Responsabilità di comando, qualche volta denominata anche Norma Yamashita o Norma Medina, è una dottrina sulla responsabilità gerarchica nei casi di crimini di guerra.[1][2][3]
La "Norma Yamashita" si basa sul precedente costituito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel caso del Generale Giapponese Tomoyuki Yamashita. Egli fu perseguito, in un processo ancora controverso, per le atrocità commesse dalle truppe sotto il suo comando nelle Filippine. Yamashita fu accusato di "Violazione della legge a seguito della mancanza nell'adempiere al suo dovere di comandante di controllare gli atti dei membri sotto il suo comando, permettendo loro di commettere crimini di guerra."[7][8]
La "Norma Medina" di basa sul perseguimento del Capitano dell'Esercito USErnest Medina in relazione al Massacro di My Lai durante la Guerra del Vietnam.[9] Essa ritiene che un ufficiale in comando, essendo a conoscenza di violazioni dei diritti umani o di crimini di guerra è passibile penalmente nel caso in cui non agisca. (Medina fu, tuttavia, prosciolto da tutte le accuse.)[7][10][11]
L'articolo 28 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale prevede che un comandante militare - o persona facente effettivamente funzione di
comandante militare - è penalmente responsabile dei crimini di competenza
della Corte commessi da forze poste sotto il suo effettivo comando o controllo
(o sotto la sua effettiva autorità e controllo, a seconda dei casi), quando non
abbia esercitato un opportuno controllo su queste forze nei seguenti casi:
sapeva o, date le circostanze, avrebbe dovuto sapere che le forze commettevano o stavano per commettere tali crimini;
non ha preso tutte le misure necessarie e ragionevoli in suo potere per impedire o reprimere l'esecuzione o per sottoporre la questione alle autorità competenti a fini d'inchiesta e di azioni giudiziarie.
Il superiore gerarchico è penalmente responsabile per i
reati di competenza della Corte - commessi da sottoposti sotto la sua effettiva
autorità o controllo - anche qualora egli non abbia esercitato un opportuno controllo su
tali sottoposti nelle seguenti circostanze:
essendo a conoscenza, o trascurando deliberatamente di tenere conto di informazioni che indicavano chiaramente che tali subordinati commettevano o stavano per commettere tali crimini;
i crimini erano inerenti ad attività sotto la sua effettiva autorità e responsabilità;
non ha preso tutte le misure necessarie e ragionevoli in suo potere per impedirne o reprimerne l'esecuzione o per sottoporre la questione alle autorità competenti ai fini d'inchiesta e di esercizio dell'azione penale.
La giurisprudenza significativa si è consolidata, sul punto, con la sentenza definitiva della Corte penale internazionale nel caso Bosco Ntaganda[12].
Sugamo and the River Kwai By Robin Rowland, Paper presented to Encounters at Sugamo Prison, Tokyo 1945-52, The American Occupation of Japan and Memories of the Asia-Pacific War, Princeton University, May 9, 2003
Sugamo and the River Kwai By Robin Rowland, Paper presented to Encounters at Sugamo Prison, Tokyo 1945-52, The American Occupation of Japan and Memories of the Asia-Pacific War, Princeton University, May 9, 2003