Il termine slut-shaming (in italiano umiliazione da sgualdrina o anche stigma della puttana) è un neologismo nato in ambito filosofico femminista per definire l'atto di far sentire una donna colpevole o inferiore per determinati comportamenti o desideri sessuali che si discostino dalle aspettative di genere tradizionali o ortodosse, o che possano essere considerati contrari alla regola naturale o soprannaturale/religiosa. Alcuni esempi di comportamenti per cui le donne sono sottoposte allo slut-shaming includono: violazioni del codice di abbigliamento socialmente accettato quando si vestono in modo sessualmente provocante, le richieste di accesso al controllo delle nascite,[1][2][3] e persino l'essere violentate o aggredite sessualmente.[4]
Le femministe definiscono lo slut-shaming come un processo in cui le donne vengono attaccate per la loro trasgressione dei codici di condotta sessuale,[5] ovvero ammonite per comportamenti o desideri che sono più sessuali di quanto la società trovi accettabile.[6] Emily Bazelon dice che l'onta è "retrograda, il contrario di femminista. Chiamare una ragazza puttana l'avverte che c'è una linea: lei può essere sessuale, ma non troppo sessuale".[7]
Le femministe hanno dichiarato che lo slut shaming è usato contro le donne da parte di uomini e donne.[8] Jessica Ringrose ha sostenuto che essa funziona tra donne come un modo per sublimare la gelosia sessuale "in una forma socialmente accettabile di critica sociale dell'espressione sessuale femminile".[5] È anche usata come forma di colpevolizzazione della vittima di stupro e aggressione sessuale, ad esempio sostenendo che il reato è stato causato (in parte o del tutto) dalla donna che indossa abiti succinti e provocanti o che agisce in maniera sfacciata e sessuale prima di non acconsentire al sesso.[4]
La marcia di protesta SlutWalk fu inaugurata a Toronto in risposta alla vicenda in cui un agente di polizia locale disse a un gruppo di studentesse che avrebbero potuto evitare la violenza sessuale se non si fossero vestite come "troie".[4][9][10]
Il termine è stato poi utilizzato per descrivere le osservazioni di Rush Limbaugh durante la polemica Rush Limbaugh-Sandra Fluke.[11] Si è ipotizzato che la discussione potrebbe avere effetti a lungo termine sul peso dell'onta della sgualdrina nei media radiotelevisivi.[3]
«In Dilemmas of Desire: Teenage Girls Talk About Sexuality (Harvard University Press, 2002), Deborah L. Tolman complained that we've "desexualized girls' sexuality, substituting the desire for relationship and emotional connection for sexual feelings in their bodies." Recognizing that fact, theorists have used the concept of desire as a way to undo the double standard that applauds a guy for his lust, calling him a player, and shames a girl for hers, calling her a slut.»
«Certainly the individualizing admonishment to 'think again' offers no sense of the broader legal and political environment in which sexting might occur, or any critique of a culture that requires young women to preserve their 'reputations' by avoiding overt demonstrations of sexual knowingness and desire. Further, by trading on the propensity of teenagers to feel embarrassment about their bodies and commingling it with the anxiety of mobiles being ever present, the ad becomes a potent mix of technology fear and body shame.»
«It is also possible that the Limbaugh incident has turned "slut-shaming," or other similar attacks on women, into a "Devil-term." It may be possible that Limbaugh's insults were so thoroughly condemned that he and others (such as Bill Maher) will have a more difficult time insulting women who are not virgins, or attacking them in other sexist ways.»
^(EN) Denise Du Vernay, Feminism, Sexism, and the Small Screen, in Joseph J. Foy e Timothy M. Dale, Homer Simpson Ponders Politics: Popular Culture as Political Theory, University Press of Kentucky, 24 aprile 2013, pp. 163–182, ISBN978-0-8131-4151-0. URL consultato il 16 maggio 2013. p. 164.
^(EN) Krystal Ball, Boycott Rush, su The Blog, Huffington Post, 3 febbraio 2012. URL consultato il 13 dicembre 2012.
«This type of despicable behavior is part and parcel of a time-worn tradition of Slut-Shaming. When women step out line, they are demeaned and degraded into silence. If you say Herman Cain sexually harassed you, you are a slut. If you say Supreme Court Justice Clarence Thomas sexually harassed you, you are a slut.»