William Wright (Mullye, 17 gennaio 1830 – Cambridge, 22 maggio 1889) è stato un orientalista inglese.
Studiò presso le università di St Andrews, Halle e Leida. Fu docente di arabo allo University College of London dal 1856 al 1861, poi al Trinity College di Dublino dal 1856 al 1861. Dal 1861 al 1869 fu assistente al "Dipartimento dei manoscritti" del British Museum di Londra, e dal 1869 al 1870 assistente conservatore del museo. Nel 1870 fu nominato docente di arabo all'università di Cambridge, dove insegnò fino alla sua morte nel 1889[1]. Fu sepolto a St. Andrews, nel cimitero della cattedrale.
Le sue prime pubblicazioni di materiale riguardante la letteratura siriaca furono pubblicate nel Journal of sacred Literature negli anni '60 del XIX secolo. Includevano la pubblicazione del testo siriaco di An ancient Syrian martyrology nel numero dell'ottobre 1865. Egli prese parte anche ai dibattiti sulle affermazioni del falsario Costantino Simonidis; secondo le quali il Codex Sinaiticus, scoperto da Konstantin von Tischendorf, sarebbe stato un falso.
Continuò a pubblicare testi e traduzioni di varie opere. Tradusse e pubblicò la Grammar of the Arabic Language di Carl Paul Caspari (2 voll., Londra, 1859-62)[2], tuttora importante testo di riferimento per gli studenti di arabo e comunemente chiamata Wright's Grammar. Inoltre raccolse e pubblicò gli Opuscola arabica (Leida, 1859).
Raggiunse i suoi migliori risultati in assoluto nel campo della catalogazione delle raccolte di manoscritti. La ricche raccolte siriache del British Museum, ora alla British Library di Londra furono ottenute principalmente negli anni '40 del XIX secolo dal Monastero dei Siriani (Deyr al-Suryānī) nel Deserto nitriano (Wādī al-Natrūn) in Egitto, e contengono un gran numero di testi sconosciuti prima di allora. Il catalogo di Wright incluse estratti da testi inediti, e costituisca tuttora un valido punto di riferimento. Compilò anche un simile pregevole catalogo della raccolta della biblioteca dell'università di Cambridge, i cui manoscritti vengono soprattutto dai missionari anglicani stanziati ad Urmia.
La sua Short history of Syriac literature fu scritta in origine come articolo d'enciclopedia, quindi non ha vere e proprie suddivisioni. Fu ripubblicata dopo la sua morte sotto forma di libro, ed è tuttora un manuale di base per gli studenti di siriaco. Il materiale contenuto proviene da varie fonti, ma in buona parte dal Chronicum Ecclesiasticum di Barebreo, del quale non esiste una traduzione inglese.
Una bibliografia delle sue opere è reperibile, ad opera di R.L. Benaly, in Journal of the Royal Asiatic Society, 1889, pp. 708 e seguenti. Esiste anche una voce nel Dictionary of national Biography[3].
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