Con il termine respirazione orale viene identificata una vera e propria sindrome da disadattamento psico-neuro-endocrino-immunitario derivata da stimoli patologici provenienti dall’ambiente esterno che porta l’organismo umano ad adattarvisi.
È una condizione patologica caratterizzata dal fatto che l’aria inspirata percorre principalmente ( L’80% della stessa) il canale della orofaringe anziché quello della rinofaringe come fisiologicamente dovrebbe avvenire, a causa di un vantaggio meccanico del soggetto affetto. Questa condizione è dovuta al fatto che, con la crescita, lo scheletro laringeo diventa più basso rispetto al palato molle, la rima glottidea non si trova più in stretta connessione con l’ugola e quindi l’aria può venire introdotta dalla bocca, ma a ciò devono opporsi i tre sigilli presenti all’interno del cavo orale (labiale, tra lingua e palato duro e tra lingua e palato molle). Per poter parlare di respirazione orale propriamente detta, devono venire meno questi tre sigilli.
Una volta instauratosi questo tipo di respirazione ha un carattere intermittente (soprattutto notturno) e si tratta più frequentemente di una respirazione oro-nasale, poiché l’ostruzione completa delle vie aeree nasali è molto rara, possiamo trovarla solo in caso di atresia delle coane congenita, una malformazione cranio facciale caratterizzata dall’occlusione del passaggio nasale posteriore dell’aria, per la presenza di un setto divisorio sito fra i confini anatomici delle coane posteriori.
I dati statistici che riguardano la diffusione della respirazione orale sono contrastanti.
Alcuni studi su bambini riportano percentuali comprese fra il 20 ed il 40%, a seconda della fascia di età considerata.
Secondo un altro studio effettuato la frequenza della respirazione orale era del 27% in un campione di 2500 bambini con età compresa fra i 2 e i 6 anni.
La respirazione orale è secondaria a diversi fattori eziologici, anatomici e funzionali (adenoidi, tonsille, macroglossia, deviazione del setto nasale, riniti allergiche, alterazioni della deglutizione, vizi posturali) intra- ed extranasali, che ostruiscono le vie aeree nasali.
Si tratta di una patologia a carattere multifattoriale dove distinguiamo fattori locali e generali:
Fattori primari locali: per la maggior parte rappresentate da condizioni morbose che conducono ad ostruzioni di vario grado delle vie aeree superiori. Le principali sono:
▪ Riduzione dello spazio naso-faringeo;
▪ Deviazione del setto nasale;
▪ Riniti croniche (allergiche e vasomotorie);
▪ Processi infiammatori a carico dei seni paranasali;
▪ Traumi;
▪ Ipertrofia dei turbinati;
▪ Corpi estranei;
▪ Faringiti croniche;
▪ Neoformazioni (cisti, tumori);
▪ Ipertrofia adenotonsillare;
Nell’analisi dei fattori locali bisogna aver presente che lo sviluppo del tessuto adeno-tonsillare è differente dal restante sviluppo linfo-ghiandolare.
Le adenoidi e le tonsille palatine costituiscono, insieme alla tonsilla tubarica e alla tonsilla linguale, organi linfatici posti all’entrata delle vie aeree e digestive, noti con il nome di anello di Waldeyer.
Data la sede, proteggono dalle infezioni per inalazione e per ingestione. Questo insieme di tessuti (adenoidi più tonsille) agisce come unità singola sicché la rimozione di uno di essi fa ipertrofizzare gli altri.
Alla nascita le tonsille e le adenoidi sono piccole, tutti i neonati infatti respirano obbligatoriamente con il naso.
Le adenoidi vanno incontro ad ipertrofia fisiologica all’età di 3 anni, le tonsille invece a 5 anni.
Il fatto che le adenoidi vanno incontro ad ipertrofia prima delle tonsille, obbliga alle volte il bambino a respirare con la bocca, sottoponendo le tonsille in modo abnorme all’azione dell’aria ispirata, non depurata e riscaldata dal naso con conseguente infiammazione e si ipertrofizzazione.
