Quinestradolo | |
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Nome IUPAC | |
(16R,17R)-3-ciclopentilossi-13-metil-6,7,8,9,11,12,14,15,16,17-decaidrociclopenta[a]fenantren-16,17-diolo | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C23H32O3 |
Massa molecolare (u) | 356,50 |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 214-623-2 |
PubChem | 14626804 |
SMILES | CC12CCC3C(C1CC(C2O)O)CCC4=C3C=CC(=C4)OC5CCCC5 |
Indicazioni di sicurezza | |
Il quinestradolo (conosciuto anche con il nome di quinestradol o Quinestradiol) è il 3-ciclopentil etere dell'estriolo ed è quindi un estrogeno di sintesi, utilizzato nella Terapia ormonale sostitutiva.
Rispetto ad altri estrogeni il farmaco presenterebbe un potenziamento per il trofismo per il tratto vulvo-vagino-cervicale dell'apparato genitale femminile. Il quinestradolo stimola la secrezione cervicale e promuove la proliferazione dell'epitelio vaginale.
Il quinestradolo viene impiegato per trattare i sintomi vulvo-vaginali[1][2] in menopausa e post-menopausa, pertanto dovuti a carenza estrogenica.[3] Il farmaco viene anche utilizzato per prevenire e tenere sotto controllo l'osteoporosi post menopausale. Un'ulteriore indicazione è rappresentata dall'infiammazione della regione trigono vescicale della vescica urinaria (cistotrigonite)[4] più frequente nella post menopausa.
In corso di trattamento in alcuni soggetti può verificarsi senso di tensione mammaria, sanguinamento vaginali, ritenzione idrica e salina, iperplasia dell'endometrio. Si deve inoltre ricordare che in caso di una terapia prolungata con estrogeni può aumentare il rischio di iperplasia e carcinoma dell'endometrio.
Il quinestradolo è controindicato nei soggetti affetti da carcinoma mammario o altre neoplasie estrogeno dipendenti. La somministrazione deve essere evitata anche nei pazienti con storia di endometriosi, grave insufficienza epatica, emicrania, sindrome tromboflebitica, ipertensione arteriosa, diabete mellito, epilessia. Il farmaco è controindicato anche in caso di gravidanza.
Il quinestradolo viene somministrato per via orale alla dose di 1–2 mg al giorno per 5-10 giorni.
I farmaci caratterizzati da un effetto di induzione enzimatica nel fegato, ad esempio barbiturici, idantoina, carbamazepina, meprobamato, fenilbutazone, rifampicina ed altri, possono diminuire l'effetto degli estrogeni.[5][6][7] L'uso di quinestradolo, così come altri estrogeni, può aumentare il rischio di epatotossicità associata alla terapia con dantrolene.