Attenzione! Il testo qui presente è un consiglio e non una linea guida. Si tratta cioè di un saggio che espone opinioni e raccomandazioni degli autori dello stesso, con funzione orientativa e informativa, formulati secondo il sentire comune e ai quali è possibile attenersi o meno, a propria discrezione.
Il succo di questa pagina: la salvaguardia e la sopravvivenza del sapere sono a rischio. Portalo in Wikipedia prima che sia troppo tardi.
La lotta contro il tempo è salvare quanto più possibile del sapere e della conoscenza il prima possibile e il più utilmente possibile.
Pressoché ogni giorno forme diverse del sapere vanno perdute per sempre e non ne esistono copie disponibili. Quando un disastro naturale colpisce una regione o scoppia una guerra, biblioteche, archivi, musei, monumenti, edifici storico-artistici e oggetti unici sono distrutti o sono a rischio di distruzione. Questi eventi in genere annientano porzioni di conoscenza umana e talvolta intere culture.
Non è possibile prevedere quando un terremoto, un'alluvione o un'orda di scellerati porranno di nuovo a rischio ciò che uomini hanno creato e altri uomini stanno conservando per altri uomini che verranno dopo di noi. Pertanto la missione di Wikipedia e degli altri progetti della Wikimedia Foundation è salvare il sapere e la conoscenza per poterli diffondere, perché possano essere di tutti noi e di tutti quelli che verranno dopo di noi. Salvare è il primo passo. Salvare dalla distruzione, dalla perdita irrecuperabile che non è affatto una possibilità remota, ma che è invece un rischio sempre attuale, come la Storia insegna.
A te è stato lasciato qualcosa che tu non lascerai a tuo figlio.
Chiediti se tu davvero te lo meriti, ma soprattutto se se lo merita tuo figlio.
Distruzioni culturali in Italia durante la seconda guerra mondiale
Secondo l'UNESCO in Italia sono conservati due terzi delle testimonianze relative alla civiltà occidentale.[1] Durante l'ultimo conflitto mondiale ha perduto un patrimonio culturale incommensurabile: più di venti biblioteche comunali e molte altre pubbliche furono distrutte. Si è calcolato che almeno due milioni di opere a stampa e 39.000 manoscritti siano da considerarsi perduti per sempre, senza alcuna possibilità di recupero.[2]
Biblioteca pubblica di Milano (200.000 volumi perduti)
Biblioteca universitaria di Napoli (200.000 volumi perduti)[4][5][6]. Oltre a ciò i tedeschi distrussero con il fuoco 850 casse dell'Archivio di Stato di Napoli[7] Nell'aprile 1945 la Biblioteca Reale di Napoli fu incendiata per vendicare l'uccisione di un soldato tedesco in una strada delle vicinanze.[8]
Roma: dopo l'occupazione tedesca ufficiali della Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR) ispezionarono la Sinagoga di Roma e le sue due biblioteche, che contenevano straordinarie collezioni costruite lungo i 2.000 anni di storia degli ebrei romani; requisirono i cataloghi e qualche giorno prima dell'inizio delle deportazioni verso i campi di concentramento, due carri ferroviari appositamente attrezzati partirono verso l'Istituto Rosenberg di Francoforte con un carico di 10.000 libri di quelle biblioteche[9]
Roma: la Società Max Planck possedeva due biblioteche archeologiche, ossia la Bibliotheca Hertziana di storia dell'arte e la biblioteca dell'Istituto Archeologico Tedesco, dedicata a storia, topografia, arte e costumi dell'Antica Roma; entrambe furono spogliate e i loro materiali portati in Germania. Alla fine della guerra le due collezioni furono ritrovate in Austria, nascoste dentro miniere di sale in 1.985 casse di legno. La collezione della biblioteca tedesca era intatta, ma quella della Hertziana e i cataloghi erano stati danneggiati dall'acqua durante un allagamento occorso alla miniera. Furono riportate a Roma dove vennero affidate alla Galleria nazionale d'arte moderna, rimesse alle cure della neonata Unione internazionale per lo studio dell'archeologia, dell'arte e della storia di Roma[10][11]
Dopo la guerra molte delle collezioni saccheggiate in Italia furono individuate dal servizio monumenti Belle Arti e archivi del governo militare statunitense e restituite ai loro proprietari.
Fanno parte delle perdite di beni culturali gli innumerevoli danni al patrimonio architettonico, il cui esempio più noto è la distruzione dell'abbazia di Montecassino a opera di bombardieri statunitensi e alleati[14] Le distruzioni coinvolsero ogni tipo di edificio a usi culturali, ad esempio il teatro Carlo Felice di Genova.
C'è una lunghissima serie di esempi di perdita irrimediabile di sapere e conoscenza prima dell'esistenza di Wikipedia.[15]
L'incendio dell'Ufficio Brevetti statunitense nel 1836 distrusse irrimediabilmente la maggior parte dei brevetti raccolti sino ad allora.
