Sword of the Samurai videogioco | |
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Piattaforma | DOS |
Data di pubblicazione | 1989 |
Genere | Videogioco di ruolo, azione, strategia |
Tema | Storico |
Origine | Stati Uniti |
Sviluppo | Micropose |
Pubblicazione | Micropose |
Design | Lawrence Schick |
Programmazione | Jim Synoski |
Direzione artistica | Barbara D. Bents, Michael O. Haire, Jackie Ross |
Sceneggiatura | Jeffery L. Briggs, Sandy Petersen, Lawrence Schick |
Musiche | Jeffery L. Briggs |
Modalità di gioco | Giocatore singolo |
Periferiche di input | Tastiera, joystick |
Supporto | DVD |
Distribuzione digitale | GOG.com |
Sword of the Samurai è un videogioco di azione e strategia sviluppato e pubblicato dalla Micropose nel 1989 per la piattaforma DOS. Ambientato nel Giappone feudale durante il periodo Sengoku (l'età dei paesi in guerra), il gioco, che combina elementi di azione, strategia e ruolo, permette al giocatore di impersonare un samurai che, scalando le gerarchie, diverrà luogotenente hatamoto, poi daimyō e infine shōgun.
Il gioco ha avuto un remake su PlayStation 2 uscito in Giappone (noto come Kengo 2) ed Europa nel 2005.
Sono quattro le modalità di gioco:
Ognuna di queste modalità presenta 4 livelli di difficoltà: Tanto (facile), Wakizashi (intermedio), Katana (difficile) e No-dachi (molto difficile) Scelto il livello di difficoltà dopo aver selezionato la campagna, si potrà selezionare una delle tante province del Giappone, ognuna con il proprio clan al quale apparterrà il giocatore. Si dovrà poi scegliere una delle quattro specialità tramandate dalla propria famiglia:
Nella prima fase del gioco, il giocatore inizia come vassallo di un hatamoto, o luogotenente, e compete per il posto assieme ad altri tre personaggi controllati dal computer, tutti diversi e distinti in base a numero di uomini, onore e dimensioni di terra. Stessa cosa, nella seconda parte del gioco, il giocatore, divenuto hatamoto, compete con altri tre personaggi, sempre controllati dal computer, per il posto di daimyō, il capo del clan al quale la provincia appartiene.
In queste prime due fasi, il giocatore, nella sua dimora, potrà scegliere di:
Una volta usciti dalla propria dimora, sarà possibile viaggiare in tutto il Giappone, incontrando vari ostacoli, come imboscate, sfidanti o attacchi di ronin.
L'onore è una parte molto importante nel gioco, anzi forse la parte più importante:
Una volta diventati damiyo, si passa alla terza e ultima parte del gioco. Non si potrà più girare liberamente per tutto il Giappone, ma sarà sempre possibile sfidare altri damiyo per il dominio su di esso. Ogni volta che si invade una provincia nemica (colorata di un colore diverso dal giocatore), ci sarà una piccola possibilità che l'avversario si arrenda come vassallo al giocatore (cosa invece molto più probabile per una provincia appartenente ad un clan indipendente), ma al più dei casi si passerà alla battaglia. In caso di vittoria, tutte le province appartenute all'avversario passeranno al giocatore. È molto importante difendere il proprio territorio dai nemici reclutando continuamente samurai, dato che adesso ci si concentrerà tutto sulla grandezza dell'esercito e sulle capacità strategiche e tattiche in battaglia. Se si viene invasi, è molto importante ottenere la vittoria, altrimenti il giocatore sarà costretto a chiedere fedeltà al vincitore, e la partita andrà perduta.
U una volta conquistate abbastanza province (ne serve un minimo di 24, tra cui quella di Omi, dove si trova la città imperiale di Kyoto), sarà possibile tentare di dichiararsi shogun, il che solitamente troverà disaccordo totale e provocherà un'alleanza tra tutti gli avversari rimasti in gioco. Se si ottiene la vittoria, il Giappone è riunito sotto lo stendardo del giocatore, e la partita termina con una vittoria finale.
A gioco finito, sarà possibile registrare il proprio punteggio, che viene calcolato a seconda:
In base a tutti questi fattori, il punteggio finale varierà da uno scioglimento dello shogunato alla morte dello shogun (ai livelli di Oda Nobunaga e Toyotomi Hideyoshi) fino a un regno secolare (come lo shogunato Tokugawa).
Nel 1990, il gioco è stato definito dalla Computer Gaming World come "un netto miglioramento di Pirates!, "antenato" del gioco"; questo grazie alla grafica, al sonoro, alle tante scelte fattibili prima e durante il gioco e all'accuratezza storica. Nel 1993, ha poi ricevuto un voto di 4 stelle su 5, considerato "quasi perfetto" nonostante abbia venduto meno di Pirates!.