Rights of Englishmen è un termine per indicare diritti tradizionali dei sudditi inglesi e, successivamente, dei sudditi di lingua inglese della Corona britannica.
Nel 18º secolo, alcuni coloni che si opponevano al dominio britannico nelle tredici colonie britanniche del Nord America, che sarebbero diventate i primi Stati Uniti, sostenevano che i loro tradizionali[1] diritti di inglesi venissero violati. I coloni volevano e si aspettavano i diritti che essi (o i loro antenati) avevano precedentemente goduto in Inghilterra: un governo locale e rappresentativo, per quanto riguarda le questioni giudiziarie (alcuni coloni venivano rimandati in Inghilterra per i processi) e in particolare per quanto riguarda la tassazione.[2] La convinzione in questi diritti divenne successivamente una giustificazione ampiamente accettata per la Rivoluzione americana.[3][4]
«[The American colonists' position depended] not on natural law, but on traditional notions of the rights of Englishmen, the royal charters of the separate colonies and especially on "long standing constitutional custom".»
«[La posizione dei coloni americani si basava] non sul diritto naturale, ma su concetti tradizionali riguardanti i diritti degli inglesi, sulle carte reali delle singole colonie e, in particolare, su "secolari consuetudini costituzionali britanniche".»
«As long as the rights of Englishmen remained the goal, most Americans warmly supported the patriot leaders; when the rights of Americans and independence Great Britain were put forward, the colonists began to divide into hostile camps.»
«Finché i diritti degli inglesi rimanevano l'obiettivo, la maggior parte degli americani sostenne calorosamente i leader patriottici; quando vennero proposti i diritti degli americani e l'indipendenza dalla Gran Bretagna, i coloni iniziarono a dividersi in schieramenti ostili.»