L'incendio della Birmingham Central Library nel 1879 provocò ingenti danni e solo 1.000 volumi poterono essere salvati dei più di 50.000 che vi erano custoditi.[16]
Alcuni dei nastri contenenti le registrazioni magnetiche ad alta definizione riguardanti l'allunaggio dell'Apollo 11 sono stati sovrascritti e il loro contenuto originale perduto per sempre.[23]
Parte delle collezioni della Biblioteca Anna Amalia in Germania andarono distrutte per un incendio nel 2004, poco meno di due mesi prima che le collezioni stesse fossero trasferite ad altra sede, come era in programma.[26] Si persero 50.000 volumi,[27] 12.500 dei quali insostituibili, oltre a trentacinque storici dipinti a olio. Altri 62.000 volumi restarono gravemente danneggiati, così come la maschera funeraria di Schiller.
Lo tsunami del 2004 distrusse biblioteche e archivi in molte nazioni in prossimità dell'oceano Indiano.
Il palazzo dell'archivio storico della città tedesca di Colonia collassò nel 2009, probabilmente a causa degli scavi per la realizzazione di una linea di metropolitana, causando perdite ingenti e gravissime di materiale non recuperabile o sostituibile, sfiorando anche una strage di visitatori.[28]
Il ottobre 2009 fu definitivamente chiusa GeoCities, sottraendo alla pubblica visibilità trentotto milioni di pagine web costruite da utenti di tutto il mondo nell'arco di quindici anni.[29] Solo parte di esse è stata (non completamente) preservata dallo Archive Team.
Gran parte del patrimonio culturale di Haiti fu danneggiato o distrutto dal terremoto del 2010.[30] Poco più di un mese dopo anche in Cile si verificò un altro potente terremoto che arrecò una distruzione di analoga gravità.
Nel novembre 2010 all'interno dell'area archeologica di Pompei crollò la Casa dei Gladiatori, edificio di età romana che aveva resistito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale; fra le cause, non ancora ben accertate, si teme possa doversi annoverare l'incuria da parte dei detentori.[31][32][33] Negli anni successivi nel sito degli scavi archeologici di Pompei, dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, si sono continuati a verificare numerosi altri crolli, per lo più irrimediabili.[34]
Il Museo egizio del Cairo fu saccheggiato dagli insorti nel corso dei disordini conseguenti alla cosiddetta rivoluzione egiziana del 2011, comportando la perdita irrimediabile di documenti e oggetti.[35] In seguito ai medesimi incidenti, nel dicembre del 2011 fu incendiato anche l'edificio sede dello storico Institut d'Égypte (poi Istituto Scientifico Egiziano)[36] e solo 30.000 volumi poterono essere salvati dei più di 200.000 ivi conservati.[37]
Il 15 ottobre 2013 un terremoto di magnitudo 7,2 ha distrutto molti siti archeologici, storici e artistici della provincia di Bohol, nelle Filippine;[44] solo tre settimane dopo il tifone Haiyan completava la distruzione.
Il 25 dicembre 2013 il santuario da Virxe da Barca di Muxía (in Spagna) è stato distrutto da un incendio verosimilmente causato da un fulmine; tutto quanto si trovava all'interno del tempio, risalente al XII secolo, è stato incenerito ed è andata perduta la preziosa raccolta di retabli che ne ornavano le pareti.[45]
La Biblioteca Al Sa'eh di Tripoli (nel Libano), creata e gestita dal prete greco ortodosso Ibrahim Sarrouj, è stata intenzionalmente data alle fiamme per finalità religiose, terroristiche o comunque politiche nel gennaio 2014, distruggendo così un immenso patrimonio di circa 80.000 fra libri e manoscritti.[46]
Il 25 aprile 2015 un terremoto di magnitudo 7,8 ha distrutto molti siti storici e artistici del Nepal, tra i quali la torre Dharahara, patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.[47]
Nella notte tra il 2 e il 3 settembre 2018 un incendio ha devastato il Museo nazionale del Brasile distruggendo l'edificio e gran parte delle sue collezioni, raccolte in oltre 200 anni di storia dell'istituzione.[48]
Molto sapere e molta conoscenza sono a rischio di sparizione e paradossalmente corrono questo rischio proprio nell'era dell'informazione, in cui le informazioni possono essere trasmesse e salvate con possibilità tecniche decisamente superiori a quanto si potesse pur ottimisticamente prevedere sino a pochi decenni fa.
Oggi molte delle lingue del mondo sono a rischio di estinzione[50] o pressoché estinte perché solo pochi parlanti sono ancora in vita.[51] Il Rosetta Project è una iniziativa di collaborazione globale fra specialisti di linguistica e parlanti di madrelingua che lavorano insieme per costruire una biblioteca digitale pubblicamente accessibile contenente materiale di circa 7.000 lingue conosciute.[52]
I contenuti in queste lingue, che sono materiali di tutte le scienze e le arti, rischiano di scomparire a volte per l'incendio di una biblioteca, oppure per il crollo di un monumento; altre volte perché nessuno più li trasmette, convertendo la tradizione orale in scritta, oppure creando le copie dei documenti unici. Talora si pensa anche a salvare un certo materiale, se ne progetta il recupero e si sta per partire con l'acquisizione, ma fa prima l'incidente a capitare e quel materiale è perduto per sempre e nessuno più ne potrà godere.