Se permane questa respirazione orale le adenoidi non vanno in atrofia fisiologica perché non vengono attivate, mentre le tonsille non vanno in atrofia fisiologica perché vengono stimolate in modo innaturale. In questi casi, il tessuto adenoideo, magari stimolato dal catarro prodotto da patologie varie (di natura allergica, infettiva, virale, meccanica, disfunzionale), può anche ipertrofizzarsi impedendo l’esplicarsi di funzioni corrette a livello rinofaringeo che sono di stimolo per la crescita della regione stessa.
Fattori secondari locali:
▪Dismorfosi dento-maxillo-facciali (a carattere ereditario);
▪Ipotono della muscolatura facciale (in particolare dei muscoli masticatori e dell’orbicolare);
▪Altre abitudini viziate quali: la deglutizione atipica, il succhiamento del dito, il morso del labbro inferiore, etc…;
Fattori generali: malattie croniche dell’apparato respiratorio (ipercapnia, ipossia) e cardiocircolatorio (scompenso cardiaco destro), l’asma, le allergie, le malattie endocrine e del sistema nervoso etc…
Può inoltre esserci una ipotonia di tutto il sistema muscolare che, in corrispondenza del diaframma, si manifesta con una cinetica muscolare limitata e, nel distretto oro facciale, con l’abbassamento costante della mandibola a riposo per ipotono dei muscoli sovraioidei e masticatori.
In caso di respirazione orale, si ha la presenza di alterazioni della postura cranica e cervicale, iperestensione della testa e attivazione del muscolo sternocleidomastoideo e dei muscoli respiratori accessori migliorando così la respirazione attraverso una maggior dilatazione delle vie aeree.
Anche i tessuti molli periorali si trovano in una posizione alterata: difatti, per permettere il passaggio dell’aria attraverso la bocca, i tre sigilli del cavo orale devono essere liberi:
Di conseguenza i bambini respiratori orali hanno costantemente labbra incompetenti, con un labbro superiore corto e ipotonico e un labbro inferiore ipertonico e rovesciato in avanti.
Anche la lingua assume una posizione non fisiologica, in quanto non può più rimanere adesa al palato e svolgere la sua funzione morfogenitrice a livello palatale, ma è costretta ad una postura bassa e protrusa per agevolare il flusso di aria dal cavo-orale;
In questa situazione non vengono contrastate le forze centripete che le guance esercitano sul mascellare superiore e avremo come risultato un’arcata superiore contratta, con la caratteristica forma a “V”, un palato molto più profondo, una riduzione del diametron trasversale, un conseguente cross-bite posteriore e un open-bite anteriore.
Da un punto di vista sagittale il respiratore orale presenta frequentemente una malocclusione di II Classe caratterizzata da una mandibola di dimensioni ridotte, post-ruotata e un over-jet aumentato a causa dell’incompetenza labiale e della pressione della lingua sugli incisivi, con vestibolarizzazione dei superiori e lingualizzazione degli inferiori e con il conseguente aumento del rischio di traumi dei denti anteriori per over-jet maggiori a 3 mm.
All’interno del cavo orale, possiamo notare come il pH e il flusso di saliva risultino ridotte proprio a causa del passaggio dell’aria, con conseguenti: secchezza delle mucose orali, infiammazioni frequenti, un maggior numero di carie.
Anche il flusso aereo attraverso le narici è fortemente ridotto e, non essendo più stimolata attivamente la muscolatura delle ali del naso, il naso tende ad essere sottile con narici piccole, strette e iposviluppate.
Da un punto di vista verticale possiamo verificare l’aumento dell’altezza facciale antero-inferiore con riduzione dell’altezza facciale posteriore. Inoltre, il bambino respiratore orale presenta occhiaie sia per la stasi dei plessi venosi da congestionedellamucosanasale,sia per la scarsa qualità del sonno.Tutte queste caratteristiche sono tipiche di un bambino con scarsa funzionalità respiratoria nasale a cui corrisponde una morfologia cranio-facciale tipica definita “Facies Adenoidea”. Spesso questi individui presentano anche comportamenti distratti, stanchi e svogliati ed enuresi notturne.
