La prostituzione in Svizzera è una libera professione legalmente regolamentata, legalizzata nel Paese a partire dal 1942.[1][2]
In Svizzera la prostituzione rientra fra le libere professioni autonome: chi la svolge deve dichiarare la propria attività al fisco, pagare le imposte sui servizi offerti e rispettare i requisiti normativi generali e specifici.[3] Deve, fra le altre cose, svolgere l'attività presso un locale non condiviso, nel qual caso l'attività si configura come postribolo,[3] per il cui esercizio sono previste licenze specifiche, tipicamente all'interno di edifici adibiti con reception e possibilità di usufruire di diversi appartamenti e camere. La prostituzione su strada è anch'essa regolamentata dalla legge, e permessa in aree specificamente adibite nelle principali città.
È possibile promuovere i propri servizi tramite annunci sui giornali, siti internet, e canali dedicati, come per esempio le pubblicazioni per adulti; in seguito alla diffusione di internet, i principali club hanno reso possibile scegliere online la professionista e prenotare un appuntamento presso la struttura. In virtù di questo nuovo quadro, nel 2018 una serie di associazioni per i diritti dei lavoratori del sesso ha creato un portale, sovvenzionato dall'Ufficio federale della sanità pubblica e dedicato ai diversi generi, nel quale promuovere i propri servizi con annunci e concordare in modo il più possibile informato le prestazioni.[4]
Secondo una indagine dell'Istituto di sociologia dell'Università di Ginevra risalente agli anni 2010, in Svizzera le prestazioni sessuali a pagamento erano offerte prevalentemente nei saloni di massaggio, seguiti della prostituzione svolta in strada, poi quella nei club e cabaret, e infine i servizi di escort.[3]
Essendo la Svizzera una confederazione di stati (cantoni), la legislazione ha impronta federale, pertanto, posto un quadro generale di base, differisce fra cantone e cantone per le regolamentazioni specifiche. Le autorità di Zurigo, per esempio, hanno fatto installare posti auto coperti chiamati Verrichtungsboxen o sex-box ("scatole del sesso") per cercare di rendere più discreta e al contempo controllata l'attività di strada,[5][6] soluzione che ha riscosso parere favorevole da parte delle autorità locali nel 2014, dopo più di un anno di operatività,[7] un certo numero di lavoratori del sesso ha tuttavia criticato la misura.[8]
La prostituzione è svolta prevalentemente da cittadine di origine est europea (Romania e Bulgaria), mentre nel Canton Ticino il 20% delle prostitute è composto da cittadine italiane, seguite dalle cittadine spagnole.[9] Il mercato della prostituzione, secondo dati degli anni 2010, coinvolgeva fra clienti e professionisti in totale circa 17.000 persone, con un fatturato annuale stimato intorno ai 3,5 miliardi di franchi.[3] Dopo un incremento dei lavoratori del sesso fra il 2004 e il 2012,[10] dovuto principalmente all'accordo sulla libera circolazione delle persone tra Europa e Svizzera,[3], nel periodo successivo si è registrata una flessione, anche in seguito ad alcune revisioni delle normative.[11][9]
Sino al luglio del 2014, in Svizzera era legale la prostituzione minorile a partire dai sedici anni di età, poiché non espressamente vietata da una norma. Ciò ha suscitato critiche a livello internazionale, in particolare dopo che il governo svizzero ha firmato nel 2010 la Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali. Il Paese ha quindi modificato la propria legislazione vietando espressamente la prostituzione minorile, con una legge del 2013 entrata in vigore l'anno seguente.[12] Tale ritardo normativo, secondo la direttrice del consultorio per donne Xenia e il dicastero comunale di polizia di Zurigo, era dovuto al fatto che i casi effettivi di prostituzione dai 16 ai 18 anni erano effettivamente rari e gestiti nell'ambito della regolamentazione legale.[13] Dopo l'introduzione del divieto, fra il 2014 e il 2019 l'esercizio della prostituzione è stato oggetto di ulteriore revisione normativa, per regolamentare ulteriormente gli aspetti fiscali, le licenze, e per permettere ai comuni, fra le altre cose, di subordinare la licenza all'accordo da parte della comunità.[14][11]
Nel 2015 il Consiglio federale ha pubblicato un report di circa 150 pagine frutto di un'ampia indagine sullo stato della prostituzione legale e illegale in Svizzera, trattando anche il tema della tratta degli esseri umani.[15]