Inoltre centinaia di siti web vengono chiusi ogni giorno su internet; che sia per abbandono oppure per censura, la vita media di una pagina web è soltanto di 77 giorni.[53] Spesso quei siti che scompaiono avevano assunto la funzione di riferimento e fonte. Progetti come Internet Archive o WebCite e gruppi di volontari come Archive Team[54] salvano copie di alcuni di essi, ma molti altri spariscono senza lasciare traccia. Questo rischio riguarda anche i progetti Wikimedia e rende necessario che ci siano sempre più siti mirror che garantiscano una persistenza di lungo termine ai dati che vengono prodotti e/o raccolti qui.
Wikipedia e i suoi progetti fratelli possono – e devono – salvaguardare tutte queste forme di conoscenza attraverso la creazione di voci, il salvataggio di immagini e registrazioni multimediali (su Wikimedia Commons), la conservazione delle lingue (in Wiktionary) e la trascrizione dei libri (in Wikisource). Iniziative come Wiki Loves Monuments possono aiutare a salvaguardare almeno parte del sapere che si lega ai monumenti e agli altri beni culturali di tutto il mondo prima che siano danneggiati o definitivamente distrutti, restituendo loro la sicurezza almeno parziale dell'immortalità che a essi dobbiamo garantire.[55]
^Wayne C. Thompson, Western Europe, ed. Rowman & Littlefield, 2012 - ISBN 1610488970
^Hoeven, Hans van der; Van Albada, Joan, 1996, "Memory of the World: Lost Memory: Libraries and Archives Destroyed in the 20th Century.".
^(EN) "Geographical News." 1951. The Geographical Review. Volume XLI (1), January 1951, page 167.
^Il 26 settembre 1943 truppe della Germania nazista invasero la città e versarono kerosene sugli scaffali della biblioteca, appiccandovi il fuoco e così distruggendo 50.000 fra libri e manoscritti, la maggior parte dei quali insostituibili. Due giorni dopo, mentre la biblioteca bruciava ancora, i tedeschi trovarono altri 80.000 libri e manoscritti che da diversi archivi del circondario erano stati portati a Nola proprio per meglio proteggerli e diedero fuoco anche a quelli. Altrettanto fecero con i materiali conservati al museo civico, compresi quarantacinque dipinti.
^(EN) Richard J. Evans The Third Reich at War, Pag. 472, 2009 - "In Italia le biblioteche dell'università e dell'Accademia Pontaniana a Napoli, la Biblioteca Nazionale di Palermo e la Biblioteca Civica di Torino sono tutte scomparse in macerie. Gli archivi della città di Napoli furono bruciati dai tedeschi per rappresaglia; la grande Colombaria di Firenze fu fatta saltare quando i soldati germanici minarono le arcate di Ponte Vecchio".
^(EN) Shaffer, Kenneth R. and Kipp, Laurence J. 1947. Books- Agents of War and Peace., in The Scientific Monthly, Volume 64 (5), May 1947, pag. 428.
^(EN) New York Times, Library Pillaging by Nazis Surveyed, 4 aprile 1945, p. 12.
^(EN) Battles, Matthew. 2003. Library: An Unquiet History. Pag. 170.
^(EN) "Two Roman Libraries Regained from the Nazis." 1946. New York Times. February 3, 1946. Page 1.
^Howe, Thomas C. 1946. Salt Mines and Castles. Pages 150-151. - "One officer of the Monuments, Fine Arts and Archives program, afterwards wrote about his experiences in the Kammergrafen, the largest of the mine caverns and the most remote in the Alt Aussee, with the Biblioteca Hertziana. "The records listed six thousand pictures... and the books and manuscripts of the biblioteca Herziana [sic] in Rome- one of the greatest historical libraries in the world. Kammergrafen was quality and quantity combined, for here had been stored the collections for Linz".
^Posté, Leslie. 1948. "Books Go Home" Library Journal. December 1, 1948, page 1704.
^Una foto della National Archives and Records Administration mostra la consegna delle raccolte riprese, e la didascalia recita: «The Kunsthistorisches Institut in Florenz, Library, is being unloaded at the Offenbach Archival Depot 9 July 1945. Three freight cars, 578 cases of books and catalogs of paintings, were brought from the Heilbronn salt mine in Württemburg-Baden where they were kept since brought from Italy.» - Pomrenze, Seymour. The records of the Offenbach Collecting Point for books and library collections are in the Ardelia Hall Collection, Boxes 250-262, OMGUS, Record Group 260, National Archives at College Park, MD.
^142 bombardieri pesanti e 114 bombardieri medi rasero al suolo l'abbazia; l'archivio e i più preziosi documenti bibliografici furono però posti in salvo.