Thamos, re d'Egitto | |
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Musica | |
Compositore | Wolfgang Amadeus Mozart |
Tipo di composizione | Musiche di scena |
Epoca di composizione | 1773-1779 |
Prima esecuzione | Vienna, 1774 |
Organico | vedi sezione |
Testo | |
Autore | Tobias Philipp von Gebler |
Epoca | 1773 |
Thamos, re d'Egitto (titolo originale Thamos, König in Ägypten) è un dramma in cinque atti di Tobias von Gebler, per cui Wolfgang Amadeus Mozart scrisse le musiche di scena.
La prima rappresentazione ebbe luogo l'11 dicembre 1773 a Bratislava, il 4 aprile 1774 al Theater am Kärntnertor di Vienna, seguita poi il 3 gennaio 1776 a Salisburgo e nel 1779 nella residenza arcivescovile di Salisburgo.
Durante l'estate del 1773 Mozart, mentre si trovava a Vienna con il padre, si dedicò alla composizione di due cori,[1] che furono poi destinati al dramma eroico Thamos Konig in Aegypten di Tobias Philipp von Gebler, drammaturgo e funzionario statale che sarà vicecancelliere dal 1782 della cancelleria aulica austro-boema.[1] Il giovane compositore, che si era appassionato agli spettacoli teatrali che si rappresentavano a Salisburgo, conobbe un attore e capocomico di una di queste compagnie, Emanuel Schikaneder, che influenzò il musicista tanto da indurlo a scrivere per l'opera di Gebler.[2] Questi inizialmente si era rivolto a un altro musicista, Johann Tobias Sattler, ma il suo lavoro non lo aveva soddisfatto e decise di interpellare Mozart, allora appena diciassettenne.[3] Il giovane musicista, nel mese di settembre, scrisse oltre ai due cori, Schon weichet dir, Sonne! e Gottheit, Gottheit, über Alle mächtig!, altre parti da utilizzare come intermezzi tra gli atti.
Il dramma di Gebler fu messo in scena una prima volta senza la musica di Mozart a Bratislava nel 1773, poi a Vienna nel 1774 con le parti musicali mozartiane, ma senza riscontrare alcun successo. Cinque anni dopo, nel 1779, al rientro da un viaggio a Mannheim e Parigi, il compositore si avvicinò al mondo del teatro tedesco minore grazie alla troupe teatrale dell'impresario Johann Böhm che rimase parecchi mesi a Salisburgo con i suoi Singspiel; Schikaneder volle rimettere in scena Thamos e Mozart colse quindi l'occasione per riprendere i due cori, aggiungendone un terzo, Wir Kinder des Staubes, erzittert, e rielaborò gli intermezzi arricchendo la strumentazione. Anche questa versione non ebbe successo e Böhm la riadattò per integrare il dramma Lanassa di Karl Plümicke che voleva mettere in scena.
Mozart ascoltò ancora la sua musica in questa versione nel 1790 a Francoforte in occasione dell'incoronazione di Leopoldo II a Imperatore; gli rimase però sempre il rimpianto di non aver più ascoltato la versione originale del dramma per cui scrisse la partitura, consapevole del valore di ciò che aveva composto.[3]
Posteriormente Mozart tentò di dare nuova luce ai due cori principali trasformandoli in inni spirituali con testi latini (Splendente Te Deum, Ne pulvis et cinis) e con testi tedeschi (Preis dir! Gottheit, Ob furchterlicht tobend). Questi inni, nonostante lo scarso successo, furono eseguiti a Praga per l'incoronazione di Leopoldo II d'Asburgo-Lorena a re di Boemia nel 1791 sotto la direzione di Antonio Salieri.
Il re d'Egitto Menes è stato detronizzato dal ribelle Ramesses e creduto morto; in realtà vive a Heliopolis come grande sacerdote del Sole sotto il falso nome di Sethos.
Thamos, figlio dell'usurpatore, alla morte del padre diviene l'erede legittimo al trono, ma non è a conoscenza che il vecchio re deposto è vivo e ha assunto il nome di Sethos. Anche la figlia di Menes, Tharsis, rapita durante la rivolta, vive sotto mentite spoglie con il nome di Sais ed è affidata alla sacerdotessa Mirza.
Thamos è innamorato di Sais che lo ricambia. Pheron, consigliere di Thamos, ordisce un complotto con l'aiuto di Mirza per detronizzare l'erede legittimo e sposare Sais. Dopo diverse vicende e complesse confessioni, la verità viene svelata. Sethos dichiara di essere il re Menes, ma non accetta più la corona; sancisce il fidanzamento della figlia con Thamos e cede loro il trono. Il traditore Pheron viene punito colpito da un fulmine per volere divino e Mirza finisce per uccidersi.
Con Thamos, re d'Egitto Mozart si cimentò per la prima e unica volta con le musiche di scena, genere che ebbe grande sviluppo nel settecento in Francia e poi anche nei vicini stati di lingua tedesca.
La composizione, oltre all'indubbio valore musicale,[3] è interessante soprattutto per essere un'anticipazione de Il flauto magico; le due opere si avvicinano per l'ambientazione egizia e per il clima di mistero e denso di segreti legato alla massoneria; a questo ambiente Thamos si riallaccia anche per le varie prove che i protagonisti devono affrontare e superare prima di ottenere il successo finale con il trionfo del bene e della giustizia. L'opera segnò anche l'inizio della collaborazione del musicista con Emanuel Schikaneder che porterà, anni più tardi, alla creazione di una delle maggiori opere mozartiane.[4]
Il dramma di Gebler riuscì, nonostante la pesantezza e l'inerzia della trama, a ispirare a Mozart pagine tali da risollevare la gracilità del testo. I tre cori presentano una grandiosità di notevole suggestione e gli intermezzi, in particolare quelli in tonalità minore legati alla figura negativa di Pheron, danno un risalto eclatante alla povertà delle azioni sceniche con delle modulazioni innovative, con cromatismi e contrasti inaspettati fra i forte e i piano. I brani in tonalità maggiore, legati alla figura positiva di Thamos, configurano alla partitura una serena calma dopo i contrasti, anticipando quella classica compostezza che si troverà ne La clemenza di Tito.[3]
La partitura di Mozart prevede:
Soli (soprano, contralto, tenore, basso), coro misto; l'orchestra è costituita da due flauti, due oboi, due fagotti, due corni, due trombe, tre tromboni, timpani, archi
Controllo di autorità | VIAF (EN) 180561030 · LCCN (EN) nr96026847 · GND (DE) 300111665 · BNF (FR) cb139150894 (data) · J9U (EN, HE) 987007581259005171 |
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