Il nome generico (Veronica) deriva dal personaggio biblico Santa Veronica, la donna che ha dato a Gesù un panno per asciugare il suo volto mentre è sulla via del Calvario. Alcune macchie e segni sui petali della corolla di questo fiore sembrano assomigliare a quelli del sacro fazzoletto di Veronica. Per questo nome di pianta sono indicate altre etimologie come l'arabo "viru-niku", o altre derivate dal latino come "vera-icona" (immagine vera).[2][3] L'epiteto specifico (alpina) significa "delle zone alpine", quindi di origine o abitudine alpina.[4]
Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778), conosciuto anche come Carl von Linné, biologo e scrittore svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum - 1: 11"[5] del 1753.[6]
L'altezza di questa pianta varia tra 5 e 15 cm. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[7][8][9][10][11]
Le foglie lungo il caule sono disposte in modo opposto. Sono sessili con forme da ovali a ellittiche, apice ottuso o acuto. I margini sono debolmente crenati o seghettati (raramente sono interi). La superficie è ricoperta da peli sparsi; sui bordi possono essere cigliate. Le foglie inferiori sono più piccole di quelle superiori.
Le infiorescenze sono dei racemipauciflori, più o meno capitati. I racemi sono separati dalla parte fogliare (tipo A - vedi figura). I fiori sono posizionati all'ascella di una brattea di tipo fogliaceo. Le brattee sono disposte in modo alterno, quelle inferiori hanno delle forme allungate con superficie villosa (ma senza ghiandole); quelle superiori sono più strette e minori. I peduncoli dei fiori sono più brevi delle brattee (metà o anche meno).
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X o * K (4-5), [C (4) o (2+3), A 2+2 o 2], G (2), capsula.[8]
Calice: il calice campanulato, gamosepalo e più o meno attinomorfo, è diviso in 4 profonde lacinie oblunghe (il sepalo posteriore - il quinto - è mancante), con apice acuto. Dimensione del calice: 3 – 4 mm.
Corolla: la corolla è gamopetala e debolmente zigomorfa con forme tubolari (il tubo è corto) e terminante in quattro larghi lobi con forme da orbicolari a oblunghe (il lobo superiore è leggermente più grande - due lobi fusi insieme, quello inferiore è più stretto); i lobi sono disposti in modo patente. La corolla è resupinata; i lobi sono appena embricati. Il colore della corolla è blu-cielo.
Androceo: gli stami sono due lunghi (gli altri tre sono abortiti) e sono più corti del tubo corollino. I filamenti sono adnati alla corolla. Le antere hanno due teche più o meno separate, uguali con forme arrotondate.
Gineceo: il gineceo è bicarpellare (sincarpico - formato dall'unione di due carpelli connati). L'ovario (biloculare) è supero con forme ovoidi e compresso lateralmente. Gli ovuli per loculo sono da numerosi a pochi (1 - 2 per loculo), hanno un solo tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[12] Lo stilo filiforme con stigma capitato e ottuso è lungo come l'insenatura della corolla. Il disco nettarifero è presente nella parte inferiore della corolla (sotto l'ovario). Lunghezza dello stilo: 0,7 – 2 mm.
Il frutto è del tipo a capsula divisa fino a metà in due lobi. I bordi sono smarginati e la superficie è pelosa. La forma è ellittica; la capsula in genere è più lunga del calice; il colore inizialmente è bluastro. La deiscenza è loculicida. I semi, di colore giallastro, sono numerosi con forme appiattite. Dimensione della capsula: 4 - 5 x 5 – 7 mm.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Habitat: l'habitat tipico per questa pianta sono le vallette nivali e gli anfratti umidi; ma anche le balme, i riposi degli animali, i ghiaioni, le morene e gli accumuli di pietre. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH basico, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere umido.[14]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 1.500 fino a 3.000 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: subalpino, alpino e in parte quello nivale.
La specie V. alpina appartiene alla sezione Veronicastrum Koch caratterizzata da piante perenni con racemi terminali.[10] Ricerche più recenti hanno posizionato la specie di questa voce nel sottogenere Veronica.[16]
La specie Veronica alpina fa parte di un "complesso" di otto taxa posizionate tutte nell'emisfero settentrionale con la seguente distribuzione:[17]
La specie di questa voce può essere confusa con le forme alpine della specie Veronica serpyllifolia L.. Le due specie si possono distinguere in quanto la V. alpina ha i peli dell'infiorescenza lunghi e non ghiandolari.[10]
D. C. Albach, H. M. Meudt and B. Oxelman, Piecing together the “new” Plantaginaceae, in American Journal of Botany, vol. 92, n. 2, 2005, pp. 297-315 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2016).
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, ISBN 88-7621-458-5.