Annunziata De Filippo, detta Titina (Napoli, 27 marzo 1898 – Roma, 26 dicembre 1963), è stata un'attrice, drammaturga e sceneggiatrice italiana.
Considerata una tra le più grandi attrici teatrali del Novecento[1], anche grazie al sodalizio artistico con i fratelli Eduardo e Peppino, è ricordata anche per la sua lunga carriera nel cinema che le permise di lavorare al fianco di grandi dello spettacolo come Totò, Vittorio De Sica, Vittorio Gassman, Tina Pica, Alberto Sordi e Nino Manfredi[2].
Figlia naturale dell'attore e commediografo Eduardo Scarpetta e di Luisa De Filippo, nonché sorella maggiore di Eduardo e Peppino, Titina De Filippo nacque nel quartiere Chiaia in via dell'Ascensione.[3] Avviata sin da bambina alla carriera teatrale, debuttò sui palcoscenici interpretando quasi sempre ruoli maschili nella compagnia del padre: il debutto avvenne nella parodia dell'operetta La geisha, per poi passare al ruolo di scolara, nel 1909, in Nu ministro 'mieze 'e guaie (traduzione napoletana di I guai di un ministro di Vito di Napoli), e ancora Peppeniello nella commedia teatrale Miseria e nobiltà.[4]
Raggiunta l'età adolescenziale, Titina visse una lunga fase per la quale l'età non le consentì l'assegnazione di alcun ruolo: troppo grande per fare il bambino e troppo giovane per essere un'attrice giovane, studiò quindi i comportamenti delle altre colleghe.[5] Nel 1912 venne scritturata nella compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta, dove nel 1917 troveranno scrittura anche i fratelli naturali. Nel 1921 entrò nella compagnia di Francesco Corbinci, anch'essa di stampo prettamente dialettale, nella quale passò dal repertorio della pochade a quello della commedia musicale.
Nella stessa compagnia conobbe l'attore Pietro Carloni che avrebbe sposato nel 1922; dal matrimonio nacque il figlio Augusto (1923-1997).[6] Il periodo della gravidanza la costrinse ad abbandonare le scene per brevissimo tempo: tornata sulle scene fu occupata per una serie di spettacoli sia al Teatro Umberto che al Teatro Nuovo di Napoli, regredendo nella scala gerarchica dei ruoli teatrali: da prima attrice divenne attrice giovane.[7] Sebbene non molto appariscente, Titina apparve nella rivista a fianco di attrici e soubrette avvenenti senza mai sfigurare: dal 1924 in poi prese parte anche ad alcune commedie di Michele Galdieri.
Tentò la strada della sceneggiata accettando un incarico in un'altra compagnia. Raggiunse il successo a trentun anni quando recitò, nella stagione 1929-1930, al Teatro Nuovo di Napoli nella Compagnia Stabile Napoletana Molinari diretta da Enzo Aulicino, accanto a Totò. Nel 1931 fondò insieme ai due fratelli il Teatro Umoristico I De Filippo che debuttò il 25 dicembre di quell'anno con la commedia Natale in casa Cupiello, scritta da Eduardo. Da allora li seguì ininterrottamente, costituendo una parte decisiva nei loro successi e distaccandosene momentaneamente soltanto nel 1939 quando apparve insieme a Nino Taranto nella rivista Finalmente un imbecille di Nelli e Mangini. Nel 1937 debuttò nel cinema, assieme ai due fratelli, con la pellicola Sono stato io! di Raffaello Matarazzo. Nello stesso periodo, abbandonata la compagnia dei fratelli, tornò alla rivista.
Nel 1945, quando Eduardo e Peppino si divisero per via di contrasti e insofferenze, Titina rimase insieme al primo che formò con lei la Compagnia di Eduardo e dove conobbe autentici trionfi con Napoli milionaria!, Filumena Marturano, commedia scritta appositamente per lei che contribuì in maniera esponenziale ad accrescere la sua fama, e Questi fantasmi!. Fu autrice lei stessa di ventuno commedie teatrali, come Quaranta ma non li dimostra (1948), scritta in collaborazione con il fratello Peppino, e Virata di bordo (1960), interpretata da Nino Taranto e Angela Luce.[8][9] Nel 1946, però, iniziò a manifestarsi un grave affanno cardiaco che la accompagnerà per tutto il resto della vita, fino a farle accusare un grave malessere a Genova nel corso di un'interpretazione della Filumena del dicembre 1948,[8] che non le impedì tuttavia di portare a termine la recita.
Fattasi visitare a Milano sotto consiglio di Eduardo, le venne prescritto un mese di convalescenza che l'attrice passò a Sanremo. In seguito riprese l'attività artistica e le tournée in Italia[10]. Scioltasi anche la compagnia col fratello nel 1951, Titina decise di ritirarsi progressivamente dalle scene per dedicarsi alla pittura e al cinema, apparendo solo come caratterista, sceneggiatrice e dialoghista, vincendo però anche un Nastro d'argento per la migliore sceneggiatura di Due soldi di speranza (1952) diretto da Renato Castellani.
La sua ultima apparizione cinematografica fu nel film Ferdinando I° re di Napoli del 1959 in cui recita insieme ai fratelli Eduardo e Peppino per la prima e ultima volta insieme dopo la separazione del 1945. Da tempo sofferente di una malattia cardiaca, Titina morì a Roma il 26 dicembre 1963, all'età di 65 anni.[11] Dopo due giorni si celebrò il funerale nella basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria in piazza Euclide a Roma. Inizialmente fu tumulata nella cappella del fratello Peppino al cimitero del Verano; in seguito il figlio, che viveva a Manziana, località molto amata dalla madre, ne decise il trasferimento del feretro nel locale cimitero.
Subito dopo la sua morte l'attore e grande amico Vittorio De Sica le dedicò il film Matrimonio all'italiana, trasposizione della celebre commedia Filumena Marturano.
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