Primo amore | |
---|---|
Titolo originale | Premier amour |
Autore | Samuel Beckett |
1ª ed. originale | 1946 |
1ª ed. italiana | 1971 |
Genere | novella |
Lingua originale | francese |
Primo amore è una novella di Samuel Beckett scritta in francese (Premier amour) nel 1946, ma pubblicata solo nel 1970 e tradotta dallo stesso autore in inglese come First Love (1974). In italiano è stata tradotta da Franco Quadri per Einaudi nel 1970. Richiesta da Jérôme Linder per un'edizione limitata, Beckett parlò della novella come di una propria "cassa da morto in cantina"[1], ma alla fine cedette e la pubblicò dopo aver ricevuto il Premio Nobel, per l'insistenza di editori e amici ad avere qualcosa di nuovo. In realtà non gli piaceva più. Si pentì d'averne concesso la stampa, ma corresse lo stesso le bozze[2] mentre era in vacanza ad Alghero, lamentandosene, per lettera, anche l'anno successivo, mentre la traduceva in inglese.
In italiano, è stata pubblicata con i tre racconti, Lo sfrattato, Il calmante e La fine e con i 13 Testi per nulla in volume unico (da Einaudi, nei «Supercoralli» nel 1971 e nei «Nuovi coralli» nel 1974 e successivamente).
Il testo è stato anche messo in scena o letto a teatro da Michael Lonsdale, Alexandre Fabre o Sami Frey in Francia e da Ralph Fiennes in Australia.
L'unico personaggio è quello che dice "io" già dalla prima parola. Dice di sé che aveva 25 anni quando suo padre morì, e racconta appunto di suo padre e della tomba di lui e del cimitero dove riposa; poi di un viaggio-ricordo a Ohlsdorf, dove dal cimitero si poteva guardare lontano dall'alto. Quindi, nonostante ritenga che il padre abbia organizzato per lui di restare nella sua casa, racconta di come è stato mandato via dalla casa paterna. Poi racconta di una ragazza che gli ha detto di chiamarsi Lulu; ma dopo qualche pagina, stanco del nome, lei diventa Anna. I due si incontrano su una panchina. Lei sembra invadente anche se non fa quasi niente. Per non incontrarla, lui va via a sdraiarsi al bordo di un campo, ma poi sente la sua mancanza e torna alla panchina. I due si incontrano nuovamente. Lui chiede a lei di cantargli una canzone. Poi vanno a casa di lei, dove lui svuota una stanza e vi si piazza per abitarci. Lei lo lascia fare. Sembra il racconto ingenuo di un uomo accalappiato da una prostituta, e non c'è sesso, almeno non consapevole, perché lui si sveglia con lei al fianco e nuda e sa solo di aver dormito male. Poi un giorno lei dice di essere incinta e che il figlio che aspetta è di lui. Deve esserci un'altra donna in cucina quando lui se ne va, scacciato fuori, poi seduto di fronte alla casa, dove finisce questa specie di amore. Alla fine, si incammina e se si ferma sente le grida venire dalla casa, per non sentire le quali riprende a camminare.
Lo stile è lento e malinconico, pieno di umorismo disincantato, con qualche dettaglio che prova a essere ripugnante, e continui dubbi, quasi ottusi. Il riferimento a non aver potuto parlare inglese, fa pensare a un'ambientazione tedesca, più che francese, come durante i viaggi giovanili dell'autore in Germania, ma non vi è ambientazione riconoscibile e il cimitero, la panchina, la stanza potrebbero essere ovunque.