Roy Ottoway Wilkins (Saint Louis, 30 agosto 1901 – New York, 8 settembre 1981) è stato un attivista statunitense per i diritti civili degli afroamericani.
Viene ricordato in particolare per il suo ruolo di segretario (1955-1963) e poi di direttore esecutivo (1964-1977) della National Association for the Advancement of Colored People - NAACP (Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore). Fu uno dei sei leader, tra i quali Martin Luther King, che parteciparono alla Marcia su Washington per il lavoro e la libertà (28 agosto 1963); questi furono denominati Big Six da Malcolm X durante un intervento, tenuto a Detroit il 10 novembre 1963, molto critico rispetto alle loro posizioni nonviolente.
Roy Wilkins, nato a St. Louis nel Missouri, rimase orfano di entrambi i genitori molto piccolo e visse la sua infanzia presso degli zii a Saint Paul, nel Minnesota. Qui frequentò il liceo e l'università, dove si laureò in Sociologia nel 1923. Nel 1929 sposò l'assistente sociale Aminda "Minnie" Badeau (1905–1994). Fin da giovane fu sensibile ai problemi generati dal razzismo diffuso e violento e dalla discriminazione subita dalla popolazione nera e iniziò a collaborare come giornalista a varie testate afroamericane, fra cui The Call. Nel 1931 si trasferì a New York, dove cominciò ad impegnarsi attivamente nella NAACP, diventando anche direttore della rivista ufficiale dell'Associazione, The Crisis, nel 1934. Negli anni successivi è significativa la sua attività contro la discriminazione delle persone di colore all'interno dell'esercito americano, specialmente con l'inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Dal dopoguerra fino al suo ritiro dalla NAACP, Wilkins è stato uno dei protagonisti delle lotte per i diritti delle persone di colore negli USA, sia nell'ambito dell'impegno sindacale che attraverso l'attività legislativa, svolta in collaborazione con leader di altre organizzazioni[1]. Negli anni Sessanta partecipò alle principali marce nonviolente contro il razzismo e per i diritti civili e politici, fra cui quella di Washington (1963) e quelle da Selma a Montgomery in Alabama (1965). Wilkins si distinse sempre per le sue posizioni riformiste e moderate, contrarie agli orientamenti politici e culturali del Black Power, e fu fautore dei principi di integrazione razziale collaborando con le istituzioni, con il Congresso e con i Presidenti che governarono gli Stati Uniti in quegli anni.
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