Il rift di Gregory rappresenta il ramo orientale del sistema di fratture del rift dell'Africa orientale. Il rift è causato dalla separazione della placca somala dalla placca nubiana, a sua volta innescata da un pennacchio termico.
Anche se la terminologia è a volte utilizzata in senso stretto per riferirsi alla parte keniana della Rift Valley, la definizione più generale di rift di Gregory si riferisce alla serie di faglie e graben che si estendono in direzione sud a partire dal golfo di Aden, attraversando Etiopia, Kenya e la parte settentrionale della Tanzania, passando al di sopra dei sollevamenti locali degli altopiani dell'Etiopia e del Kenya.[1]
Nella parte meridionale del rift di Gregory sono stati trovati fossili dei primitivi hominini, gli antenati degli attuali esseri umani.[1]
Il rift di Gregory è stato così denominato in onore del geologo britannico John Walter Gregory che investigò gli aspetti geologici del rift nel 1892-93 e nel 1919.[2]
Il rift di Gregory si trova all'interno della cintura del Mozambico, che viene considerata come il residuo di un sistema orogenetico simile all'Himalaya. La cintura si estende dall'Etiopia attraverso Kenya, Tanzania e Mozambico.[3]
Il rift è più ampio alla sua estremità settentrionale nella regione della tripla giunzione di Afar, si restringe a pochi chilometri di larghezza nella Tanzania settentrionale e si allarga nuovamente nella divergenza della Tanzania settentrionale.[1]
Il rift ha spalle che si innalzano oltre 3.000 m sul livello del mare e di 1.000 m al di sopra della parte interna del graben.[4]
La porzione tanzaniana include anche il Kilimangiaro, la montagna più alta dell'Africa e la vasta caldera del Ngorongoro.[1] Qui si trova anche l'Ol Doinyo Lengai, l'unico vulcano attivo che erutta lava composta da carbonatite.[4]
A parte il lago Turkana, gli altri laghi del rift sono piuttosto piccoli e poco profondi; alcuni hanno acque dolci, ma perlopiù le acque sono salate. Lo spessore dei sedimenti è in gran parte poco conosciuto. Nel lago Turkana sembra essere al massimo di 4 km, nel semi-graben di Baringo-Bogoria è compreso tra 500 e 1.000 m, mentre nella depressione dell'Afar arriva fino a 100 m.[5]
Il vulcanismo e il rifting iniziarono in Kenya nella parte settentrionale del paese, nella contea di Turkana, tra 40 e 35 milioni di anni fa e da qui si propagò sia verso nord che verso sud. Verso sud, il vulcanismo e il rifting avvennero nello stesso periodo di tempo, sviluppandosi a partire dalle altre regioni settentrionali del Kenya attorno a 30 milioni di anni fa, poi nella parte centrale del rift keniano 15 milioni di anni fa, nel sud 12 milioni di anni fa e infine propagandosi nella parte settentrionale dell'attuale Tanzania 8 milioni di anni fa.[3]
Quando il rifting raggiunse il cratone della Tanzania, la frattura si biforcò in due rami, a est il rift di Gregory e a ovest il rift Albertino, separati dal plateau dell'Africa orientale, ampio 1.300 km. Grandi vulcani a scudo nei pressi dei bordi del cratone e nell'adiacente cintura del Mozambico emisero grandi volumi di magma basaltico e trachitico nel periodo compreso tra 5 e 1 milione di anni fa, con lo sviluppo di faglie attorno 1,2 milioni di anni fa.[6]