Sturmtruppen (film)

Sturmtruppen
Corinne Cléry e Lino Toffolo in una scena del film
Paese di produzioneItalia, Francia
Anno1976
Durata95 min
Rapporto1,85:1
Generecomico, guerra
RegiaSalvatore Samperi
SoggettoBonvi
SceneggiaturaRenato Pozzetto, Cochi Ponzoni
ProduttoreAchille Manzotti
Casa di produzioneIrrigazione Cinematografica (Italia), Les Films Jacques Leitienne (Francia)
Distribuzione in italianoC.I.D.I.F.
FotografiaGiuseppe Rotunno
MontaggioSergio Montanari
Effetti specialiCataldo Galiano
MusicheEnzo Jannacci
ScenografiaUberto Bertacca
CostumiUberto Bertacca
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Sturmtruppen è un film del 1976 diretto da Salvatore Samperi, tratto dalla serie a fumetti omonima di Bonvi.[1][2]

Comandati da un generale cocainomane che vive in compagnia di un pupazzo a grandezza naturale raffigurante Karl Marx, un capitano omosessuale e un sergente stupido e violento, un improbabile reparto della Wehrmacht si prepara ad affrontare un'assurda e inutile guerra.

Indisciplinata, drogata e sessualmente frustrata, la truppa arriva al fronte uccidendo per errore il cappellano che verrà sostituito nella notte di Natale dal generale in persona.

Nel bel mezzo della guerra giunge dal paradiso un biancovestito Milite Ignoto, inviato per diffondere il messaggio di porre fine al conflitto. Il papa lo uccide dandogli un'ostia avvelenata e in seguito afferma che la guerra deve continuare, fra lo scoramento della truppa e le grida di giubilo degli ufficiali.

Il film fu prodotto da Achille Manzotti, già produttore discografico di Cochi e Renato fin dal loro passaggio all'etichetta discografica Derby, avvenuto nel 1973.

La sceneggiatura è stata scritta da Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni, che appaiono nel film nel ruolo di attori assieme ad altri comici parte del Gruppo Motore, come Felice Andreasi e Lino Toffolo, o comunque gravitanti nell'orbita del cabaret milanese Derby Club e delle iniziative di Enzo Jannacci, quali il Gruppo Repellente, come Massimo Boldi, Teo Teocoli ed Enrico Abate. Coprotagonista della pellicola è l'attrice francese Corinne Cléry, di recente notorietà, poiché l'anno prima era divenuta celebre grazie alla pellicola erotica Histoire d'O.

Nel film appare inoltre in un breve cameo lo stesso Bonvi,[3] nella parte di un condannato alla fucilazione che deve tentare di scansarsi per evitare le pallottole.

In origine l'incarico di dirigere il film fu dato a Ennio De Concini, che ne scrisse anche la sceneggiatura assieme a Maria Pia Fusco e Vittoriano Vighi, e un ruolo tra i protagonisti affidato a Paolo Villaggio, più la presenza di Edwige Fenech[4]; a pochi giorni dall'inizio delle riprese De Concini abbandonò il progetto, dopo averne scritto la sceneggiatura.

«Ho sentito all'improvviso che i miei rapporti con il cinema si stavano esaurendo. Il mattino della decisione mi sentivo, come dicono gli inglesi "fed up", sazio e nauseato di cinema. E la cosa più singolare è che la decisione l'ho presa quando ormai stavo per cominciare il film. Per la verità, dal giorno che mi venne l'idea, sono passati quasi tre anni. Dapprincipio il "trattamento" l'avevo scritto per Donati e Sbragia, i produttori di Salon Kitty, poi la cosa andò nelle mani di Cristaldi e dovevo girare il film con facce sconosciute. Infine tutto era pronto con Renato, Cochi... Ma non mi sono sentito di cominciare: avrei fatto un brutto lavoro e un brutto film.»

Con la regia affidata a Salvatore Samperi la sceneggiatura fu rimaneggiata; le riprese iniziarono nell'agosto 1976 al Palazzo Farnese di Caprarola.[6]

Colonna sonora

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Ritornare alle 17 e Sturmtruppen/L'inquilino.

La colonna sonora è stata scritta da Enzo Jannacci e cantata da questi assieme a Cochi e Renato.[7] Della colonna sonora solamente due brani sono stati pubblicati: Sturmtruppen, che possiamo sentire nei titoli di testa e varie volte nel corso del film, e Generale Pizza, anch'essa ripetuta più volte nel film. I due brani sono entrambi contenuti nell'album Ritornare alle 17, mentre solamente la prima è stata pubblicata anche nel singolo Sturmtruppen/L'inquilino. Ambedue i dischi sono stati pubblicati dall'etichetta discografica Derby nel 1976.

Distribuzione

[modifica | modifica wikitesto]

Il film fu distribuito nei cinema italiani nel dicembre 1976.

Il film ha incassato ben 6 miliardi di lire.

Il film è stato stroncato dalla critica e nel corso degli anni non è stato rivalutato. Paolo Mereghetti così liquida il film nel suo Il Mereghetti. Dizionario dei film: «Poche sono le battute che vanno a segno, e il film più che goliardico, risulta puerile.»[8] Anche FilmTv.it ne rimarca la debolezza delle battute comiche: «Il film, tratto dalle caustiche strisce di Bonvi, nelle mani di Samperi si riduce ad una sequela di gag che raramente centrano il bersaglio.»[7]

Sequel e parodie

[modifica | modifica wikitesto]
  • Del film venne girato un sequel nel 1982, Sturmtruppen 2 - Tutti al fronte. Nel 1977 venne realizzato Kakkientruppen con un'altra regia e produzione. Più una parodia della filmografia di guerra che non una trasposizione del fumetto.
  • Una pubblicità dell'epoca, dell'insetticida "Super Faust", interpretata dai fratelli Santonastaso, vede dei soldati tedeschi in uniforme grigia fare il verso al film di Samperi.
  1. ^ Paolo Mereghetti, Il Mereghetti, B.C. Dalai Editore, 2010, ISBN 88-6073-626-9.
  2. ^ Roberto Chiti, Roberto Poppi e Enrico Lancia, Dizionario del cinema italiano. I film, Gremese, 1991, ISBN 8876059695.
  3. ^ Bonvicini, Franco, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 23 novembre 2019.
  4. ^ Pozzetto e Villaggio con gli Sturmtruppen eroi dei fumetti, Stampa Sera, via ANSA, 1 aprile 1976
  5. ^ De Concini: lascio la regia e ritorno a scrivere romanzi, di Ernesto Baldo, La Stampa, 18 giugno 1976
  6. ^ I colossi per l'inverno, Stampa Sera, 7 agosto 1976
  7. ^ a b Sturmtruppen, su FilmTv.it, Tiche Italia s.r.l.. URL consultato il 6 aprile 2019.
  8. ^ Sturmtruppen, su Cinematografo, Fondazione Ente dello Spettacolo. URL consultato il 6 aprile 2019.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]