Muʿīn al-dīn[1] Soqmān ibn Artuq[2] o Muʿīn al-Dîn Sökmen o Muʿīn al-Dawla Sökmen[3] (in arabo سقمان بن أرتق?; ... – Palmira, 1105) era un ufficiale turcomanno della famiglia degli Artuqidi, al servizio dei Selgiuchidi. Fu signore di Mardin e governatore di Gerusalemme fino a poco prima della conquista della città da parte dei Crociati.
Succedette a suo padre nel 1091 come governatore di Gerusalemme sotto la sovranità del Sultano selgiuchide di Siria Tutush I, che morì nel 1095[4].
I figli di Tutush si divisero i suoi territori e di conseguenza Soqmān fu sottoposto alla sovranità di Ridwān, re di Aleppo, per i domini di Mardin e di Hisn Kayfā e di Duqāq, re di Damasco, per Gerusalemme.
Il problema di questa doppia doppia sovranità era che i due fratelli si detestavano, il che metteva Soqmān in una posizione difficile in caso di conflitto.
Nel 1098 egli si unì all'esercito che tentava di sloggiare i crociati che assediavano Antiochia, difesa da Yâghî Siyân, ma l'esercito fu sconfitto davanti alla città il 9 febbraio 1098[5]. Nel mese di giugno, con lo stesso scopo, entrò nell'esercito di Kerbogha, che arrivò ad Antiochia il giorno dopo la conquista della città da parte dei crociati[6]. Ebbe inizio un secondo assedio, a parti invertite, e il 28 giugno cristiani e musulmani si diedero battaglia, risoltasi rapidamente in una disfatta per i musulmani.
Soqmān e Janâh al-Dawla, emiro di Homs, furono gli ultimi a restare sul campo di battaglia, prima di essere anch'essi costretti a fuggire[7].
Nel 1098, approfittando delle difficoltà dei Selgiuchidi, alle prese con la Prima crociata, il visir fatimide al-Afdal Shahanshah attaccò la Palestina e, nel luglio 1098, mise sotto assedio Gerusalemme, difesa da Soqmān e da suo fratello Īl Ghāzī.
Il 26 agosto 1098, Soqmān e Īl Ghāzī furono costretti a capitolare e a consegnare la città, ma poterono liberamente raggiungere Damasco[8].
Soqmān si ritirò nelle sue terre della Siria settentrionale, ma si ritrovò vicino alla contea di Edessa.
Nel 1097 il conte Baldovino I aveva preso la piazzaforte di Sarūj togliendola a Balak, il nipote di Soqman, e quest'ultimo nel gennaio 1101 tentò di riprenderla scontrandosi con il conte Baldovino II che lo mise in rotta.[9]
Nel 1102 vari pretendenti si disputavano la successione a Kerbogha, atabeg di Mossul, e Soqmān sostenne uno di questi, Mūsā.
Quest'ultimo fu salvato dall'intervento di Soqmān ma morì subito dopo, ucciso da Jekermish[10].
Jekermish e Soqmān si impegnarono in una lotta feroce fino alla primavera 1104, quando i crociati Baldovino di Le Bourcq, conte di Edessa, Boemondo di Taranto, principe di Antiochia, Tancredi d'Altavilla e Joscelin de Courtenay, signore di Turbessel posero sotto assedio Harran, progettando di arrivare fino a Mosul e poi a Baghdad.
Jekermish e Soqmān allora si allearono per lottare contro gli invasori e li sconfissero nella battaglia di Ḥarrān il 7 maggio 1104[11], dove Baldovino di Le Bourcq e Joscelin de Courtenay furono fatti prigionieri.
La ripresa del conflitto tra i due condottieri turchi impedì loro di sfruttare la vittoria[12].
Poco tempo dopo Fakhr al-Mulk, qadi di Tripoli assediata dagli Ifranj di Raimondo di Saint-Gilles, chiese il suo aiuto.
Soqmān radunò un esercito e mosse verso Tripoli, ma morì improvvisamente per un'angina all'inizio del 1105, a Palmira.