti |
Sceneggiatura | Mimmo Calopresti e Francesco Bruni |
Produttore | Luigi Musini |
Casa di produzione | Bianca Film e Arcapix |
Distribuzione in italiano | Mikado |
Fotografia | Luca Bigazzi |
Montaggio | Massimo Fiocchi |
Musiche | Franco Piersanti |
Scenografia | Alessandro Marrazzo |
Costumi | Silvia Nebiolo |
Interpreti e personaggi | |
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Preferisco il rumore del mare è un film del 2000 diretto da Mimmo Calopresti.
È stato presentato nella sezione Un Certain Regard del 53º Festival di Cannes.[1]
Il titolo del film è preso da un verso del poeta Dino Campana:
«Fabbricare, fabbricare, fabbricare
preferisco il rumore del mare
che dice fabbricare fare e disfare»
La notte di capodanno Luigi, calabrese che ha fatto fortuna a Torino, accorre in ospedale dove è stato ricoverato il figlio Matteo. Dal momento del suo arrivo, Luigi ricorda i fatti salienti dell'ultimo anno, legati alla sua famiglia.
Un anno prima Luigi, in visita in Calabria alla madre, aveva incontrato il giovane Rosario, orfano di madre e rimasto solo dopo l'incarcerazione del padre. Luigi prende a cuore la sua situazione e si organizza per farlo venire a Torino, trovandogli alloggio e lavoro presso l'istituto per ragazzi disadattati di Don Lorenzo, un suo amico e benefattore. Rosario arriva così in città, ma i primi tempi si rivelano difficili per lui, ancora attaccato al suo paese; Luigi, che aveva vissuto una simile situazione, lo accoglie nei weekend in casa sua, facendogli conoscere suo figlio Matteo, un ragazzo asociale e problematico con una madre affetta da disturbi psichici. Matteo cercherà di coinvolgere inutilmente Rosario nel furto di soldi e dell'orologio del padre, che ha una relazione con una ragazza più giovane e nel frattempo deve far fronte a un'inchiesta giudiziaria per illeciti finanziari in cui è coinvolto il suocero, proprietario dell'azienda per cui Luigi lavora. I due ragazzi, coetanei, nonostante alcune divergenze iniziali e le diversità sociali, stringono una buona amicizia che li porterà a prendere coscienza di dover vivere la propria vita, senza lasciarsela indirizzare o influenzare dagli altri. La notte dell'ultimo dell'anno, Matteo, in un vero atto di ribellione nei confronti del padre, spesso assente e poco sensibile ai problemi del figlio, mette a soqquadro la loro splendida villa e tenta il suicidio ingerendo farmaci e alcol. Rosario, dopo aver soccorso l'amico, viene reputato da Luigi come responsabile del suo gesto e cacciato in malo modo. Decide così di ritornare in Calabria, per ricominciare una nuova vita.