The Tyger (La tigre) è una poesia del poeta e incisore inglese William Blake, raccolta nell'opera Songs of Experience, pubblicata nel 1794.
Originale (in lingua inglese) | Traduzione a cura di Giuseppe Ungaretti |
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The Tyger si compone di ventiquattro versi ripartiti in sei strofe di quattro versi ciascuna, in rima baciata AABB. In questa lirica Blake satireggia il «mondo dell'esperienza», ovvero quello stato di cinismo raggiunto dagli esseri umani adulti, privi dell'impeto e della vitalità dell'infanzia e segnati dalla crudeltà e dalle ingiustizie quotidiane.
Il testo del poema si apre con l'introduzione della tigre, descritta come una creatura che si aggira avvampandosi nelle selve notturne, suscitando spavento per la sua «agghiacciante simmetria» (in riferimento, probabilmente, alle striature del suo mantello)[1] e per gli occhi che ardono come fuoco. Blake, rapito dal fascino della fiera, con queste assillanti domande intende scoprire l'identità dell'artefice di un simile concentrato di bellezza e orrore; l'aggettivo «immortale» che qualifica la mano creatrice suggerisce al lettore che si tratta di Dio,[2] eppure — a differenza di quelle espresse in The Lamb — qui nessuna domanda otterrà risposta.[3]
In questo modo, la tigre - delineata come una creatura oscura, perturbante, quasi demoniaca - assurge a simbolo della sofferenza che deriva dall'esperienza umana; siamo davanti a una figura diametralmente opposta all'agnello già incontrato in The Lamb, emblema invece dell'innocenza e della purezza. Il poeta paragona esplicitamente i due animali al v. 20, in cui domanda alla tigre: «Chi l'Agnello creò, creò anche te?». Blake, infatti, comprende che la potenza e la perfezione di questa terribile creatura non possono che essere frutto del disegno di Dio, eppure si tratta dello stesso Dio che ha creato anche il docile agnellino; sconcertato dall'idea che il principio del male e del bene abbiano la stessa origine, il poeta giunge alla conclusione che la creazione della Tigre è un atto volontario e deliberato, e che vi sono alcuni concetti — come la natura del male — che sono impenetrabili e sfuggono alla comprensione umana.[4]
In questa poesia, infine, Blake utilizza un lessico povero di latinismi e termini aulici, ma denso di arcaismi («tyger», «thine», «thy»), e un ritmo concitato ed incalzante, basato sull'impiego di un andamento paratattico, con poche subordinate.[4] Scrisse Giuseppe Ungaretti, traduttore dell'opera di Blake:[1]
«Il tema centrale di Blake è quello della libertà, dell’uomo libero da leggi poiché contro la "Tigre" gli ha riacquistato l'innocenza l'"Agnello". L'opposizione tra era della legge e era della libertà, sarà presto anche uno dei temi fondamentali della poesia romantica e, chi conosca l’elaborazione della Pentecoste, sa in quale modo energico esso si fosse, nelle prime stesure, purtroppo sacrificate, affacciato alla fantasia del Manzoni.»
Il componimento di Blake viene menzionato in vari episodi della serie televisiva The Mentalist.
Nel film "The Dangerous Lives of Altar Boys" e' l'unico componimento dell'autore che viene declamato nella sua completezza.