Il Primo congresso panslavo (Lingua ceca: Slovanský sjezd) si tenne a Praga tra il 2 giugno e il 12 giugno 1848. [1]
In seguito si tennero altri Congressi panslavi in diverse città dell'Europa Centrale e Orientale.
L'iniziativa partì da Pavel Jozef Šafárik e Josip Jelačić, ma fu organizzata dagli attivisti cechi František Palacký, Karl Zapp, Karel Havlíček Borovský r František Ladislav Rieger.
Inizialmente l'obiettivo del congresso non era chiaro. Inoltre gli organizzatori iniziarono a discutere sui temi dell'agenda.[2]
Una volta avviata la conferenza si divise in tre sezioni: polacco-ucraini, slavi meridionali e cecoslovacchi.[3] Dei 340 delegati, la maggioranza era di origine cecoslovacca.[4] Durante la discussione venne usata la lingua tedesca.
Il dibattito ruotò attorno al ruolo dell'Impero austriaco. Josef Frič sosteneva che l'obiettivo primario era di "preservare l'Austria".[5] Tale punto di vista venne rigettato da Ľudovít Štúr il quale sosteneva che gli slavi dovevano pensare lalla loro preservazione.[5]
Un'importante dichiarazione arrivò il Dieci giugno quando venne pronunciato il Manifesto delle Nazioni d'Europa, nel quale veniva chiesto la fine dell'oppressione del popolo slavo.[6] Gli slavi non cercavano alcun tipo di vendetta,[7] ma volevano tendere la mano fraterna alle nazioni vicine.[7][8]
I lavori del Congresso s'interruppero il Dodici giugno.[9][10] I delegati se ne andarono e alcuni di loro vennero arrestati[9] tra i quali Mikhail Bakunin.
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