Non si tratta, quindi, solo di un segno caratteristico di alcune dismorfosi dell’apparato stomatognatico, ma anche di stati morbosi generali: a differenza della respirazione nasale fisiologica, la respirazione orale non riesce a garantire una modificazione ottimale dell’aria inspirata e ciò può portare l’intaurarsi della sindrome seno-bronchiale o rino-bronchiale, caratterizzata da processi infiammatori a carico dei seni paranasali, tonsilliti e rino-faringiti croniche, otiti, ipoacusie, sordità, cefalee (soprattutto localizzate a livello frontale) con scarsa attitudine al lavoro, diminuita attenzione, affaticabilità, astenie, stati sub-febbrili e tracheo-bronchiti croniche. Inoltresi riscontra anche un'alterazione della fonesi per la comparsa di rinolalia chiusa posteriore.
A causa dei rapporti esistenti tra funzione respiratoria e crescita dei mascellari, è frequente il riscontro dell’associazione tra respirazione orale e crescita disgnatica; in rapporto a quest’ultima, la respirazione orale può agire come:
Su di una matrice organica disgnatica, geneticamente predestinata, la respirazione orale può agire come cofattore esogeno, cioè come un elemento secondario che provoca a sua volta un peggioramento della dismorfosi a componente genetica (con causa aggravante).
D’altro canto, su di una matrice organica eugnatica, la respirazione orale può intervenire in modo primario come fattore eziologico ambientale inducente e/o predisponente.
Molti degli effetti e delle conseguenze della respirazione orale sono state precedentemente accennate. In questo paragrafo verranno fornite informazioni più dettagliate.
È stato detto che la respirazione orale crea malocclusione ma è sicuramente vero anche il contrario: che una malocclusione, instauratasi per motivi ereditari e/o a causa delle cosiddette abitudini viziate (allattamento materno prolungati, ciuccio e biberon prolungati, dito in bocca e suzione dello stesso etc…) può creare le condizioni anatomiche sfavorevoli che andranno ad instaurare un modello di respirazione orale.
Quando ci troviamo di fronte a forme di respirazione orale vera, la diagnosi risulta molto semplice in quanto il bambino presenterà i tipici segni anatomici e non della patologia, raggruppati tutti sotto il termine di facies adenoidea. Esso fornisce un identikit del bambino respiratore orale:
Di fronte a questo quadro clinico bisogna comunque valutare se esso faccia parte o meno del corredo genetico del soggetto, oppure se sia direttamente correlato con la funzione respiratoria anormale; difatti, non sempre la “facies adenoidea” è correlata a respirazione orale.
Il problema sopraggiunge quando ci troviamo di fronte a forme di respirazione mista dove bisogna ricercare con attenzione i segni di tale patologia; in questi casi è bene per prima cosa valutare quale sia l’atteggiamento spontaneo della competenza labiale. Capita spesso che il bambino stia a labbra chiuse, atteggiamento comunque non spontaneo in quanto è possibile notare contrazioni volontarie dei muscoli mimici facciali. Questa condizione può essere dovuta allo stress psicologico.
Bisogna comunque fare un’anamnesi dettagliata, ponendo ai genitori le domande seguenti:
Inoltre, in aggiunta, possono essere utilizzati i test semiologici di funzionalità respiratoria:
Per una corretta diagnosi è comunque consigliabile l’esecuzione di indagini strumentali più approfondite basate su: rinomanometria, elettromiografia, elettrognatografia e termografia.
Quando si desidera valutare il grado di parvietà dello iato faringeo, risulta utile anche lo studio dei tessuti molli attraverso una teleradiografia latero-laterale, in proiezione postero-anteriore e in posizione frontale. La prima in particolare, oltre alla valutazione di eventuali ipertrofie adenotonsillari, consente di osservare la posizione della lingua, del velo palatino e lo spazio esistente fra adenoidi e palato molle. La seconda invece permette la valutazione delle dimensioni delle cavità nasali e paranasali ed eventuali deviazioni del setto nasale.
Molto spesso la terapia della respirazione orale non è limitata al solo distretto dento-maxillo-facciale, quindi a carico dell’odontoiatra, ma si avvale della collaborazione di diversi specialisti, in primo luogo dell’otorinolaringoiatra, del pediatra e del logopedista.
Distinguiamo quattro possibili interventi:
La rieducazione della respirazione può iniziare precocemente, intorno a 5-6 anni; un fattore molto importante da considerare è il grado di maturazione psico-motoria per valutare la capacità di collaborazione del bambino.
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Classificazione e risorse esterne (EN) |
ICD-9-CM: 784.9; ICD-10: R06.5; MeSH: D009058;
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